La vita politica italiana è impantanata nell’inutilità più totale. A eccezione del tour europeo del premier Letta, il panorama politico è di una vuotezza desolante: quando si parla di Berlusconi, è per i suoi processi, di Monti si riferiscono soltanto le vuote minacce per avere più peso nell’esecutivo, il Movimento5Stelle interessa solo per gli abbandoni, le espulsioni e le sparate grillesche (da ultima la richiesta di colloquio con Napolitano, accompagnata da un’immagine di mussoliniana memoria che dice “Grillo Capo del Governo“), e infine il PD che – quale inaspettata novità! – si caratterizza per le faide interne, gli insulti e gli attacchi tra i cosiddetti big.
L’occasione, per questi ultimi, è il convegno “Fare il PD” organizzato per la presentazione di un documento dei bersaniani in vista del congresso prossimo venturo (che non si sa se e quando si farà, né con quali regole, né chi debba stabilire queste regole – insomma, un macello). Convegno che Renzi ha disertato insieme ai suoi (e a Veltroni), mentre tutti gli altri grandi nomi erano presenti: Pierluigi Bersani, Guglielmo Epifani, Massimo D’Alema, Beppe Fioroni, Dario Franceschini, Gianni Cuperlo e per i lettiani Marco Meloni e Alessia Mosca.
C’è chi parla di formare una Santa Alleanza contro il Sindaco di Firenze, ma D’Alema si affretta a smentire – e sappiamo tutti quanto valga la sua parola, no? -, non senza però approfittarne per dare a Renzi del vittimista. Pomo della discordia, stavolta, è l’affermazione dell’ex-rottamatore, che ha dichiarato di voler essere sia segretario che candidato premier, cosa che secondo alcuni mina la stabilità dell’esecutivo – ma perché, da quando è stabile? – e che altri vorrebbero addirittura proibire nel regolamento interno del partito, cosa che ha spinto Renzi a insinuare che ci sia un patto tra gli altri per non ostacolarlo.
Le correnti, intanto, reagiscono ciascuna a modo suo.
Franceschini, un vero maestro nello stemperare le tensioni, paventa una scissione nel PD: ex-democristiani da una parte ed ex-comunisti dall’altra, sempre che gli ex-comunisti esistano ancora. Peccato che la sua analisi manchi di realismo, essendo il PD un groviglio di correnti tutte diverse, e mancando molte di queste all’acuta disamina.
Bersani invece parla come se ancora contasse qualcosa, e ciò che dice possiede tutte le caratteristiche della passata campagna elettorale del PD: pacatamente e sobriamente, invita gli altri ad abbassare i toni. «Nel congresso ci si deve confrontare senza tirar su bandierine», dice. Un richiamo all’unità interna, intelligente quanto completamente vano e totalmente inutile, nonché in ritardo ormai di qualche anno.
È il turno di Fioroni, uno dei grandi catto-comunisti del PD (insieme alla Bindi), che dimostra ancora una volta quanto “democristiano” sia un eufemismo se riferito a lui – che non a caso incarna l’ala destra del PD – si affretta a “blindare” il governo Letta, affermando, in sostanza, che le regole del congresso (tutte ancora da stabilire) per prima cosa non devono penalizzare il povero Enrico, e devono essere da lui condivise – Ma Letta è candidato come segretario?
Arriva poi Fassina, il sinistroide, che come sempre si ispira a Bersani e sostiene che ciò che manca al PD è un po’ di fiducia reciproca, mentre ci sono troppi personalismi e pochi contenuti. Insomma, l’ovvio che avanza.
Tacciono in molti: Epifani, Barca, Cuperlo, i lettiani. A breve, sono sicuro, arriverà un commento di Civati, che con ogni probabilità stigmatizzerà l’avvenuto e dirà che è tempo per il PD di crescere – secondo me sarebbe più appropriato dire “ricostruirsi da zero”. Ma la sostanza, anche stavolta, è che non è stato deciso niente. Pare di stare a guardare il governo, i cui rappresentanti sono presenti, ma – intelligentemente? – non rilasciano dichiarazioni.
In compenso passa di lì, a sorpresa, un renziano, tale Giacomo D’Arrigo. Aveva dimenticato la borsa, e non aveva idea di cosa stesse succedendo in quella sala. Quando lo scopre, se ne va.
E poi dicono che stanno perdendo il contatto con la base… A me pare che il signor D’Arrigo rappresenti perfettamente l’elettore del PD.
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