Ciao, sono Frullo, forse vi ricorderete di me per articoli come questo.
Lo so che il tempismo di questo articolo è disastroso, visto che la sessione di marzo, cioè l’ultima spiaggia per chi vuole evitare di pagare un anno di tasse (lo so bene, avendola imbroccata due volte), è appena terminata. Tanto lo rispammerò, non dubitate. Il fatto è che, abitando in piena zona universitaria A BOLOGNA, di questi tempi ho costantemente a che fare con gruppi di giovini e meno giovini che si ingiaccano per la prima volta in vita loro (si vede) e fingono serietà per poi finire a vomitare dentro uno scolapasta dopo poche ore.
Nonostante la laurea abbia da tempo smesso di simboleggiare il raggiungimento della vera maturità (ma pure di rappresentare qualunque forma di cambiamento nelle abitudini della persona, che presumibilmente continuerà ad alzarsi alle 11 nei giorni feriali e a pagare gli aperitivi con la pensione della nonna per un bel po’), la gente continua a prendere sul serio le cerimonia di laurea. E quindi scherzoni con la farina, regali patetici come borse o orologi, genitori orgogliosi e spese alcoliche al lidl.
Il momento focale di tutto l’ambaradan è senza dubbio la Festa di Laurea. Puoi essere lo stronzo più antisociale del mondo, può non fregarti un cazzo del pezzo di carta che devi pure pagare per ritirare, puoi odiare a morte la città in cui ti sei laureato, ma la festa di laurea la devi fare. E quindi? Meglio anticipare i danni, e scegliere la soluzione meno dolorosa tra le papabili. Ecco alcune alternative, dalla più alla meno sgradevole.
CENA CON GLI AMICI
E’ la classica soluzione dei laureati in medicina o giurisprudenza: una cena con una ventina di amici selezionati, cosa può andare storto? In realtà, il festeggiato si troverà oltre il danno del conto salato (offrire solo il dolce e lo spumantino è da tirchi e vi verrà rinfacciato per tutta la vita, non pensateci nemmeno) la beffa della ritrosia dei non invitati, il tutto per una versione leggermente meno patetica della pizzata delle elementari. L’invitato dovrà comunque sganciare una trentina di euro per un regalo aberrante scelto dal migliore amico, o peggio, dal ragazzo/a del festeggiato per passare la serata mangiando roba precotta in mezzo a pagliacci incamiciati.
CENA CON PARENTI
Soluzione forzata per molti studenti fuori sede (tipicamente di beni culturali o sociologia) che non sanno come piazzare il vario parentame, in realtà è appena migliore della precedente perché almeno paga papà e, dopo un paio d’ore di imbarazzo e depressione, si va a trombare se fidanzati o a sbronzarsi se single.
FESTA MISTA IN DISCOTECA
Sembra la soluzione di compromesso migliore per chi non ha amici (ingegneria seria), per chi ha vane speranze di imbucarsi con studentesse di farmacia o architettura (ingegneria non seria) o per chi non ha un cazzo di voglia di organizzare alcunché (DAMS), cioè unirsi ad altri 5-6 stronzi che si laureano quel giorno per creare disagio in una pessima discoteca fuori città o un buco (letteralmente) in centro. Il risultato è quasi sempre inferiore alle aspettative: il festeggiato finirà i buoni per le bevute dopo mezz’ora e dovrà scegliere se fare il tirchio e farsi odiare da tutti o svuotare la carta di credito e finire la serata collassato in un vicolo; gli invitati o passano la serata a ricevere due di picche o a crogiolarsi in un oceano di disagio.
FESTA PRIVATA IN LOCALE
Soluzione prediletta dai laureati in economia, che hanno contatti e grana per riempire il locale e garantire beveraggio a tutti (se non hanno abbastanza grana, bevono nel parcheggio o imboscano le bottiglie e le portano nei bagni). Il rischio di patetismo e di finire per limonarsi una/o o più ex e pentirsene orribilmente il giorno dopo è alto, ma se la propria cerchia di amici non è una merda totale si finisce la serata ballando Maracaibo in mutande o pisciando nei lavandini davanti alla proprietaria (true story): riprovevole, sì, ma almeno diventa una storia da raccontare.
VIA CRUCIS ALCOOLICA
Modalità che pensavo di avere inventato io con la triennale, ma che ora trovo adottata da parecchi, soprattutto studenti di lingue o agraria con una certa predilezione per la guasconaggine. Il format è semplice: si invita tutti i propri amici in un punto di ritrovo ai margini del centro, poi ci si incammina in direzione della parte opposta della circonvallazione, con l’obiettivo di offrire qualcosa da bere in TUTTI i bar sulla strada (se la città ha oltre duecentomila abitanti diventa Hard-Mode, occhio). La serata epica è assicurata, ma il festeggiato deve assicurarsi di portare dietro solo i contanti che può permettersi di sputtanare (assolutamente NO alle carte di credito o ad amici usurai) ed essere disposto a subire scherzi orribili e degradanti, visto che quasi matematicamente finirà nell’ignoranza più totale.
NON-FESTA
E’ la soluzione perfetta di chi tende a sbattersene il cazzo (laureati in materie umanistiche strambe, come me, o fisica nucleare): a tutti quelli che ti chiedono della festa dici che non la fai, adducendo o meno scuse, a seconda di quanto te ne sbatti davvero il cazzo, ma ti assicuri di avere dietro i cinque o sei amici a cui tieni davvero con la giornata libera, e un centinaio di euro in tasca; finita la cerimonia e salutati i parenti, si va in giro a stronzeggiare a random come se si avesse sedici anni. A seconda della fantasia e della capacità di improvvisazione della piccola comitiva, i risultati possono essere raccapriccianti o memorabili. Spesso sono entrambe le cose contemporaneamente, come nella simpatica foto a dinistra che ritrae il sottoscritto.
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