(immagine in evidenza via http://www.fondazionetica.it)
Dopo la vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre e le successive dimissioni del governo Renzi, praticamente tutte le forze politiche, con più o meno convinzione, avevano espresso la volontà di voler andare al voto in tempi brevi. Inoltre la maggior parte dei partiti sembrava concordare anche sulla necessità di trovare rapidamente una nuova legge elettorale condivisa, in modo da evitare di andare al voto con sistemi diversi per le due camere del Parlamento; necessità che anche il presidente Mattarella ha ripetutamente ribadito. Tuttavia a distanza di cinque mesi il dibattito politico su voto e legge elettorale sembra essere passato in secondo piano. Ma quali sono le proposte avanzate finora? E qual è la legge elettorale attuale?
Come si voterebbe oggi
Attualmente sono in vigore due leggi diverse per Camera e Senato, entrambe originate da modifiche della Corte Costituzionale e soprannominate quindi Consultellum. Il governo Renzi infatti aveva introdotto l’Italicum solo per la Camera dei Deputati (dato che nella riforma costituzionale prevista il Senato sarebbe stato composto da membri delle regioni), legge che è stata modificata dalla Corte Costituzionale nel febbraio 2017a causa di una parziale incostituzionalità. Al Senato quindi è rimasto in vigore il Porcellum, a sua volta corretto dalla Consulta nel gennaio 2014. I due sistemi sono simili, ma con delle importanti differenze.
Al Senato il sistema è un proporzionale, dove ogni regione costituisce un collegio elettorale, la preferenza è unica e le soglie di sbarramento sono del 20% per le coalizioni, dell’8% per le liste non coalizzate e del 3% per le liste all’interno di una coalizione che abbia passato lo sbarramento. L’Italicum modificato per la Camera è un proporzionale che prevede un premio di maggioranza per la lista che ottiene più del 40% dei voti su base nazionale. Non sono previste le coalizioni e se nessuna lista dovesse ottenere il 40% il sistema rimarrebbe un proporzionale puro. La soglia di sbarramento è del 3%, i collegi sono cento più quello estero, le liste hanno capilista bloccati candidabili in più collegi, mentre l’elettore ha due preferenze ma necessariamente per candidati di sesso diverso.
Il problema maggiore di questa diversità è che i due sistemi non sono coordinati, dato che le leggi originali erano state create in tempi diversi e con intenti differenti, e quindi presentano delle differenze tali da rendere quasi impossibile avere risultati simili nelle due camere. Sarebbe possibile ad esempio ottenere il premio di maggioranza alla Camera ma non avere una maggioranza al Senato, o viceversa. Per questo motivo il presidente Mattarella ha più volte chiesto alla politica di trovare un accordo e uniformare le leggi elettorali.
Cosa propongono i partiti
Prima di dimettersi da segretario del Partito Democratico, Renzi ha proposto di ritornare al Mattarellum, la legge elettorale proposta nel 1993 dall’allora parlamentare Sergio Mattarella e rimasta in vigore fino al 2005. Il Mattarellum è piuttosto complicato e prevede che tre quarti dei seggi (475 alla camera, 232 al Senato) siano assegnati in modo maggioritario tramite collegi uninominali, dove viene eletto solamente il candidato più votato. A Montecitorio i rimanenti 155 deputati sono scelti su base nazionale secondo un sistema proporzionale, con soglia di sbarramento al 4% e liste bloccate senza preferenze, ma integrato con un complesso sistema di compensazione chiamato scorporo mirato a facilitare i partiti minori, altrimenti penalizzati nei collegi uninominali. Gli 83 senatori rimasti vengono eletti ripescando tra i non eletti nei collegi uninominali con un metodo proporzionale ai voti ricevuti, sempre prevedendo uno scorporo per agevolare i partiti più piccoli.
La proposta di tornare al Mattarellum, magari apportando qualche modifica come ad esempio aumentare la quantità di seggi distribuiti proporzionalmente, è stata accolta con favore dalla Lega Nord, ma rifiutata da tutte le altre forze politiche per svariati motivi. Per via dei collegi uninominali infatti il sistema favorirebbe i partiti e i candidati molto forti sul territorio, come il PD nelle cosiddette regioni rosse e la Lega al nord, penalizzando invece le forze politiche meno radicate localmente, come il Movimento 5 Stelle. Inoltre il Mattarellum nonostante la sua componente maggioritaria non è detto che riesca a formare una maggioranza chiara, specialmente in un panorama politico tripolare come quello attuale, né che riesca a diminuire il peso dei partiti minori.
Forza Italia ad esempio ha criticato la proposta renziana, sostenendo che il Mattarellum era stato creato in un periodo politico bipolare e che quindi oggi non rappresenterebbe davvero la volontà popolare. Berlusconi spinge per un proporzionale che preveda un premio di maggioranza alla coalizione anziché alla singola lista, convinto che il centrodestra unito possa essere maggioritario.
Il Movimento 5 Stelle invece chiede il Legalicum, cioè di estendere l’Italicum modificato dalla Corte Costituzionale anche al Senato in modo da andare al voto il più presto possibile. Un problema con questa proposta è che costituzionalmente il Senato deve essere eletto su base regionale e non nazionale, occorrerebbe quindi inserire diverse correzioni al testo. Diverse indiscrezioni giornalistiche degli ultimi giorni tuttavia vedono i cinque stelle impegnati in trattative con il PD per una legge proporzionale che preveda un premio di maggioranza alla lista più votata.
È difficile però che il dibattito sulla legge elettorale entri nel vivo prima delle primarie del PD, previste il 30 aprile. La discussione in merito alla Camera quindi si intensificherà a maggio, quando le posizioni dei partiti e le proposte sul tavolo saranno più definite.
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