Lo stilista Tom Ford torna dietro alla macchina da presa con Nocturnal Animals dopo che, nel 2009, si era distinto alla Mostra di Venezia con A Single Man – opera dalla forte estetica, che valse a Colin Firth una meritatissima Coppa Volpi. Se la sua prima opera era volutamente focalizzata sulla messa in scena, con una fotografia estremamente ricercata ma tutto sommato fine a se stessa, Nocturnal Animals riesce a coniugare un impatto visivo estremamente potente a una narrazione avvincente, in grado di provocare reazioni estreme nello spettatore.
Immagini suggestive, spesso oniriche, campeggiano fin dalle prime scene. Il film viene aperto dalla danza grottesca di numerose donne, nude e deformate dall’obesità: una sfilata dell’orrido e dell’imperfezione, in netto contrasto con il tema delle apparenze, della pura estetica e dell’effimerità, che farà da padrone per il resto del film. Finiti i titoli di apertura, infatti, lo spettatore è proiettato nel mondo dell’alta borghesia, quello della gallerista di Los Angeles Susan Morrow (Amy Adams). Un mondo dove, a regnare, sono i rapporti asettici, quelli di convenienza. Un mondo dove è normale che una donna sposi un uomo omosessuale, perché a contare sono, appunto, soltanto le mere apparenze. Una realtà dove le persone fanno quello che fanno per inerzia, dove la stessa protagonista ammette che, in fondo, dell’arte non gliene importa nulla, e che se fa quello che fa è solo perché un tempo, da giovane, le sembrava che fosse importante. Il regno, insomma, dell’effimero e dello stucchevole. Ed è proprio qui, nella descrizione di questo mondo, che troviamo l’estetica potentissima cui Ford già ci aveva abituati nella sua opera precedente. Inquadrature simmetriche, costumi magnifici, vestiti firmati, abiti barocchi e grotteschi, e ancora lussuosi edifici bianchi, dove le scale si incrociano creando geometrie perfette e strade vorticose, che inquadrate dall’alto si diramano avvinghiate tra loro.
Ma dal mondo perfetto – e quindi profondamente finto – in cui vive Susan, si viene presto trascinati nelle polverose ed iper-realistiche strade provinciali del Texas. È lì, infatti, che è ambientato “Nocturnal Animals“, l’omonimo racconto che la protagonista riceve per posta all’interno di un misterioso pacchetto. Si tratta dell’ultimo manoscritto dell’ex marito, Edward Sheffield (Jake Gyllenhall), che Susan non sente da ormai diciannove anni. E mentre Susan, nella notte insonne, sfoglia le pagine del romanzo, prendono forma sullo schermo le vicende di una famiglia che, in viaggio per il deserto texano, viene prima speronata e poi aggredita da una banda di bifolchi violenti. Non si è più in balia del freddo mondo delle élite ma, al contrario, prende piede un avvincente thriller, che lascia agghiacciati e senza fiato per l’estrema violenza cui viene sottoposta la disgraziata famiglia borghese – il cui padre, Tony Hasting, ha di nuovo le fattezze di Gyllenhall. E dopo che la banda di sociopatici, capeggiata da Ray (Aaron Taylor-Johnson), si è macchiata dell’onta peggiore che si possa infliggere a un padre e ad un marito, toccherà a quest’ultimo – disilluso da una giustizia incapace di essere giusta – sistemare le cose, grazie all’aiuto del tenente Bobby Andes (Michael Shannon).
Le vicende del romanzo si intrecciano presto con i ricordi di Susan. La violenza continua del racconto tormenta la protagonista, e la costringe spesso a chiudere di colpo il libro, quasi volesse svegliarsi da un incubo. Nel frattempo, le sovvengono alla mente ricordi di quanto fosse felice nella sua prima relazione con Edward: una relazione vera, tra due persone che avevano un’intesa, chiusa bruscamente anche a causa delle pressioni della madre. Ed è forse proprio quello, l’intento dell’ex marito: farle mettere in dubbio le proprie scelte di vita. Non è un caso se Jake Gyllenhall presta il volto sia ad Edward che a Tony. In fondo, essi sono la stessa persona: due mariti amorevoli, veri e sinceri. Ben diversi, dunque, dall’uomo con cui è ora sposata Susan, il quale non ci pensa due volte a negarle – col pretesto di un viaggio di lavoro – un weekend intimo, salvo poi tradirla, e che, in fondo, lei non ha mai amato. E allora la vendetta diventa duplice: da una parte Tony, che vede la propria famiglia distrutta e che cerca né più né meno che giustizia, dall’altra Edward, che portando alla mente della donna ciò che la sua vita sarebbe potuto essere, la lascia poi indifesa davanti alle conseguenze delle sue decisioni.
Nocturnal Animals, in definitiva, è non solo una delle sorprese più belle della 77° Mostra di Venezia, ma, probabilmente, è anche uno dei film più affascinanti tra quelli usciti negli ultimi anni. Entrambe le storie raccontate dalla pellicola lasciano assolutamente ammaliato lo spettatore, sebbene per motivi diversi. Da una parte, vi è la forte alienazione provocata dal mondo dell’alta borghesia – che fa da cornice al racconto vero e proprio – finto al punto da risultare grottesco; dall’altra, vi è la rude e spietata violenza del Texas, con personaggi come il Tenente Ande, cinico tanto da sembrare uscito da True Detective. E se il contenuto è promosso a pieni voti, non si può dire diversamente della messa in scena. Ma del resto, vista l’opera precedente dell’ex stilista di Gucci, questo non desta certo particolare stupore.
Ventiduenne, veneziano di terra ferma. Scrivo di tecnologia e cinema.
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