Mi piacerebbe scrivere un commento sulla situazione politica attuale, ma mi sembra così chiara e grave da togliere ogni parola a chi desideri parlarne.
Dall’altro lato vorrei evitare di ricadere nel clichè ventennale chiamato Berlusconi, a cui ci piace attribuire l’origine di tutti i nostri problemi.
La verità è che si tratta di una enorme struttura piramidale, dove egli è solo il vertice di una comunità che se ne infischia delle sorti del proprio paese.
Sotto di lui ci sono 196 parlamentari pronti a firmare un ordine di dimissioni in bianco se gliene viene fatta richiesta, senza sentire alcun vincolo nei confronti dei propri elettori, o di responsabilità verso tutto il paese, che ormai rappresentano e devono amministrare.
Ci sono poi gli organi di informazione, una voce divisa su più media pronta sempre a sostenere che la realtà è quella che esce dalla bocca del proprio editore. In barba ai principi del giornalismo, e ancora in barba a tutta la cittadinanza che di informazione si dovrebbe nutrire per effettuare le proprie scelte. Sostenere che il governo cade per il rialzo dell’Iva è una bugia così grande che la si può raccontare su un giornale solo credendoci fermamente, e non so quale opzione sia peggiore: raccontarla credendoci, o sapendo di mentire per un qualche guadagno.
Eppure qualche lettore ancora ci crede. E arriviamo alla base di questa piramide immaginaria, dove milioni di elettori hanno votato (e voteranno) un partito sulla base di alcuni non-principi, e di un’indifferenza generale sul significato del proprio gesto.
Chi in seguito al risultato elettorale di aprile ha motivato il proprio voto sostiene di aver scelto il Pdl per l’abolizione dell’Imu (dimostrando la più completa ignoranza sulla situazione economica del paese, e il più gretto egoismo nel voler togliere una tassa legata al possesso), o perchè fanaticamente sostiene Silvio Berlusconi nei suoi processi.
Ognuno ha il diritto di pensare quello che vuole sull’apparato giudiziario in Italia, ma bloccare un intero paese per i problemi di un solo individuo con la giustizia dovrebbe risultare a tutti una situazione insopportabile. Tanto più quando (adesso) delle sentenze in seguito a ripetuti gradi di giudizio hanno condannato Berlusconi in via definitiva.
Ma come ho detto buona parte dell’opinione pubblica non ha interesse per tutto ciò: vive senza curarsi della situazione del proprio paese, dei vincoli europei, delle prospettive future. Continua a guardare al proprio piccolo e all’imminente, criticando apertamente ogni elemento che non gli va a genio, e delegando totalmente ad altri la facoltà di decidere il proprio avvenire.
A fronteggiare tutto questo tuttavia appare spesso e volentieri il nulla: un partito di sinistra incapace di comunicare con il proprio elettorato, esprimere un programma concreto e autonomo, e sfruttare le correnti al proprio interno. Un partito che è stato capace di cadere ancora una volta nel ricatto di quell’uomo-simbolo del declino di cui abbiamo appena parlato.
E ancora, al loro fianco, compare un movimento che si è fatto carico di rappresentare la parte distruttiva e rabbiosa di tutto il resto d’Italia, ma che appunto non ha poi colto l’occasione di mettere in pratica il proprio programma quando ne ha avuto la possibilità. Un movimento che col proprio atteggiamento ha spinto gli altri partiti ad allerasi (quello che ha sempre -esternamente- scongiurato), e che piuttosto che dare un’alternativa non ha fatto altro che invocare il ritorno alle urne per tutta la durata dell’attuale legislatura.
Potrei continuare per ore a parlare di tutti i difetti di questo paese, della sua società, della sua classe politica, ma più lo faccio e più ci penso, e più mi sembra di ritornare sempre al solito -inconcludente- punto. E’ un groviglio di circoli viziosi, cani che si mordono la coda, nodi inestricabili e soluzioni utopiche.
Rileggo tutto ciò che ho scritto e penso che sarebbe stato uguale non averlo fatto, perchè anche io sono stufo, non ho più in mente un’alternativa che non sia andare via e mandare tutti legittimamente a fanculo. (No, non così, con più stile)
L’unica cosa che mi sento di aggiungere a quello che ho sempre sostenuto -ma che è anche la comune opinione pubblica di chi si ferma un secondo a riflettere- è che questo paese toglie ogni giorno di più la voglia di viverci, di impegnarsi per cambiare le cose, di credere in un domani differente. Spinte dall’alto e dal basso tolgono ogni significato alle piccole azioni che si fanno per cambiare qualcosa.
Qualcuno crede nella morte di Berlusconi, qualcuno nella riforma del sistema elettorale, altri nell’alfabetizzazione politica della cittadinanza, e in una sua rinascita morale. Non so quale fra tutte sia la soluzione meno plausibile, io attualmente vorrei solo uno spiraglio di luce per tornare a credere in un futuro differente.
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