Sesso e videogiochi sono amanti di vecchia data, ma è un’amore estremamente controverso, non perchè se ne parli tanto, anzi. Il sesso è una sorta di tabù, ma quando viene inserito non suscita lo scalpore infervorato che, invece, suscita la violenza. Se si dovesse fare dell’affermazione dei videogiochi una lotta di classe, i due organi che si combattono avrebbero posizioni opposte e incrociate su questi elementi.
Erano i primi 2000, sul web bazzicato dagli italiani era esplosa la bomba Gdr-by-chat (by forum, by mail). Siti, divisi per stanze (chat) nelle quali si giocava di ruolo. Gli argomenti erano i più disparati: fantasy, fantascienza, moderno ecc. Ogni giocatore muoveva il suo personaggio e creava la propria trama. Senza stare ad approfondire cosa e come, in questi giochi c’era una sorta di mantra silenzioso, un movimento intestino che legava tutti i giocatori: in chat/stanza pubblica, se la trama lo richiede, puoi combattere, sbudellare, decapitare chi vuoi, ma guai a te se prendi l’elfa di turno e cominci a solleticarla nelle sue parti divertenti. Nessuno si aspetta l’inquisizione, ma state certi che in quell’occasione sarebbe partita la più grande caccia allo sporcaccione che si sia mai vista. Nemici giurati in gioco e nella vita vera si sarebbero alleati come fratelli di fronte ad un tale affronto, nei forum i peggio assassini si sarebbero riempiti la bocca delle stesse parole che gli opinionisti di oggi usano nei salotti televisivi per screditare, al contrario, la violenza.
(Giusto per continuare la serpeggiante metafora sessuale sottesa al testo: sì, è butthurt tratto da una storia vera. [Nda])
Ma oggi i tempi sono cambiati, le persone sono meno rigide, l’asta si è ammorbidita.
Parlando di sesso e sessualità nei videogiochi vengono in mente subito due categorie: i videogiochi che richiedono una mano alla tastiera e una al mouse e quelli giocabili con una mano al mouse e una al “joystick”. I secondi, per quanto valenti siano, non possono uscire dalle strette mutande della pornografia; i primi sono invece videgiochi più ampi, dove il sesso è solo una componente dominata dalla trama, dalla necessità di immedesimazione, o un teasing continuo e sottile.
Come diceva Bill Hicks a proposito delle pubblicità “Ci sarà solo una donna nuda, una lattina in mano, due dita sulla vagina e dirà solamente <<Bevi Coca Cola>>”. Il sesso attira, punto, e la strada è iniziata tempo fa.
Il 90% dei giocatori ha tentato di far fare la doccia a Lara Croft, il restante 10% mente a riguardo. Quelle due piramidi, più spigolose di un sexgate, hanno sussurrato alle orecchie di fan e non per anni.
Andando ancora più dentro, in fondo, viene in mente un altro videogioco: Duke Nuken 3D e la parte nel night club, dove donnine nude, pixelate e in 2D ballano su un palo. Certo, qua si parla di sesso che colpisce, che sciocca, e all’interno del contesto un po’ sopra le righe di Duke Nuken, le donnine pixelate erano solo zucchero in confronto ai bocconi salati che costellavano quel gioco.
In questi albori del gaming di massa, quindi, si delineano delle canoniche categorie: il sesso che sussurra e quello che urla.
Triangolini che sembrano lontanamente dei seni, due pixel che assomigliano a delle mutandine sotto la gonna blu di Chung Li, nudità più o meno completa sbattuta davanti agli occhi del giocatore come nel già citato Duke Nuken o prostitute avvenenti sbattute in modo più o meno completo dal giocatore in GTA, senza parlare dei vari Leisure Suit Larry o Lula 3D (con quel suo terrificante accenno di trama).
Come detto, il sesso era un po’ un argomento tabù, anche tra gli addetti ai lavori, vien da sè quindi che, quale che sia l’elemento sessuale preso in esame, se inserito nei videogiochi, dovesse essere così sottile da risultare quasi invisibile, o così grosso da sembrare esagerato.
Ad oggi il sesso nei videogiochi che richiedono entrambe le mani per essere giocati è, se possibile, più sottile, non perchè siano più pudici, ma perchè i videogiochi stessi si sono evoluti. E’ una componente “normale” e per questo non enfatizzata, non scioccante (per la maggiore parte dei casi). Da quando i videogiochi tentano, sempre più, di aderire agli standard cinematografici, l’entrata del sesso normalizzato è così naturale che sembra lubrificata e attutita, dopotutto il trend è quasi banale: i videogiochi e le persone che ci stanno dietro sono maturati, il discorso che li eleva a forma d’arte di certo non fa che aiutare.
Basta pensare alle due trilogie Bioware che più hanno coadiuvato l’inserimento dello storytelling in posizione dominante: Mass Effect e Dragon Age (#teammorrigan e #teamtali). Qui la componente sessuale veste i panni di approfondimento psicologico dei personaggi, aiuta l’immedesimazione attraverso la possibilità di formare legami, profondi quanto un atto sessuale, con quel retrogusto che ricorda, senza scomodare troppo la letteratura, il voyeurismo e la flânerie, che in fondo è alla base di ogni storia “scritta” che viene “letta”.
Anche quei riferimenti (quel teasing) che si elevano, non radicalmente ma per tecnica, a “nudi-non-nudi” come l’inquadratura, palesemente cinematografica, della protagonista nella doccia in Beyond: Two Souls, si inseriscono in questa visione più matura del prodotto videoludico.
Si registrano comunque cadute di stile, dove si abusa del sesso e si ritorna al puro teasing, la signorina della Coca Cola con le dita alla vagina, come le ripetute inquadrature piazzate a ¾ delle natiche di Miranda nel secondo Mass Effect, uno tra molti esempi. La menzione d’onore va a The Witcher, grande dispensatore di seni.
Un discorso basato in modo esclusivo su giochi la cui componente primaria non è il sesso, perchè, al contrario, si sta assistendo ad una fioritura di videogiochi “sexy” senza precedenti. Basti pensare all’orgia di visual novel che sta affolando il feed “Nuove Uscite” di Steam e alle possibilità da bavetta alla bocca data dai vari strumenti per la realtà virtuale (dai visori ai joystick).
Insomma nel tempo, la relazione tra sesso e videogiochi si è evoluta in maniera sussurrata e intestina, passando dalla coppia attrazione/shock al ménage a trois attrazione/shock/normalizzazione, a volte coesistenti a volte assorbiti dall’elemento di normalizzazione e riduzione ad espediente di trama. Certo, con bocconi sempre più prelibati anche il pubblico ha affinato i propri gusti e si è evoluto nelle sue scelte e nei suoi desideri, innescando così un circolo che ha portato al panorama moderno e alla concezione del sesso (ma anche di altri elementi) in maniera conseguente, un dare-avere che ha migliorato fruitori e creatori, una relazione quasi da fiaba.
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