Sono belli, di successo, attorniati da ragazzine urlanti che si venderebbero l’anima per toccarli, sentirli parlare o poterne magari strappare qualche pezzo.
Stiamo chiaramente parlando di qualsiasi stereotipato artista pop moderno, che, privo di attitudine musicale, basa il suo successo sulla capacità di far arrapare adolescenti insicure.
Se fino alla prima metà dello scorso secolo la musica è stata un fenomeno per pochi, al pari delle arti figurative, durante la seconda ha velocemente subito un fenomeno di commercializzazione (ancora in atto) che l’ha portata da arte a mezzo produttivo; la oramai celebre “industria”.
Ovviamente ogni industria ha bisogno di qualcuno che acquisti il proprio prodotto, e qui entrano in ballo i Favolosi 4.
I Beatles sono tra i primi (ma sicuramente quelli che meglio ci sono riusciti) gruppo a basarsi su una fanbase psicologicamente insicura, ovvero le classiche ragazzine, la quale chiede solo una faccia pulita e un bel sorriso, per avere un punto di riferimento.
La musica diventa solo un ornamento all’estetica, ergo non è buona in quanto buona, ma buona perchè fatta da gente bona.
Ovviamente il fenomeno non è così facilmente semplificabile, dato che i Beatles artisti (ben lontani dai Beatles fantocci) sono stati grandi sperimentatori e innovatori, ma tutti questi intenti di rinnovamento musicale sono rimasti ben lontani dai bei levigati 45 e 33 giri , almeno nella prima e più delicata parte della loro carriera.
Bisogna però ricordare che in quegli anni uscivano capolavori indiscussi come “In the court of the Crimson king” o “Foxtrot” che ottennero un successo strepitoso senza però sacrificare la sperimentazione e l’ars (ancora oggi, usare la parola Genesis in pubblica provoca compiaciuti sorrisi in molti cinquantenni).
Se la plastificazione musicale è un fenomeno di nascita americana, la totale frattura tra i Beatles artisti e quattro fantocci cacasoldi si ebbe proprio in concomitanza con i loro tour americani.
evitando di tracciarne la storia (che esiste a fare Wikipedia?) basti ricordare che in queste occasioni ,e soprattutto nei concerti tenutisi in stadi (dove urla di ragazzine rendevano inudibile la musica, ) si incomincio a capire l’enorme potenziale economico di eventi simili.
Ricordando il precedente/contemporaneo Elvis (la cui carriera, però fu anche cinematografica) si nota quanto l’America sia sempre stato covo di isterie, cavalcate ieri come oggi da malvagi produttori. Da notare quanto la maggio parte della buona musica sia di origine Europea, che è, e rimarrà sempre la terra del buon gusto.
Che si tratti di Elvis, Beatles, Rihanna o Muse la sostanza è sempre una: proporre materiale scontato e accattivante, usando bellocci/e per ottenere l’attenzione delle giovani e controllabili generazioni.
Per quanto possa sembrare un atteggiamento estremistico viene quasi da sè, che questo tipo di espressione NON È MUSICA.
Chiamatela come volete: merda, cacca, pupù, escremento, ma l’arte della composizione dei suoni è qualcosa di lontano anni luce.
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