Siamo nella cocente estate del 2001, mese di agosto: per chi, come me, all’epoca era solo un ragazzino di una decina d’anni e già videogiocatore accanito l’estate toglieva anche quella poca fatica che i compiti estivi richiedevano, permettendoci di passare intere giornate al pc o alla console; interrompendo queste maratone solo con un bagno ristoratore o qualche passatempo sportivo. Proprio l’Agosto di quell’anno la compianta Troika Games, costola della Interplay Entertainment, fondata da Timothy Cain, Leonard Boyarsky e Jason Anderson, ex impiegati della stessa, rilasciò quella che definisco una pietra miliare nell’ambito dei videogiochi di ruolo per fantasia ed innovazione stilistica: Arcanum: Of Steamworks and Magick Obscura.
Il titolo non rappresenta una evoluzione da un punto di vista squisitamente tecnico, di RPG con visuale isometrica in quegli anni abbiamo avuto svariati esempi (ad esempio la serie di Diablo), e la trama in sé riprende dei cliché abbastanza prevedibili: il nostro personaggio, appena creato, si trova a bordo di uno Zeppelin che, per ragioni oscure, viene abbattuto; sopravvissuti incontriamo uno gnomo morente, passeggero anche lui, che prima di morire ci chiede un favore: riconsegnare un anello al suo legittimo proprietario.
Arcanum inizia in questo modo e si potrebbe quindi pensare che non ci sia nulla di diverso rispetto a titoli simili di quel periodo, ma non è così.
Innanzitutto partiamo dalla creazione del personaggio: non esistono classi e quindi la ripartizione dei punti abilità ci darà piena possibilità di personalizzazione fra caratteristiche e abilità del personaggio; è possibile scegliere fra personaggi pregenerati che avranno una loro curva di apprendimento già impostata o scegliere un personaggio ex-novo con feature e tratti caratteriali completamente a vostra scelta.
É nello sviluppo del personaggio che sta la prima grande innovazione presente in Arcanum, ovvero la possibilità di scegliere una sorta di specializzazione cui votarsi nel corso del gioco: il mondo di gioco è infatti un mondo vasto con razze canoniche per il genere: orchi, umani e simili in cui, però, netta è la distinzione fra tecnologia e magia.
Siamo quindi in una ambientazione fantasy che però mescola lo steampunk dove una cosa esclude necessariamente l’altra, donando longevità al gioco ed infinite possibilità: sceglieremo di essere un canonico elfo lancia incantesimi o un nano che impugna un fucile a canne mozze ?
Proprio in questa apparente antitesi sta la bellezza del gioco, in cui queste due componenti dicotomiche fra loro creano un mondo unico e variegato che affascina il giocatore e lo conquista; a questo si aggiunge una soundtrack calzante e molto originale che si discosta dalle normali composizioni orchestrali per questo tipo di giochi, basti pensare ad Icewind Dale, in favore di tonalità più distopiche ma perfettamente in linea con l’ambientazione.
A livello di gameplay le uniche due cose da annotare sono: un sistema di crafting a seconda di quale branca si scelga, con cui creare armi ed oggetti utili al personaggio, a patto di avere i materiali richiesti, e la possibilità di reclutare compagni, i quali una volta acquisiti reagiranno in base alle vostre azioni, a seconda del vostro allineamento.
Nel gioco ci si potrà puoi muovere con viaggi veloci fra le varie aree della mappa che andremo a visitare, con la possibilità di scoprirne altre se vi incappiamo sopra, con una alternanza fra giorno e notte e reali possibilità di essere colti in imboscate.
Se però il gioco si esalta nei concetti e nelle ambientazioni viceversa perde molto dal punto di vista tecnico: le vecchie versioni presentavano numerosi bug, poi eliminati tramite patch amatoriali nel corso degli anni, controlli astrusi per il giocatore novizio nella gestione degli oggetti e delle abilità da utilizzare nel corso del gioco e lo stesso sistema di combattimento, che nelle opzioni può essere settato in tempo reale o a turni, risulta essere a volte troppo veloce e caotico per prendere decisioni rapide in breve tempo.
Inoltre non esiste una localizzazione italiana ufficiale anche se, pure in questo caso, esistono traduzioni amatoriali che vi permetteranno di goderne appieno trama e dialoghi, insospettabilmente godibili e pieni di uno humour pungente.
Quindi che dire: se adorate gli RPG vecchio stile e potete sopportare delle piccole mancanze tecniche, che comunque non inficiano la bellezza del gioco, in favore di una unicità di contenuti e ambientazione, allora Arcanum è proprio il gioco che fa per voi.
Gioco a pallacanestro da quando ho 5 anni e mi piacciono i libri scritti da gente morta almeno un secolo fa. Per il resto tutto bene.
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