Una bufala ricorrente nel panorama internettiano itagliano è che la Banca d’Italia sia una banca privata. Non è esattamente così. Come si evince dal primo articolo del suo statuto pubblico è un istituto di diritto pubblico. In altre parole pur essendo una società per azioni, in quanto “istituito per soddisfare specificatamente esigenze di interesse generale, aventi carattere non industriale o commerciale”, è sottoposta a regole differenziate per quanto riguarda la gestione e l’autogoverno. Ad esempio, pur essendo possibile possedere più del 5% delle quote azionarie, ciò non determina vantaggi ai fini né di espressione del voto (limitato a 50 voti per partecipante) né in caso di dividendi (mai superiori a 900 mln di €, ovvero al 6% del capitale sociale stesso della banca), e nel caso sia superato il limite di cui sopra le somme vengono re-immesse nella riserve della banca stessa.
Ma in ogni caso è possibile asserire che in quanto società per azioni dovrebbe fare gli interessi dei suoi azionisti. Anche questo non è strettamente vero, ma prima un po’ di storia.
Bisogna tornare indietro nella nostra storia di stato nazionale, fino alla sua fondazione. Re Vittorio Emanuele II non aveva fatto ancora in tempo a scendere dal suo cavallo di ritorno da Teano che già nel 1863 si trovava in mezzo ad una crisi monetaria internazionale. In più c’era il bisogno di finanziare almeno un’altra guerra d’indipendenza, quindi in poco tempo vennero istituiti corso forzoso (non convertibilità della moneta nel corrispettivo metallico) e corso legale (obbligatorietà di accettare la moneta).
Gli istituti di credito emettitori di moneta (quelli che la stampano fisicamente) erano sostanzialmente le vecchie banche degli stati regionali: la Banca Nazionale degli Stati Sardi (che raccoglieva tutto il Nord e la Sardegna), la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio d’Italia, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia. Nel 1871 si aggiunse la Banca Romana, e già nel 1873, causa la prima vera crisi economica mondiale, il sistema iniziò a scricchiolare e si fecero i primi tentativi di costituire un’autorità unica e più stabile, ma fallirono nel giro di poco.
Nel 1892 scoppiò un gravissimo scandalo politico ed economico: lo scandalo della Banca Romana. Uno scandalo di proporzioni bibliche, dove vennero coinvolti praticamente tutti gli esponenti politici di spicco dell’epoca, su tutti Crispi e Giolitti, e venne addirittura “messo a nudo” il Re Umberto I per dei trasferimenti di fondi all’estero per sostenere economicamente le sue amanti.
Tale scandalo fu uno dei punti di svolta perché in poco tempo permise di fondere le 3 banche del centro-nord in un unico istituto, facendoci confluire anche la moribonda Banca Romana. Tuttavia non fu decisivo perché il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia conservano una “mezzadria”per l’emissione dei biglietti e non ottenne ancora alcun potere di controllo. La banca all’epoca era ancora privata. Bisogna aspettare il 1926 perché divenga emettititrice esclusiva di moneta e istituto di diritto pubblico nel 1936. Contemporaneamente le sue quote furono redistribuite a enti finanziari di rilevanza pubblica, ovvero agli istituti di credito allora esistenti.
Nel dopoguerra, contrariamente alle intenzioni fasciste che le avevano di fatto riservato un ruolo egemone sul settore creditizio, in una chiave più volta al controllo diretto che alla regolamentazione, intervenne conferendo stabilità economica alla moneta e assicurando la crescita, senza tuttavia asservirsi al governo come nel periodo fascista e distaccandosene progressivamente. A partire dagli anni ‘80 le ingerenze del governo italiano sulla politica della Banca vennero progressivamente limitate, prima con la non obbligatorietà dell’acquisto dei titoli di debito pubblico in avanzo dalle aste ordinarie nel 1982, poi con l’autodeterminazione del tasso di sconto nel 1992, tanto che nel 1998 viene sancita la totale separazione dal governo e l’entrata a far parte del Sistema Europeo di Banche Centrali.
Tale separazione è dovuta al principio, applicato fin dall’82, di non finanziamento del debito pubblico tramite emissione di carta moneta. Non essendo sottoposta al controllo del governo, la Banca d’Italia non è tenuta ad applicare queste misure che rischiano di rivelarsi deleterie nel lungo andare. Un esempio eccellente e contemporaneo di ingerenza statale nella politica monetaria è il Venezuela.
Pur tuttavia non è totalmente avulsa dal governo dato che il Governatore viene nominato su proposta del governo stesso da un decreto del Presidente della Repubblica previo parere anche del Consiglio Superiore della banca. Inoltre la politica economica decisa dal Governatore e dal Consiglio Superiore è demandata dall’Assemblea Generale degli azionisti, che, in quanto istituti di credito o assicurativi o enti previdenziali nazionali, hanno tutto l’interesse a perseguire una politica economica di crescita e stabilità.
Per quanto riguarda la composizione azionaria, che denota consistenti accumuli di capitale nei due gruppi bancari maggiori del paese, ciò è dovuta non a compravendite delle quote della Banca d’Italia stessa (che per i motivi succitati sarebbe sconveniente in termini di accumulo), ma piuttosto delle successive fusioni che hanno portato alla creazione delle due superbanche.
Il fatto che BI sia in maniera preponderante finanziata dalla stessa industria su cui vigila può forse dare adito a più di una preoccupazione, ma altrettanto si potrebbe dire di un controllo governativo ancora più forte di quello attuale. È evidente che un organismo complesso qual è una banca centrale ha bisogno di una ingente quantità di risorse per restare in piedi, e questo è un vincolo che si può risolvere solo restando legati o all’industria o allo stato. Avere un legame d’interessi con entrambi, e perciò meno intenso, è forse perciò il miglior compromesso possibile affinché sia garantita l’indipendenza dell’istituto, o almeno per escludere la possibilità che anche situazioni di conflitto d’interesse più che evidenti minino il ruolo e distorcano i compiti dell’autorità.
16 Settembre 2016
4 Febbraio 2014
31 Gennaio 2013
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