Tesla Motors, nell’ultimo quadrimestre, a dispetto delle aspettative degli analisti che prevedevano una perdita, ha realizzato un ricavo di 2,3 miliardi di dollari, pari a 0,71 centesimi per azione, facendo compiere un balzo notevole al titolo. Ma che azienda è Tesla, e chi ne è a capo?
Questo imprenditore per molti è il nuovo Steve Jobs. Elon Musk si è costruito da solo la sua carriera e in passato ha già avuto exit milionarie: Zip2, un’edizione on-line delle pagine gialle, e PayPal, il servizio di pagamenti più usato nel web. Oltre a queste due imprese, tra le idee di Musk si possono annoverare SpaceX, con cui progetta viaggi nello spazio, SolarCity, una compagnia specializzata in prodotti e servizi legati al fotovoltaico, e Tesla Motors, che si occupa della progettazione di auto elettriche ad alte prestazione destinate al mercato di massa.
Tra le imprese di Musk, quella di Tesla Motors è tra le più rilevanti. Con questa società, l’imprenditore sudafricano vuole portare nel mercato di massa auto elettriche ad alte prestazioni, allineando il prezzo alle auto già esistenti. La particolarità di Tesla è il suo essere open source: per invitare più soggetti possibili a diventare partner e migliorare le tecnologie impiegate, tutti i brevetti sono utilizzabili da chiunque, anche i competitors. Interessante feature delle auto Tesla è il sistema per la guida assistita, il cosiddetto Autopilot, che comprende il sistema attivo di frenata, il sistema di rilevamento della stanchezza, il monitoraggio degli angoli ciechi, la lane change assist e l’active cruise control. Questo sistema, sebbene sia molto innovativo, è stato duramente criticato per via di un incidente mortale provocato dallo stesso pilota automatico .
La tecnologia utilizzata da Tesla è quella delle batterie ioni di litio, che permettono alle auto di percorrere circa 320km con una carica completa. Sebbene questa sia una innovazione per il settore dell’automotive, da molti è criticata e non viene considerata come l’alternativa per il futuro.
Tesla Motors è profondamente diversa da tutte le altre case produttrici di automobili. In particolare, la strategia di diffusione seguita da questa impresa ricorda più quella dei prodotti hi-tech e degli gli smartphone: in un primo momento, con la Roadster, è stata prodotta un’auto con bassi volumi, un prezzo alto e una distribuzione selettiva. Successivamente, con i modelli S e X, i prezzi sono diminuiti, i volumi aumentati e la distribuzione si è allargata. Un’altra curiosità di Tesla è il fatto che è integrata verticalmente per circa l’80%, quando le case automobilistiche tendono a dare in outsourcing l’80% della produzione, evidenziando sempre di più la sua vocazione tech. La strategia di integrazione verticale secondo Forbes potrebbe essere una delle mosse vincenti dell’azienda. Un’ulteriore curiosità, sono i canali distributivi scelti: Tesla vende nei propri showroom e on-line, proprio come Apple o Samsung.
Dal punto di vista finanziario, Tesla Motors ha sempre goduto di una certa fiducia rispetto ai suoi scarsi risultati: solo due utili da quando è quotata dal 2010, dove il secondo è arrivato nel terzo quarto del 2016. Tra i finanziatori di Tesla, si possono riconoscere molti volti noti della Silicon Valley: oltre a Musk, sono presenti i creatori di Google, Serghey Brin e Larry Page, e alcuni membri della “PayPal Mafia”. Inoltre, in passato, Tesla ha anche rischiato il fallimento, evitato solo grazie alle imponenti iniezioni di capitale da parte del CEO.
Il 29 giugno 2010 l’azienda è stata quotata in borsa, con un prezzo iniziale pari a 17$ per azione. Fino al 2013 ha avuto un trend molto positivo, quasi sempre crescente: da metà 2013, però, il prezzo di un’azione si è assestato intorno ai 190$, che è il prezzo a cui viene valutata anche oggi, sebbene sia in alcuni momenti estremamente volatile. Gli analisti, in passato, hanno sempre previsto delle perdite per questa società, e hanno sempre avuto ragione fino all’ottobre 2016: nel quarto di riferimento Tesla ha smentito tutte le previsioni, realizzando 2,3 miliardi di dollari di utili, pari a 0,71 centesimi per azione, contro una previsione di una perdita. Le cause di questa performance particolarmente positiva sono dovute alle vendite molto alte della Model X, che ha un prezzo superiore ai 70’000 dollari. L’impresa, per il 2017, prevede un ulteriore miglioramento delle prestazioni grazie all’arrivo della Model 3, che ha fatto già segnare un numero elevatissimo di prenotazioni a scatola chiusa e che verrà venduta a un prezzo di circa 35 mila dollari. Attualmente, Tesla ha un attivo di 12’592.4 milioni di dollari, con 148.01 milioni di azioni emesse e un passivo estremamente rilevante: 9900.64 milioni di dollari, più di tre quarti dell’attivo (dati Investing.com riferiti al 30/09/2016). La consistente presenza del debito fa aumentare la leva finanziaria, e quindi gli utili per gli azionisti, ma d’altra parte fa aumentare il prezzo del debito futuro e quindi il rischio di default: questo comporta un aumento del rischio generale dell’impresa e quindi del rendimento richiesto dagli azionisti.
A questo punto pare naturale chiedersi: come è possibile che Tesla, con un debito così elevato, abbia visto crescere così tanto il valore delle proprie azioni? La risposta prevede l’utilizzo di qualche modello finanziario, ma in linea di massima può essere cosi’ semplificata: il valore presente dell’azione equivale al flusso di cassa futuro di tutti i dividendi da oggi a quando l’azienda chiuderá, attualizzato. In altre parole, il valore di un’azione dovrà riflettere le aspettative future di introiti economici per chi in quella azione ha investito: i dividendi appunto. Nel nostro caso, sebbene l’impresa di Elon Musk generi perdite oggi, le aspettative per il futuro sono estremamente positive, giustificando così l’alto prezzo delle azioni.
Le cause del rilevante debito, si possono trovare negli importanti investimenti effettuati da Tesla Motors negli ultimi anni. Questi investimenti confluiscono nei vari progetti dell’azienda: tra questi i più rilevanti sono nelle “Gigafactory”, le fabbriche di batterie a ioni di litio. Di questi impianti, il primo è entrato in funzione nel primo trimestre del 2016: è situato in Nevada e sono previsti circa 100 miliardi di dollari di benefit economici . La seconda “Gigafactory” è prevista in Europa dove, a differenza della prima, produrrà sia batterie che auto.
L’avvenire di Tesla, vista l’elezione di Trump e le sue posizioni sul clima, non è chiaro. In primis, in questi giorni l’assemblea degli azionisti dell’impresa ha votato, con beneplacito dell’85% degli azionisti, l’acquisizione di SolarCity , la più grande azienda fornitrice di servizi riguardanti l’energia solare, andando a creare così il più grande gruppo mondiale basato sull’energia green. Questa acquisizione porterà indubbi vantaggi all’azienda installatrice di pannelli solari, ma genera dei dubbi sui vantaggi a Tesla. Successivamente, si dovrà vedere la posizione del nuovo presidente eletto e dei singoli stati riguardo gli incentivi sulle auto elettriche, di cui Tesla ha finora goduto. Una posizione del tycoon che Musk potrebbe sfruttare, è quella della volontà di aumentare le barriere di scambio con il Messico, dove i principali competitors, come Ford e GM, hanno investito con la volontà di produrre elevati volumi per ridurre i costi, mentre la produzione di Tesla è tutta in California.
Il futuro di questa impresa non è quindi chiarissimo, ma fintantoché riuscirà a dimostrarsi innovativa e coerente non avrà problemi ad essere uno dei player principali del mercato.
Studente di Economia, appassionato di finanza, marketing e tecnologia
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Studente di Economia, appassionato di finanza, marketing e tecnologia
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