26.949.687 sono le visualizzazioni di un video condiviso da Viral Thread in cui una bambina viene “intervistata” presumibilmente da sua madre mentre guarda/sceglie dei vestiti adatti alla sua età. Tutto comincia con “Che cosa pensi dei vestiti in sconto oggi?” seguito da un’analisi attenta e molto dettagliata sulle differenze tra i vestiti per i maschi e per le femmine. I primi contengono parole che richiamano l’avventura, il pensare fuori dagli schemi e il sentirsi un eroe. I secondi, invece, richiamano l’attenzione (“HEY”) su quanto sia importanti sentirsi belle o fantastiche. L’analisi, a quel punto, si trasforma in polemica. Nonostante le domande della madre (anche se non posso dirlo con certezza, possiamo darlo per scontato) siano tendenzialmente neutre (“Cosa ti fa pensare?”, “Cosa ti suscita?”) le risposte della bambina vertono sull’evidenziare questa differenza di genere. Differenza che, secondo lei, non è giustificabile: perché i maschi possono pensare fuori dagli schemi e fare avventure mentre le femmine sono ancorate al pensiero sul proprio aspetto fisico? Tutto questo suscita nello spettatore (colui che guarda il video) una sensazione di disparità tra maschi e femmine, che si ripercuote inevitabilmente sullo sviluppo dei nostri teneri figli della patria.
Fin qui tutto può sembrare lecito e corretto, nulla di strano. Ci sono differenze di genere in ogni dove, e fa uno strano effetto se questo tocca i bambini: i detentori del futuro, che si cerca sempre di proteggere dalle ingiustizie: ingiustizie come la disparità di genere. Ecco spiegate le 26.949.687 visualizzazioni.
Ovviamente no. Ancora una volta la polemica supera la voglia di accendere il cervello. Video come questi, che esprimono velatamente indignazione, trasformano un problema in uno stato di cose immodificabile, stabili, per cui ci si può solo lamentare o, addirittura, trasformano in problema qualcosa che problema non è. Il tutto è amplificato se il “problema” è la differenza di genere e chi ne parla, come al solito, non capisce un cazzo. La disparità di genere è sì un problema, ma ha vari livelli di gravità in base al contesto. Trattarlo come il fenomeno che spiega i mali del mondo è riduttivo, oltre che ridicolo.
Ma andiamo con ordine: analizzando il video, senza neanche troppo impegno, risulta molto strano il modo in cui la bambina si esprime. Si ha come l’impressione che le cose che siano state dette da lei siano in qualche modo state interiorizzate da discorsi di altri adulti. Mi spiego meglio: molto probabilmente quelle non sono le parole che una bambina direbbe, così come è difficile che i bambini abbiano una consapevolezza così profonda delle differenze di genere; ergo sono molto convinto che il tema, nonostante la sua complessità, sia stato discusso e fatto notare più volte alla bimba nel corso della sua vita: farlo passare come qualcosa di spontaneo è davvero un colpo basso. “Ma cosa dici, è semplice educazione!” Va bene, ma come si definisce il passaggio di una credenza (perché rimane pur sempre un’opinione, e non sono certo io a dover dimostrare che un’opinione non è un dato di fatto) da un cervello ad un altro senza la minima presa in discussione di argomentazioni contrarie reiterate per anni? Sedetevi, perché state per leggere una parola forte e che potrà farvi urlare allo scandalo: indottrinamento. Quelle parole non sono poi così spontanee come sembrano: i bambini danno sempre retta ai genitori perché credono nella loro assoluta verità e correttezza. Questo ha due ragioni: (1) i bambini non hanno ancora le capacità mentali per mettere in discussione argomentazioni complesse soprattutto su dinamiche sociali (su cui non hanno la piena consapevolezza) e (2) se così non fosse non saremmo sopravvissuti al secondo “sapiens”.
Parliamo ora dell’abbigliamento. È vero, l’abbigliamento è veicolo di differenze di genere. Ma di chi è la colpa? Dei massoni? Di Monti? Dei maschilisti che hanno governato facendo credere alle donne di essere inferiori e sensibili? No: è opera della cultura. La cultura occidentale è basata sul prototipo dell’essere umano dominante avente le caratteristiche di genere maschile, bianco ed eterosessuale. È innegabile, ma è alquanto stupido non considerare gli enormi passi avanti che si sono fatti nel corso della storia, così come è superficiale lamentarsi solo dello stato attuale delle cose.
Ora mettetevi nei panni di chi effettivamente produce quell’abbigliamento (ma la questione è generalizzabile a qualsiasi produttore che immette la propria merce sul mercato): come pensate che possa fare in modo che la propria maglietta sia comprata dal più ampio campione? Crea prodotti per i prototipi che la cultura offre. In altre parole (tanto siete già seduti): stereotipi, magliette rosa con argomenti alla moda per le femmine e magliette azzurre avventurose per i maschi. “Ma allora ci stai dicendo che dobbiamo accettare la realtà così com’è e dobbiamo solo stare zitti?” Ovviamente no, ma bisogna ammettere che ogni tanto tacere aiuta. Bisogna solo rendersi conto che il processo di cambiamento è da vedersi nel lungo periodo, e solo attraverso una corretta educazione si avranno sempre meno differenze di genere. Ma si parla di minime differenze di generazione in generazione.
Un piccolo appunto per i genitori. Al posto di indignarvi e scrivere in CAPS LOCK su Facebook dovreste riflettere un po’ di più su quello che riguarda la parte della vostra educazione che date per scontato. Pensate di essere all’avanguardia nel riempire di cazzate i vostri figli su come i maschi e le femmine debbano essere considerate alla pari però, al contempo, non vi accorgete che offrite maggiormente il vostro aiuto in compiti di matematica alle vostre figlie e in compiti di italiano ai vostri figli. Non sono forse pregiudizi questi?
Volete un altro spunto di riflessione gratuito? Come pensate che siano nate le differenza di genere? Sempre colpa del maschio cattivo? La dominanza maschile è innegabile, ma questa ha avuto origine nella preistoria. La ricerca afferma che non esistono differenze a livello di competenza cerebrale tra uomo e donna, ma persistono differenze nella muscolatura, nella gestione della rabbia e nella propensione al rischio. Queste sono inevitabilmente collegate alla divisione dei ruoli nella preistoria e al livello di testosterone. Quali siano dovute a cosa ora come ora è solo speculazione. Queste differenze, nella cultura, si sono amplificate e, con il tempo, la consapevolezza le ha portate a ridursi. Consapevolezza scaturita dalle ricerche in psicologia sociale. Ricerche che non sono opinioni come la tua.
Con una laurea e tre quarti in psicologia sociale mi diletto nella pasticceria e nel scrivere racconti sconclusionati. Il mio sogno è avere un grado di autorevolezza tale da permettermi di dire a tutti che i loro ragionamenti sono sbagliati senza farmi picchiare. Ecco perché scrivo per IMDI.
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