Si è svolto alle 21:00 del 20 ottobre, 3 di mattina in Italia, l’ultimo dibattito presidenziale prima delle elezioni dell’8 novembre. Hillary Clinton, candidata del Partito Democratico, e Donald Trump, candidato del Partito Repubblicano, si sono incontrati nella University of Nevada per affrontare tutti i temi che fino a oggi erano stati lasciati fuori dagli altri dibattiti
Visualizzato da oltre un milione di persone soltanto su Youtube, questo dibattito era l’ultima chiamata per salvare la candidatura di Trump, che aveva incontrato serissime difficoltà in seguito alle accuse di violenza sessuale dei giorni scorsi. Il format di questo ultimo dibattito era lo stesso del primo; diviso in segmenti, con domande introduttive del moderatore, seguiti da due minuti di risposte per candidato e poi un botta e risposta fino alla domanda successiva. Come per i precedenti dibattiti, non sono stati effettuati break commerciali. A moderare Chris Wallace, anchorman di Fox News che ha svolto, a detta di chi scrive, un lavoro molto equilibrato. Pur avendo perso in un paio di occasioni il controllo dei partecipanti, che hanno cominciato a parlarsi addosso, tutto sommato ha gestito bene una situazione molto difficile.
Essendo questo l’ultimo dibattito, sono stati trattati tutti i temi che in precedenza erano stati lasciati fuori. È saltata fuori, per esempio, la questione dei giudici della Corte Suprema, il famosissimo muro di Trump ai confini con il Messico, l’aborto, il Secondo Emendamento e, naturalmente, le accuse di violenza sessuale. Tutte questioni molto interessanti, ma per propria natura slegate fra loro, e per questo motivo i candidati hanno potuto talvolta passare da un tema all’altro senza dare precise risposte nel merito.
Va subito detto che Trump, quando gli è stato chiesto conto della sua accusa secondo cui le elezioni erano truccate, l’ha ribadita con forza. Gli è stato chiesto se avrebbe accettato il risultato delle elezioni, ha detto “ve lo faccio sapere l’8 novembre”; è una cosa abbastanza insolita, e molti commentatori sono rimasti perplessi di fronte a ciò; non a caso i giornali statunitensi oggi hanno aperto con questa notizia.
Non è stato inoltre chiesto conto a Hillary dei fatti di Benghazi, nonostante non fosse stato ancora trattato il tema e si tratti di un argomento spinoso del passato della ex Segretaria di Stato.
Domanda: Come interpretare la Costituzione? Secondo lo spirito dei Costituenti o secondo lo spirito dei tempi?
BONUS
Le rinfacciano come abbia detto di sognare un mondo con un mercato unico e senza confini in una sua orazione. Se la cava tirandola per i capelli dicendo che parlava di energia, e attacca la fonte (Wikileaks) dicendo che questa campagna diffamatoria parte da Putin.
Noioso. Trump vuole abbassare le tasse, bercia contro i soci della NATO che non pagano (a ragione) e si scaglia contro i trattati commerciali attualmente vigenti, Clinton vuole alzare le tasse, il salario minimo e ridurre il wage gap. Unica roba degna di nota è che la rivoluzione di Sanders ha lasciato il segno; ora anche Hillary parla di college gratuito. Per il resto, già visto e già sentito.
BONUS
Trump ha tergiversato in una domanda in cui gli viene chiesto come mai alcuni conservatori stessi hanno detto che il suo piano economico è insostenibile. Risponde parlando di Cina e India. Mah.
Hillary è un avvoltoio e rincara attaccandolo sul fatto che il più grosso problema che hanno con la Cina è quello per l’importazione illegale di metallo che Trump ha usato nelle sue costruzioni. La risposta è prevedibile, ma sempre valida per qualcuno che non viene dal mondo della politica:
E tu che sei lì da trent’anni, perché non hai mai lavorato sulla cosa?
Domanda da un milione di euro; cosa avete intenzione di fare dopo aver sconfitto l’ISIS? Come contate di stabilizzare la zona?
Il segmento è andato male per entrambi, ma non per colpa loro; oggettivamente non c’è nessuno in tutto l’universo che abbia la più pallida idea di cosa fare in Siria per sistemare il guaio che si è creato.
Trump a riguardo ha però un vantaggio non da poco; in quella situazione non ha nulla a che vedere.
Senza dubbio Trump ha finalmente deciso di prepararsi per questo dibattito; la performance media è stata molto più efficace e decisa rispetto a quella dimostrata negli altri due dibattiti. Ha però fatto lo scivolone bruttissimo in cui ha messo in forse l’accettazione del risultato delle urne; questo potrebbe costargli molto caro. Per il resto del dibattito non ha interrotto troppo, ha risposto meglio delle altre volte e ha attaccato abbastanza efficacemente. Il problema è che Clinton ha fatto lo stesso, e per parecchio tempo hanno spiegato al pubblico come mai l’avversario sia peggio di loro, perdendo tempo che avrebbe potuto essere usato per spiegare come mai decidere di dargli il voto sarebbe una buona idea. Non siamo arrivati ai livelli del primo dibattito, in cui Trump ha detto che avrebbe messo la Clinton in galera, ma l’impressione generale che se ne deriva è quella di una politica brutta, della delegittimazione. Clinton non è riuscita a creare attorno a sé un movimento popolare e coinvolgente come fece Obama dicendo “Yes, we can”, e con Trump dall’altra parte che fa a gara a chi riesce a causare più scandali, troppa gente, a novembre, andrà a votare turandosi il naso. E se la gente vota turandosi il naso spesso vuol dire che sta aspettando un populista appetibile.
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