Il fotografo nero Chris Washington si prepara a conoscere i genitori della sua fidanzata bianca, Rose. Arrivati sul posto, l’atmosfera è subito strana. Aggiungere altri dettagli sarebbe inutile e rischioso, poiché potrebbe rovinare la visione di Scappa – Get Out, film uscito negli Stati Uniti il 24 febbraio e oggi nelle sale italiane.
Come questa brevissima sinossi può far intendere, si tratta di un thriller miscelato ad alcuni elementi horror. Non a caso si tratta di una produzione della Blumhouse Productions, casa di produzione che, con alcune eccezioni, si è distinta nella realizzazione di film horror. C’è qualcosa che differenzia la Blumhouse dalle altre major hollywoodiane, ovvero il metodo. Infatti la Blumhouse si concentra sul ridurre il budget al minimo e massimizzare gli incassi, puntando su concept originali, un esiguo numero di ambientazioni e poca CGI. Un metodo che finora ha funzionato estremamente bene, portando ad un enorme successo commerciale. In questa scia si colloca Get Out, che nel solo mercato statunitense ha già incassato molto, infrangendo anche alcuni record. Un film che si propone di affrontare tematiche più attuali che mai, come il razzismo, specialmente i problemi che bianchi e neri stanno affrontando negli USA. Scenograficamente la pellicola attinge a piene mani dal passato, prendendo moltissimo dal periodo dello schiavismo e dandogli una forma più contemporanea, adatta al 2017. In un ambiente quasi totalmente popolato da bianchi viene catapultato un protagonista nero, mostrando l’ipocrisia di comportamenti apparentemente normali ma alienanti. Tutto ciò è reso ancora più inquietante dal fatto che non si tratta di individui di bassa scolarizzazione, ma di una classe agiata e altamente istruita.
Jordan Peele mostra un’ottima conoscenza della cinepresa, mettendo in campo inquadrature e scelte davvero interessanti, specialmente considerando che si trova qui al suo debutto registico. Il cast non comprende nomi particolarmente altisonanti, tuttavia le performance attoriali sono discrete e contribuiscono alla buona riuscita di Get Out. Al personaggio di Rod Williams, migliore amico del protagonista, viene affidato il ruolo del comic relief. I momenti comici, seppure molto divertenti, avrebbero l’obiettivo di spezzare la tensione per permettere al film di sorprendere più facilmente lo spettatore, ma il risultato finisce per cozzare con l’impianto generale, in contrasto con l’idea di base del thriller. Ne consegue che in alcuni casi esulano un po’ troppo dal contesto, intralciando la tensione che il film cerca di costruire molto lentamente. Infatti un elemento importante è la lentezza con cui la storia viene costruita e rivelata, una tensione crescente fino ad arrivare alla verità, decretando così l’inizio della scarica finale e lo spostamento più marcato da thriller a horror.
Proprio nel momento in cui tutto viene svelato, il ritmo cresce vertiginosamente e senza dilungarsi inutilmente porta alla conclusione della storia. Gli effetti speciali fortunatamente sono quasi assenti, perché nelle poche scene in cui compaiono sono fin troppo evidenti, stonando con il resto della scena. Effettivamente, vedendo come vengono usati, viene da chiedersi se non sarebbe stato più semplice sostituirli con degli effetti pratici, sicuramente meno fuori luogo.
Una storia che si prende il tempo che le serve, senza correre e senza dilungarsi troppo, dosando rivelazioni e colpi di scena, sebbene gli spettatori più navigati possano capire con un certo anticipo lo svolgimento del tutto (e sicuramente il trailer non aiuta a mantenere la sorpresa). Personaggi non particolarmente approfonditi ma comunque caratterizzati quanto basta per seguire lo svolgimento del film. Una regia molto interessante, che aiuta a confezionare un prodotto molto piacevole da guardare. Sicuramente una tale accoglienza era inaspettata e probabilmente non è il capolavoro che viene proclamato da una grossa fetta di critica e pubblico, ma Scappa – Get Out rimane comunque un ottimo thriller/horror, consigliato a chiunque apprezzi il genere.
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