Il mito vuole che gli anni da universitari siano il periodo più felice, quello dove siamo al top delle nostre condizioni psicofisiche, non ancora ingrigiti e intristiti dal lavoro e dalle amarezze della vita adulta, dove siamo più belli, più brillanti, dove ci divertiamo di più, dove scopiamo di più e quello che ne hai voglia.
Ora, tutto questo potrebbe essere vero oppure no, mi interessa fino a un certo punto. Quello di cui sono invece sicuro è che l’università ti fotta la vita, che la citata decadenza del corpo e della mente che ci accompagna senza pietà dai 25 anni in poi non solo non sia assolutamente lenita dalle preziose nozioni apprese durante gli anni da universitari, ma anzi resa più rapida, più cruenta e più implacabile dal nostro passaggio presso le istituzioni accademiche.
“Frullo non dire cazzate, spiegaci come mai questo dovrebbe essere vero”, direte ora voi. E io ve lo spiego narrando dei due modi antitetici con cui si vive l’università, cioè prendendola sul serio oppure no (non esiste una terza via, non fatevi illusioni. Non esiste mai una terza via), e di come entrambi siano assolutamente deleteri per la nostra vita futura.
Facendo l’università prendendola sul serio:
– Rovini il fiore della tua gioventù causandoti enormi problemi di compensazione con i tuoi coetanei che torneranno implacabilmente a tormentarti ai trenta, ai quaranta e agli -anta successivi.
– Ti convinci di stare facendo la cosa giusta piegando il tuo corpo e la tua mente sotto il peso di libri e caffè allo scopo di prenderti una rivincita con quelli che cazzeggiano e ti deridono, poi dieci anni dopo chi fa l’idraulico girerà in Bmw e tu con la punto della mamma, se va bene.
– Impari a disprezzare chiunque non sia al tuo livello culturale rovinando la tua vita sociale futura, inoltre vedi troppo Lars Von Trier e leggi troppo Sartre, diventando così un hipster.
– Impari miliardi di nozioni che non solo non ti saranno assolutamente utili nel mondo del lavoro (che, sappilo, ai livelli bassi consiste nel portare caffè e fare fotocopie, e a quelli medi di bestemmiare su un foglio excel e annuire a caso durante le riunioni. A quelli alti non ci arriverai), ma ti ostacoleranno pure.
Facendo l’università senza prenderla sul serio:
– La tua giornata tipo è svegliarti a mezzogiorno se va bene, cibarti di avanzi, guardare serie tv fino alle 10 e quindi iniziare a bere fino ad orari imprecisati. Quando dovrai fare i conti con i ritmi della vita normale, sarà poco sorprendentemente un inferno.
– Prendi vizi come le sigarette, l’alcool, le droghe più o meno leggere, il caffè, le Pringles, la Red Bull e i giochi online da cui non riuscirai mai a uscire davvero nonostante i corsi di self-help e/o pilates.
– Perdi gran parte del tuo tempo in cazzate senza riuscire a fare i viaggi che volevi, andare ai concerti che contano e conoscere gente che merita di essere conosciuta, e dopo non avrai più occasione per farlo.
– Puoi essere una capra ignorante ma soffrirai anche tu dell’orribile complesso di superiorità tipico dei laureati, quello che non ti permette di goderti le cazzatelle della vita fino in fondo.
E quindi, come si esce dal tunnel? Chi si accorge in tempo di stare vivendo in una bolla che ben poco c’entra con la vita vera può provare ad uscirne cambiando facoltà, interrompendo gli studi, cercando di finirli il prima possibile o, più spesso, negando l’evidenza rimanendo all’università fino oltre la soglia della decenza (sì, se a 28 anni non hai ancora uno straccio di triennale conta poco che hai esperienza come pierre di un discopub o lavapiatti da un kebabbaro, sei uno sfigato uguale). Se sei stato universitario, sei spacciato.
L’unica è farsene una ragione, in qualche modo.
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