Abbiamo tutti l’amico bastardo che si diverte a rovinare finali di film e serie tv – lo stesso IMDI se ne rende SIMPATICAMENTE responsabile – ma il personaggio di cui vi vado a parlare li batte tutti:

Christopher Vogler col suo libro “The Writer’s Journey: Mythic Structure For Writers” (in italiano “Il viaggio dell’eroe”) è riuscito a riassumere la trama che costituisce l’80% di tutti i film sulla piazza.

Non ci credete? Seguiteci in questa lezione e provate ad assegnare ruoli e situazioni con in mente l’ultimo film dalla struttura lineare che avete visto.

Partendo dal concetto di struttura narrativa in tre atti Vogler stabilisce 12 tappe ricorrenti attorno a cui possono ruotare infinite variabili per costruire delle storie. I protagonisti si dividono invece i 7 archetipi riconosciuti nella tradizione narrativa occidentale:

• L’eroe è colui che compie il viaggio, ha in genere un punto debole (fatal flaw) in cui sarà colpito, fino ad affrontare una “morte” da cui però ritornerà
• Il mentore è la guida dell’eroe e chi in genere lo mette sulla strada dell’avventura
• I guardiani della soglia sono coloro che per primi metterano in crisi l’eroe spingendolo a combattere per cambiare se stesso
• Il messaggero (non necessariamente una persona) è l’elemento che comunica l’inizio dell’avventura
• Il mutaforme è il catalizzatore per il cambiamento: archetipo instabile, il folletto leale ma non sincero o sincero ma non leale, colui che semina il dubbio – comportamento mutevole a servizio della storia
• L’ombra è l’antagonista, riflette tendenze negative inespresse e mette definitivamente l’eroe in pericolo
• L’imbroglione è la spalla e il momento goliardico, con caratteristiche di confusionario, nemico dello status quo, dell’ipocrisia e dell’egocentrismo

I seguenti personaggi intrecciano i loro ruoli nei tre atti: nel primo, quello di setting o salita, veniamo a conoscenza del mondo ordinario (I tappa) e assistiamo al richiamo all’avventura (II), di norma rifiutato (III). Serve l’intervento (incontro) di un mentore (IV), quello di cui ha bisogno l’eroe per mettersi in viaggio: consigli, direzione, guida, uno strumento “magico” da portare con sè.
Accettata la sfida c’è il varco della prima soglia (V) e l’ingresso in un mondo speciale.

Nel secondo atto (di iniziazione) o discesa, l’eroe dovrà affrontare prove, nemici, alleati (VI), mettendo in luce il suo vero carattere. C’è poi un avvicinamento alla caverna più recondita (VII), una seconda soglia dove formerà una nuova percezione di sè e degli altri, imparando a utilizzare le armi e a fare a meno di alcuni alleati. C’è poi la prova centrale (VIII), momento critico della battaglia con l’ombra e apice della suspence, poichè l’eroe si trova di fronte alle sue più grandi paure, al fallimento dell’impresa o la fine di un rapporto. Qui si conclude definitivamente la sua vecchia personalità e si assiste a un’evoluzione irreversibile. Dalla vittoria si ottiene una ricompensa (IX), che può essere un tesoro materiale, ma anche una rivelazione, un riconoscimento o epifania.

Il terzo atto è quello del ritorno: c’è la decisione vera e propria di tornare (X) dal mondo speciale, attraversando la terza soglia. Avviene così una resurrezione (XI), non la prova più grande ma la definitiva, esame finale per provare che si è appresa la lezione per purificarsi tornando nel mondo ordinario. Si parla di ritorno con l’elisir (XII), l’esperienza raggiunta, il dono da utilizzare adesso nel mondo ordinario.

Se non siete riusciti a farvi venire in mente un film che faccia al caso vostro vi porto sinteticamente l’esempio di Guerre stellari:

Luke Skywalker segue lo schema-archetipo: incontra il suo maestro, il cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi, e penetra nella ‘caverna segreta’ della ‘Deathstar’, la nave spaziale dell’Impero, travestendosi con la divisa dei ‘Guardiani della Soglia’, i pretoriani dell’Impero. Dopo avere trovato la principessa Leila, ‘muore’ trascinato sott’acqua da un trita-immondizie e al pubblico viene fatto credere che sia morto. Invece improvvisamente ‘risorge’ e così inizia la fase del ‘Ritorno’, in cui Luke assiste al sacrificio del suo maestro, che sacrifica la vita per permettere a Luke e ai suoi compagni di salvarsi. Uno degli ‘Elisir’ con cui Luke e i suoi alleati ritornano sono i piani di battaglia della ‘Deathstar’. Nel finale, Luke riesce a distruggere la nave spaziale grazie all”Elisir’ che ha personalmente riportato dal Viaggio, la sapienza del cavaliere Jedi e la capacità di usare la Forza a fin di bene.

Non vi pare plausibile? Basterà una semplice ricerca per sapere che è lo stesso George Lucas ad ammettere di essersi servito del libro di Vogler per la sceneggiatura del suo indiscusso capolavoro. (O pensavate davvero che fosse andata così? https://www.youtube.com/watch?v=Il7ROZzvqUU )

Adesso che lo sapete vedere un film d’avventura non sarà più la stessa cosa, e potrete dire con ragione: “per me finisce così”