“Non sprecate per me una messa da requiem,
io sono nato libero.”
Il progressive italiano sembra essersi sempre caratterizzato per la mancanza di cantanti di spessore. Se in Inghilterra si trovano grandi nomi come Peter Hammill, Robert Wyatt, Greg Lake, Roger Chapman, Ian Anderson, ecc, in Italia le grandi voci progressive si contano sulle dita di una mano: Battiato, Sorrenti, Stratos (per quanto molti non inquadrino gli Area come gruppo prog) e Di Giacomo.
Col passare del tempo, tutti e 3 (Stratos muore prematuramente nel ’79) si sono spostati verso un pop sempre più di maniera, ma quello che nel periodo d’oro ha raggiunto i risultati più alti a livello tecnico e interpretativo è sicuramente Di Giacomo, periodo d’oro che si può far coincidere con il trittico Banco del Mutuo Soccorso-Darwin!-Io Sono Nato Libero. Se la PFM rimane il gruppo prog italiano più conosciuto a livello mondiale, il Banco del Mutuo Soccorso mantiene sicuramente lo scettro di gruppo più rappresentativo della scena, riuscendo ad unire arrangiamenti strumentali raffinatissimi con una grande voce di Ruolo, autrice anche di testi di una poesia unica. Forse è proprio questa grande voce, di impostazione molto diversa da quella anglosassone, ad aver tarpato le ali al successo internazionale del Banco che, nonostante nel ’74 sia entrato nella Manticore (l’etichetta progressiva degli Emerson Lake & Palmer) insieme alla PFM, non riuscirà mai a fare breccia nei mercati esteri, cosa comunque tutto sommato positiva perchè ha permesso la preservazione del loro suono distintivo.
Tornando alla produzione, in soli 3 album riescono ad esprimere praticamente tutta la loro arte. L’esordio oscilla tra toni fiabeschi e cavallereschi, dopo il recitativo di “In Volo” si parte in quarta (o meglio in quinta) con R.I.P. , storico cavallo di battaglia del gruppo, dove la voce di Di Giacomo da la prima di una lunga serie di interpretazioni magistrali, riuscendo a sfruttare tutta la sua potenza vocale, con punte di rara emozione. Sin da qui si capisce subito l’unicità della voce dei Di Giacomo, che passa con disinvoltura da una potenza pari (per quanto molto più grave) a quella del primo Geddy Lee ad una dolcezza che ricorda Rock Bottom di Wyatt.
Volendo tralasciare le tracce prive dell’intervento di Di Giacomo, si passa subito a “Il giardino del Mago”, lunghissima suite dal contenuto ermetico ed esoterico costruita appositamente per sostenere i repentini cambi di atmosfera e il testo poetico del rubicondo frontman. A lunghe sezioni Wyattiane nell’atmosfera (ma decisamente più complesse), si alternano sfuriate tastieristiche e inserti di fiati. Il successivo Darwin! rappresenta un parziale salto nel vuoto da parte del gruppo: un concept basato sull’evoluzionismo, atmosfere cupe, suono più esterofilo e talvolta magniloquente, testi meno ermetici. L’album si apre immediatamente con L’Evoluzione, che da sola vale per tutto l’EP. Continua il trucco di rimbalzare tra liricità e cavalcate “progressive” che, nonostante si riscontri praticamente in tutte le traccie, continua a non stancare. Si sente forte l’influenza di Tarkus, del quale vengono però eliminati gli aspetti pacchiani ed eccessivi, in favore di un sound più compatto.
Purtroppo, tra le traccie successive, solo 750.000…l’amore? riesce a distaccarsi compiutamente delle atmosfere del primo brano: una scelta sicuramente voluta per evidenziare la formula del concept, ma che alla lunga tende ad annoiare l’ascoltatore (non a caso l’album non ha avuto, a differenza del precedente e del successivo, un gran riscontro di critica). Il trittico si chiude con “Io sono nato libero”, che in una sorta di percorso dialettico Hegeliano, rappresenta la sintesi tra le grandi del debutto, e la complessità della seconda prova discografica. Come Darwin! si apre con una lunga suite che però presenta un inedito argomento politico in un atmosferà lirica ma non più fiabesca, dimostrazione della maturità raggiunta dal complesso. Con l’arrivo di un nuovo chitarrista di ruolo, si interrompe lo strapotere (non necessariamente negativo) di Nocenzi in favore di un sound che, nonostante continui ad essere sbilanciato verso le tastiere, permette finalmente ariosi spazi chitarristici e mediterranei (Non mi Rompete), aprendosi anche ad inedite atmosfere jazz. La voce di Di Giacomo qui arriva probabilmente al suo apice assoluto, riuscendo ad esprimersi al meglio, con liricità e potenza allo stesso tempo (Dopo…niente è più lo stesso). Riprendendo la lezione di Darwin solo un pezzo è strumentale (Traccia II), accordando più spazio al buon Francesco.
19 Marzo 2017
8 Gennaio 2017
29 Novembre 2016
27 Novembre 2016
23 Ottobre 2016
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.