Il Corriere riporta la notizia secondo cui nei primi sei mesi del 2015 è stato causato un danno di oltre tre miliardi di euro alle casse dello Stato. Di chi è la colpa? Di 4.835 dipendenti pubblici che avrebbero commesso illeciti (corruzione, concussione, truffa, abuso d’ufficio e altri) nello svolgimento del proprio lavoro, stando alle indagini della Guardia di Finanza. Il gettito IMU nel 2014, la tassa che era assolutamente indispensabile per salvare la nazione, è stato di 23 miliardi, e i tagli effettuati da Tremonti all’istruzione nel 2008 erano otto miliardi: 3 miliardi di euro quindi non sono una bazzecola.
I dipendenti pubblici in Italia sono, stando ai conti fatti per il 2013 dalla Ragioneria generale dello Stato, 3.311.753 (3.232.954 a tempo determinato, 78.799 a tempo indeterminato). I 4.835 (politici, medici, funzionari, impiegati ecc.) citati in giudizio dalla Corte dei Conti sono una percentuale abbastanza piccola del totale, appena il 0.14599 – arrotondiamo quindi allo 0,146%. Pochi, ma non pochissimi: uno e mezzo su mille. E bisogna tenere in considerazione due fattori, ossia che nel numero dei dipendenti della PA non rientrano i consulenti esterni e che questi 4.835 sono solo quelli che sono stati beccati nel primo semestre del 2015. Ovviamente non possiamo affermare che tutti gli altri siano ugualmente corrotti, ma anche dire che questi numeri sono una buona notizia perché il 99,854% dei dipendenti pubblici risultano onesti sarebbe azzardato. Quel che possiamo senza dubbio spingerci a sostenere è invece che, se almeno uno su mille di coloro che rappresentano lo Stato Italiano è corrotto, sarebbe ragionevole aspettarsi controlli più frequenti e accurati.
Un ulteriore spunto di riflessione: è statisticamente improbabile che i corruttori (perché i corrotti non si corrompono da soli, nella maggior parte dei casi) abbiano trovato sempre al primo colpo la persona giusta, ma in ogni caso le possibilità sono tre: 1) sono stati molto fortunati; 2) tutti i dipendenti della PA sono potenzialmente la persona giusta; 3) un sacco di gente è stata contattata e, pur avendo rifiutato, non ha denunciato il fatto, il che è comunque un reato penalmente perseguibile. Tuttavia, mentre nel primo caso si tratterebbe di una semplice questione statistica, le altre due possibilità si spiegano meglio come sintomo di un notevole problema culturale.
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