Dopo aver trattato PDL e PD, l’articolo di oggi è sul Movimento 5 Stelle. Chiunque se ne abbia a male a leggere critiche al riguardo, è libero di andarsene ora. E no, non parlerò di Grillo che ha appuntamento con Napolitano e lo rimanda, salvo poi farsi fotografare in Costa Smeralda.
La notizia ha ormai qualche giorno, ma vorrei parlarvi, invece, del tanto pubblicizzato (da parte dei grillini) Restitution Day. Perché? Perché c’è chi lo spaccia, cito testualmente, per “l’evento politico più rivoluzionario dagli omicidi di Falcone e Borsellino”. Ora, a parte che quegli omicidi non erano proprio “eventi politici”, anche tirando in ballo la famigerata Trattativa, il Restitution Day, per quanto innovativo possa essere, ha almeno due pecche.
La prima pecca è che se si fanno due conti, esce questo: € 1.569.951,48 per 3 mesi sono € 523.317,60 al mese. Diviso per 156 parlamentari e lasciando stare le distinzioni tra Deputati e Senatori, salta fuori che sono stati restituiti circa € 3.354,60 a testa. Lo stipendio medio del parlamentare, arrotondando, è di circa € 18.000, quindi in sostanza se ne sono tenuti € 14.700. Quando in campagna elettorale dicevano che avrebbero tenuto solo le spese, o comunque un massimo di € 5.000. Andando a fare il paragone con quanto prende un parlamentare di SEL, o del PD, che devono donare al partito una percentuale dello stipendio per statuto interno, va a finire che il parlamentare del M5S intasca di più.
“Ma i soldi che non intasca non li dona al partito, li devolve allo Stato”, direte voi. Giusto. Avete ragione. Per la precisione, lo devolvono al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. Un destinatario ben preciso, scelto con cura tra i tanti possibili. Volete sapere perché? Perché il comma 524 dell’art. 1 della legge di stabilità 2013 (legge 228 del 24 dicembre 2012) stabilisce che è possibile detrarre le erogazioni liberali in denaro al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, nella misura del 19%, sia ai fini IRPEF quanto ai fini IRES.
Insomma, un buon 19% della cifra “restituita” il M5S lo detrarrà dalle sue tasse. In sostanza, il guadagno per lo Stato è di € 1.255.961,18. Certo, è un milione e due in più, ma non un milione e mezzo come sostenuto. Nel bilancio dello Stato, conta praticamente niente, dato che la previsione delle entrate di cassa per il 2013 è di 492 milioni (non che se contasse un milione e mezzo cambierebbe qualcosa, sempre spiccioli sarebbero). E dalle detrazioni fiscali, chi ci guadagna? La trasparenza interna del Movimento 5 Stelle non è sufficiente a saperlo, ma chi possiede il marchio è Grillo, e lo statuto ufficiale vede suo nipote come vice e segretario, e il suo commercialista come tesoriere. Sapevatelo.
Per concludere, quindi, a mio avviso ci troviamo di fronte all’ennesima mossa pubblicitaria. Tale e quale quando urlavano “uno vale uno” durante la campagna elettorale, e abbiamo visto tutti com’è finita quella cosa. Tanti slogan e una propaganda fatta puntando ai delusi, per illuderli una volta di più con promesse mantenute a metà e tante cazzate. E pure quando combinano qualcosa di decente, ci sono sempre dettagli tenuti in ombra e cose non dette: in cosa si differenzia dunque il M5S dagli altri partiti?
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