Come molti di voi sapranno, in questi giorni, s’è spento il Maestro Paniccia.
Tutti abbiamo riso al video di Diprè nel quale viene presentato e tutti quanti andremo all’Inferno. Però la notizia della sua morte m’ha veramente intristito.
Per me la sua morte non è una morte ordinaria (così come, imho, non lo è mai quella di un artista). Lui, a differenza della maggior parte degli umani, ha lasciato qualcosa di tangibile. Ha lasciato un segno concreto nella storia dell’essere umano. Poi, che possa piacere o meno è un’altra questione. Ma non voglio discutere del valore delle sue opere.
Riguardando il suo video non mi viene più da ridere (lungi da me i moralismi), anzi, sono colto dalla malinconia. Mi chiedo come sia stata la sua vita. Mi chiedo cosa l’abbia spinto a dipingere sin da piccolo nel suo paesino laziale. E mi rendo conto che non potrò mai avere risposte concrete poiché Osvaldo non c’è più. Mi torna in mente, invece, che qualunque cosa facciamo e in qualunque modo viviamo, crepiamo tutti. La morte è dietro l’angolo. Ed è l’unica sicurezza che abbiamo. Forse è anche la cosa più equa che l’uomo conosca: che tu sia ricco o povero, bello o brutto, ritardato o intelligente, finisci sottoterra insieme ai vermi (inb4: ma io mi faccio cremaaaare!!111!111). Come tutti gli altri prima e dopo di te.
La morte, d’altronde, è una cosa seriaaaaaaaah.
R.I.P. Osvaldo.
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