“Non promettere più di quello che puoi dare” – Publilio Siro
Il pattinaggio di velocità sul ghiaccio è lo sport che più di tutti gioca con la fisica. Le velocità che i pattinatori raggiungono sono alte e la forza d’attrito è debole: il pattinatore deve controllare l’equilibrio durante le fasi di accelerazione e decelerazione attraverso minime inclinazioni della lama, producendo così sulla superficie del ghiaccio un moto rettilineo o curvilineo all’apparenza fluido ed elegante.
Tante volte assistiamo a cadute (basti pensare alla storia di Steven Bradbury e al suo miracoloso oro) e alcune di queste lasciano dei solchi che il ghiaccio fatica a rimarginare. Se ti chiami Dan Jansen, però, questi solchi sei capace di chiuderli.
Dan Jansen nasce nel 1965 ed è il più giovane dei nove figli di Geraldine e Harry Jansen. Il padre è un detective della polizia con la passione per il pattinaggio di velocità e Dan, così come i fratelli e le sorelle, viene avviato al pattinaggio proprio dal padre. Ispirato dalla sorella Jane, inizia a partecipare a diverse competizioni vincendole e battendo diversi record, tanto da riuscire a entrare nella nazionale americana a soli 18 anni e a qualificarsi per le Olimpiadi di Sarajevo del 1984, dove porta a casa un sorprendente quarto posto. Quattro anni dopo, nel 1988, diviene Campione del Mondo e alle Olimpiadi invernali di Calgary (Canada) si presenta come l’uomo da battere.
La mattina del 14 Febbraio, poco prima della gara dei 500 metri, Jansen venne svegliato da una telefonata improvvisa: era la madre, che gli disse che la sorella Jane stava per morire e non sarebbe arrivata a sera. Quella leucemia, che pochi mesi prima l’aveva attaccata, stava vincendo. Jansen provò a parlarle, ma non ottenne nessuna risposta dalla sorella che era stata per anni il suo modello. Lui le promise la medaglia d’oro. La morte della sorella arrivò 3 ore prima della partenza del primo round dello scatto sui 500m: Dan si presenta sulla pista visibilmente scosso, distrutto. Alla prima curva, cade.
C’era una seconda chance, sui 1000m. Arrivato però alla fine dei 600 metri Dan cade di nuovo: in pieno rettilineo crolla e urta le barriere. A Calgary non ce l’ha fatta, non ha rispettato la promessa fatta alla sorella, ha fallito ed è distrutto. Quattro anni dopo, ad Albertville (Francia), si ripresenta come uno dei favoriti ma sui 500m finisce quarto, una vera e propria beffa. Sui 1000m addirittura termina ventiseiesimo.
La sua ultima chance si presenta a Lillehammer (Norvegia), alle Olimpiadi Invernali del ’94. Sugli spalti, oltre alla moglie, la madre e il padre, c’è Jane: non la sorella, ma sua figlia di soli nove mesi. Il Dan Jansen che si presenta sulla linea ricorda quello visto a Calgary. Stavolta non cade, ma una scivolata sulla prima curva non gli permette di agguantare la medaglia d’oro (né tantomeno le altre, visto l’ottavo posto finale). Ormai sembrava tutto finito: Dan Jansen aveva promesso alla sorella Jane una medaglia d’oro ma non era riuscito nel suo intento. Era rimasta solo la gara sui mille metri: a detta di Dan c’era qualcosa che non andava, non si sentiva bene, i pattini non reggevano il ghiaccio e le gambe tremavano. Ad ogni modo, in un minuto e mezzo sarebbe finita l’avventura olimpica di Dan Jansen.
Alla partenza Dan coglie l’attimo, si lancia in uno scatto fulmineo e ai 200 metri è il secondo pattinatore più veloce. La gara entra nel vivo, Jansen pattina ancora più veloce e i suoi tempi migliorano di settore in settore, tanto che ai 600 metri è il più veloce di tutti: ma una piccola scivolata sull’ultima curva degli 800 metri rischia di compromettere tutto. Ne mancano 200, il ritmo aumenta ma diminuisce la resistenza, Dan non sapeva del primo posto e quando arriva sul traguardo vede finalmente la medaglia d’oro e accanto ad essa la sigla “WO”, World Record. Sul podio, Dan pensa a tutto quello che è successo in questi 12 anni di tentativi andati a vuoto. Ma alla fine non riesce a parlare e si limita a mandare un saluto alla sorella Jane per poi lasciar scendere qualche lacrima.
Dopo la gioia, Jansen si ritira e fonda la “Dan Jensen Foundation”, con l’intento di aiutare la ricerca contro la leucemia, affinché quanto accaduto alla sorella possa non ripetersi.
18 anni, appassionato di motori e tifoso della Fiorentina, aspirante giornalista sportivo, una volta ho preso 8 a Latino.
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