Metti una band internazionale che annuncia un concerto in Italia lungamente atteso. Metti una venue con una capienza importante. Metti che i biglietti per detto concerto evaporino in pochi minuti, esattamente come ci si aspettava. Apriti cielo. Esposti ad associazioni dei consumatori, denunce, indagini e, dulcis in fundo, immancabili Le Iene. Parliamo dell’ormai famigerato concerto dei Coldplay a San Siro a luglio 2017, la cui gestione scellerata dei titoli d’ingresso ha portato il programma di Davide Parenti a scoperchiare il vaso di Pandora sull’oscuro fenomeno del secondary-ticketing, ovvero la pratica commerciale (scorretta) che permette il bagarinaggio alla luce del sole, attraverso siti dedicati.
Sarà sicuramente successo a tutti di provare a comprare un biglietto per un evento importante (concerti di grossi nomi come Vasco e Ligabue, ma anche Bruce Springsteen o David Gilmour, oppure partite di Champions League) e di essere rimasti a bocca asciutta dopo pochi minuti dall’apertura delle vendite, per poi ritrovare gli stessi biglietti su altri portali di vendita diversi dal canale ufficiale a prezzi raddoppiati (se va bene) o peggio. Si chiama bagarinaggio, ovvero l’acquisto massivo di titoli volto alla speculazione, cioè alla rivendita immediata degli stessi a un prezzo maggiorato, che generi guadagno. Verrebbe da pensare che si tratti “semplicemente” di individui che comprano intenzionalmente un gran numero di biglietti per poi rimetterli in vendita attraverso inserzioni su siti di compravendita: visto che da alcuni anni i grandi portali come Ebay e Subito.it hanno vietato le inserzioni che vendano esplicitamente biglietti di eventi vari (anche al loro prezzo di costo), ecco che nascono i siti “alternativi”, quelli che generano il vero e proprio secondary-ticketing. Detta così potrebbe anche sembrare normale. Ma com’è possibile che quantità così elevate di biglietti vadano subito a finire nel mercato parallelo, se il limite imposto dai canali ufficiali è di 4-6 biglietti a transazione? Esiste un esercito di bagarini che riesce ad accaparrarsi migliaia di tagliandi subito, senza nessuna difficoltà, ogni volta che l’occasione è ghiotta?
In Italia c’è da anni un unico distributore ufficiale di biglietti che è Ticketone. Chiunque sia appassionato di musica, teatro, sport o arte, si sarà imbattuto nel suo sito e soprattutto nel suo pessimo funzionamento: blocchi, rallentamenti, transazioni addebitate due volte o non addebitate affatto, biglietti messi nel carrello che spariscono al check out, liste di attesa, waiting rooms e altre amenità sono ben note tra gli aficionados e portano a una sola conclusione: Ticketone fa schifo. Nonostante questo, Ticketone mantiene il proprio monopolio stipulando contratti di esclusiva con gli organizzatori degli eventi che, secondo questi accordi, avrebbero l’obbligo di cedere al canale ufficiale l’intera disponibilità dei titoli di ingresso tolti quelli che vengono distribuiti gratuitamente dallo stesso organizzatore agli sponsor. Ticketone può poi disporre dei biglietti in totale autonomia: può metterli in vendita subito o a scaglioni, magari per generare più hype. Può riservarsi una quantità di titoli da vendere all’ultimo secondo, quando in genere i sopralluoghi di sicurezza e agibilità delle venues permettono di rosicchiare un po’ di capienza in più. Può, insomma, fare quello che gli pare al punto che il dubbio che in qualche modo Ticketone possa alimentare questo mercato sommerso sia più che legittimo.
Un primo servizio de Le Iene, precisamente di Nicolò De Devitiis, circa un mese fa tentava di avere delle spiegazioni proprio da Ticketone e dal suo boss Stefano Lionetti. L’a.d. rispondeva dati alla mano difendendo la trasparenza del proprio operato. Allora, per vederci più chiaro, De Devitiis si recava a Ginevra alla sede di Viagogo, il più noto portale di secondary-ticketing in Europa. Da Viagogo però si giustificavano qualificandosi come portale di intermediazione, cioè un mero spazio che fa incontrare chi cerca e chi offre dietro trattenuta di una percentuale sulle vendite. Niente di particolarmente eclatante, sembrerebbe. Fino allo scorso martedì quando si ritorna sull’argomento con Matteo Viviani in possesso di “documenti esclusivi” che proverebbero una connivenza tra gli organizzatori degli eventi e i siti di secondary-ticketing con manovre volte a fare impennare i prezzi dei biglietti e a far lievitare i guadagni, a danno di Ticketone e ovviamente dei consumatori. Gli organizzatori cederebbero (ovviamente fatturando) pacchetti di migliaia di biglietti ai siti di secondary-ticketing al prezzo di costo, recuperando poi una “supercommissione” del 90% del prezzo (maggiorato) pagato dall’acquirente finale. In caso di prezzi che a volte sfiorano e superano le migliaia di euro, i guadagni sommersi diventano decisamente importanti. Emblematico l’imbarazzo di Roberto De Luca, a.d. di Live Nation Italia: incalzato da Viviani, finisce per ammettere la pratica e rincara la dose, accusando gli stessi artisti di “imporre” il secondary-ticketing per guadagnare di più. Questo da sempre, o perlomeno da quando il business si è spostato dalla vendita dei cd alla fruizione degli eventi live. Non è necessario dire altro: in Rete, e non solo, la bomba esplode.
Le reazioni, un po’ di tutti, non si sono fatte attendere: in primis quella di Live Nation che ha tentato di aggiustare il tiro diramando un comunicato in cui sostiene di aver incoraggiato il secondary-ticketing solo per pochi artisti stranieri e di non aver commesso alcuna scorrettezza nella gestione degli attuali nomi in tour ovvero Giorgia, Tiziano Ferro e Marco Mengoni. FALSO! Guardate questa foto estrapolata dal servizio delle Iene
dove si legge chiaramente “Prato GOLD”. Chi è l’artista che tra i biglietti dei propri concerti inserisce il settore Prato Gold? L’italianissimo Vasco Rossi, storico “cliente” di Live Nation ed esponente illustre del fenomeno dei biglietti-fantasma. Certo, potrebbe non essere l’unico e magari quella fattura non si riferisce direttamente a lui, ma proprio Vasco è stato il primo a intervenire sulla questione, con un tempismo quantomeno sospetto: attraverso un post su Facebook ha preso le distanze dall’operato dell’agenzia e ha annunciato l’interruzione di ogni rapporto di collaborazione futuro. Anche gli altri artisti citati nel comunicato Live Nation hanno affidato a Facebook la loro amarezza: Tiziano Ferro ha detto di voler tutelare chi ha già comprato i biglietti del suo imminente tour, mentre Giorgia e Marco Mengoni ribadiscono la propria estraneità alla pratica. Non ci sono, al momento, soluzioni al problema: l’unico reato che si configura è quello di violazione dell’esclusiva, ma potrà essere perseguito solo se Ticketone intenderà sporgere denuncia. Resta l’amaro in bocca per una pratica estremamente scorretta in uso da anni e che è venuta fuori solo ora per una coincidenza tutto sommato fortuita: come a dire che hanno talmente tirato la corda, che finalmente si è spezzata.
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