Tutti i decenni rimangono nella “storia” per i loro lasciti, per le cose dove hanno davvero lasciato il segno. E così, gli anni ’50 ci hanno lasciato la Dolce Vita e la Vespa. Gli anni ’60 la liberalizzazione sessuale. Gli anni ’70 la psichedelia. Gli anni ’80 le pettinature orrende e le campagne di sensibilizzazione sull’Aids. E i nostri preferiti, gli anni ’90? Beh, ci hanno lasciato la musica di merda, di cui l’Eurodance è la fiera bandiera.
La domanda di fondo a proposito dell’Eurodance e in generale delle cose che allo stesso tempo ci provocano disgusto e attrazione, come il McDonalds, le sigarette e Carlo Conti, è: perché? Com’è che ci ricordiamo perfettamente le canzoni dei Vengaboys dopo anni mentre non riusciamo a tenere a mente più di una terzina dantesca nel patetico tentativo di sedurre un’americana sbronza? Per quale ragione ricordiamo i Cartoons come una parte felice della nostra infanzia/adolescenza e non come quello che in effetti erano, cioè un gruppo di merda che, guardacaso, faceva canzoni di merda? Perché paghiamo 10 euro per uno sputo di rum del Lidl con della menta rinsecchita e 8 cubetti di ghiaccio che ci viene propinato come “mohito” e ci sentiamo pure fighi nel farlo? Aspetta, questo non c’entra un cazzo con l’Eurodance. O forse sì?
Come in molti altri ambiti, anche la musica del cazzo che gli anni ’90 hanno consacrato e lasciato in eredità al nuovo millennio (che è riuscito nell’ardito compito di superare il maestro, ma quello è un altro discorso) è in realtà un’elaborazione di quanto di buono (o, in questo caso, di cattivo) è apparso nella cultura pop dei decenni precedenti. Siete a casa una sera e non sapete che cazzo fare? Guardatevi un po’ i video di Radio Capitol TV e capirete a cosa mi sto riferendo. In realtà, basta pure ascoltare Virgin Radio. Beh, dicevamo: se le basi per il pessimo gusto, le melodie ripetitive e l’abbruttimento c’erano già tutte, in che cosa i ’90 e l’Eurodance hanno fatto la differenza? Beh, hanno preso praticamente il peggio di tutte le porcate commercialoidi e merdose degli anni ’80, ci hanno appicciato 140 BPM sparati fissi a 4/4, hanno abusato delle “nuove” tecnologie per raggiungere nuove vette del trash, della banalità e dell’ indecenza. Figata.
Un attimo: sì, so quello che state pensando. Questo ciclo di articoli, o come lo volete chiamare, ha da sempre prediletto gli aspetti “nerd” o quantomeno “alternativi” degli anni ’90 nei ricordi sfumati e idilliaci di quello che resta oggi della Generazione Y. Che cazzo c’entra allora l’Eurodance, perché ne sto parlando? Beh, evitiamo di fare gli splendidi, la musica del cazzo fa parte della cultura popolare di cui magari puoi fare a meno quando hai 20 anni, Spotify e tutte le nicchie musicali del mondo da usare come maschera. Ma prima di internet, prima dell’hipsterismo e di tutte le etichette di facciata, potevi fare il figo finché volevi ma Dancefloor chart su MTV il martedì sera la vedevi pure te. La musica dance, e tutto quello che ci gira intorno, è un problema di identità che colpisce molti miei coetanei, impegnati a spalare merda su questo o quell’altro gruppo, ma se per caso ti metto su La Danza delle Streghe di Gabry Ponte a una cena magari mi prendi per il culo, ma vedo il tuo luccichio negli occhi, con cui ti ricordi di quel weekend a Riccione e della Baia Imperiale. Ci sono passato anch’io, anche se qualche anno dopo i ’90.
Della musica Dance dei ’90 mi ricordo le pubblicità delle discoteche in radio mentre mia mamma mi portava al basket, ovviamente i video pieni di donnine seminude (per i tempi) di MTV, ma soprattutto le cacofonia sparate a manetta al Luna Park quando ci giravi con le compagne di classe delle medie che iniziavano ad avere accenni di tette (se non sono cose memorabili queste) e tu mascheravi goffamente i giramenti di testa dopo aver fatto il bullo tra calcinculo e giostre attorcigliabudella. Brufolazzi, tapparella giù (link related), insomma, ci siamo capiti. Forse ho ricordi più belli delle feste di compleanno e dei Luna Park la domenica pomeriggio alle medie che delle discoteche al sabato sera al liceo (dite che sta nel fatto che non cuccavo mai? Può pure essere, in effetti).
Ecco, Believe di Cher (che tecnicamente non è “Euro” dance, ma che differenza fa in fondo?) è una di quelle canzoni che provocano il già citato luccichio irrazionale e involontario luccichio negli occhi a quasi tutti i miei coetanei o giù di lì. Flat Beat di Mr. Oizo pure. E se vi parlassi di Lady (Hear me Tonight)? Dai, non fingete, vedo già gli “oooo cazzo cosa mi hai fatto ricordare” nelle vostre menti, come il punto esclamativo dei soldati di Metal Gear Solid. Non ci possiamo fare nulla, non c’è un motivo per cui ci ricordiamo perfettamente di queste cagate mentre ci dimentichiamo così facilmente del programma di esame, del codice di guida o del compleanno della suocera, semplicemente succede. A meno che, attenzione, la musica del cazzo non sia a modo suo davvero importante per noi. Prospettiva tragica, dite? Vabbè dai, sempre meglio i Corona di Rithm of the Night (con cui simuliamo irritazione quando lo sentiamo per l’ennesima volta nei postacci estivi che frequentiamo per fingere di avere ancora una vita sociale, ma a cui in fondo siamo affezionati) che il “fotografo” pagliaccio dei rotocalchi. O no?
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