“Enter Sandman”, gran canzone: chi non la conosce? Perfino Pinuccio, il vostro amico truzzo che si cala l’impossibile cercando la morte ogni weekend, la conosce e saprebbe canticchiarvela. Fu il primo singolo estratto dal quinto omonimo album dei Metallica, quello passato alla storia come “Black Album”, quello dei record. Il brano venne certificato disco d’oro dalla RIAA nel settembre di quell’anno per aver venduto 500.000 copie nei soli Stati Uniti, ed è presente in tutti gli album dal vivo e DVD dei Metallica pubblicati dopo il 1991. E’ una canzone che secondo la prestigiosa rivista Rolling Stone sta bella comoda in 399esima posizione tra le 500 migliori canzoni della storia, mentre secondo l’emittente televisiva satellitare VH1 è 22esima tra le migliori canzoni metal di tutti i tempi e 18esima tra le canzoni migliori degli anni novanta.
Inizialmente il brano venne creato come theme song per il wrestler Jim Fullington, della federazione ECW, il cui nome d’arte è The Sandman: la musica venne composta da Kirk Hammett, James Hetfield e Lars Ulrich mentre il testo, che parla delle paure che affliggono un bambino, dal solo Hetfield. Nella terza parte del brano, Hetfield e un ragazzino recitano una preghiera per bambini tipica del mondo anglosassone, Now I Lay Me Down to Sleep.
Ci sono però molti modi di rendere una canzone, ed oggi tratteremo proprio delle tante cover che hanno come oggetto questa canzone (purtroppo per Pinuccio non ci sarà nessuna versione truzza). Inutile dire che saranno tutte, per un motivo o per l’altro, molto particolari.
Partiamo con la versione asciutta e jazzata della coreana Youn Sun Nah. La rielaborazione del brano è molto spinta, ed ovviamente si punta molto sulle capacità vocali di questa straordinaria interprete.
Un membranofono potrebbe sembrare un qualcosa di vagamente pornografico (sì, ma solo se siete delle menti malati), ma in realtà è uno strumento musicale in cui il suono è prodotto dalla vibrazione di una membrana tesa. Il kazoo (non ridete!) è appunto uno strumento che appartiene alla famiglia dei membranofoni: tutta questa introduzione per introdurre quello che è da tempo immemore uno dei video virali più famosi sul kazoo e che, guarda caso, è un’ottima cover di “Enter Sandman”.
Cambiando genere arriviamo ai Die Krups, che da bravi crucchi tedeschi ci propongono una versione industrial bella tirata, tra sonorità elettroniche e improbabili suoni di tastiere che spuntano da ogni dove. Una versione molto particolare che riesce però a farsi apprezzare. Questa cover è in un EP chiamato “A tribute to Metallica” dove figurano altri classici del gruppo losangelino completamente risuonati con tastiere e campionatori.
Richard Cheese a suo modo è un genio. Rifare qualunque tipo di canzone in chiave lounge-jazz non è da tutti. Chiamare il proprio progetto musicale “Richard Cheese and the Lounge Against The Machine” parodiando i Rage Against The Machine non è da tutti. Denominare tutti i membri del sopracitato gruppo con nomi di formaggi (Bleu il bassista, Ricotta il tastierista, Feta il batterista) è solo e unicamente da Richard Cheese (cheese = formaggio!). Autore di una decina di album da studio con titoli dove i doppi sensi si sprecano il nostro si è ovviamente imbattuto anche sul brano che tutti noi da sempre amiamo, eccovi la sua straniante versione.
Una versione molto celebre e celebrata (perché fedele e ottimamente realizzata) è quella realizzata da Lemmy Kilmister dei Motörhead e gli Zebrahead: fu intitolata “Fuck Metallica (Enter Sandman)”. La stessa cover è stata anche nominata nel 1999 per il Grammy Award Best Metal Performance, a testimonianza della sua ottima resa.
Tornando a versioni meno canoniche non può mancare “Enter Sandman” in versione bluegrass (musica che tradizionalmente si basa sull’uso di vari strumenti a corda, principalmente la chitarra acustica, il banjo a cinque corde, il mandolino, il violino (fiddle) e il contrabbasso). E’ una delle versioni più recenti e vi farà voglia di imbracciare il vostro banjo e suonarlo come se non ci fosse un domani (ma forse a non esserci è solo il banjo, nel qual caso tanto meglio per voi)!
Altra versione molto sfiziosa per voi amanti di “Enter Sandman” (lo so, se già non la odiate finirete per odiarla) è quella fatta dai tedeschi What About Bill? che portano la canzone su un altro livello. Pianobar fumoso, atmosfera lounge-jazzata, un po’ di sano fetish alla tedesca (che quando vogliono si spingono molto oltre il limite della decenza) e chiari riferimenti al lato oscuro della movida crucca (con tanto di cantante simil George Micheal barbuto in look da poliziotto con gli occhiali da sole in un locale buio).
Rimanendo in chiave jazz non possiamo non citare i Jazzallica. Voglio dire: chi non conosce i Jazzallica? Nessuno, perché in effetti son solo un progetto ad hoc per questa cover, che prende ispirazione dal lavoro del folle Andy Rehfeldt, celebre su youtube per le sue numerose cover di brani metal (e non solo) in chiave smooth-jazz, reggae, polka metal, bossa nova, radio disney(!!!), etc etc. Personalmente preferisco questa versione, riarrangiata, che comunque nelle “informazioni” rimanda al video originale da cui ha preso ispirazione.
Se siete arrivati fin qui meritate un premio. No, non un video con delle tette. Semplicemente vi meritate la cover più folle del lotto, roba che se la rivedo ancora una volta, anche se solo per pochi secondi ricomincio a ridere come uno scemo per minuti e minuti. Il discorsetto di presentazione è breve, rapido, ma tutt’altro che indolore ed è sintetizzabile dalla seguente perifrasi: MUSICISTI TAILANDESI CIECHI che coverizzano “Enter Sandman” dei Metallica. Lo ripeto per quelli meno svegli: MUSICISTI TAILANDESI CIECHI che coverizzano “Enter Sandman” dei Metallica. Lo ripeto (ultima volta) per quelli delle ultime file che erano sicuramente distratti dalla parola “tette” scritta qualche riga più sopra: MUSICISTI TAILANDESI CIECHI che coverizzano “Enter Sandman” dei Metallica. Ecco:
Pat Boone è un arzillo vecchietto (classe ’34) che è stato anche un attore, ma che è celebre (più che altro negli USA) per essere un bravo musicista. Ha addirittura preso parte al Festival di Sanremo 1966 con “Mai mai mai Valentina”, cantata con Giorgio Gaber (non esattamente l’ultimo degli stronzi), e “Se tu non fossi qui”, eseguita in coppia con Peppino Gagliardi. Come tutti ha avuto alti e bassi ma dagli anni ’60 in poi non è mai più riuscito a rientrare nei piani alti delle classifiche di vendita, pur mantenendo il suo zoccolo duro di fan. Improvvisamente, nel 1997 (quindi a 63 anni!), ha un colpo di genio assoluto: reinterpretare vari classici dell’hard rock e del metal in “Big Band Style”, ovvero con un’intera orchestra (con tanto di cori) jazz. Qui si possono trovare dei veri e propri capolavori come “Paradise City” dei Guns’n’Roses, “Smoke on the Water” dei Deep Purple, “You’ve Got Another Thing Coming” dei Judas Priest, “Stairway To Heaven” dei Led Zeppelin e molti altri. Il ritorno al successo è immediato e clamoroso, e il disco riesce a piazzarsi al 125° posto delle classifiche di vendita USA. La versione di “Enter Sandman” è una delle più riuscite del disco, e adesso potrete ascoltarla pure voi:
A questo punto è doveroso venire incontro ai meno dotati di voi, sia quelli che non ci arrivano, sia quelli che non si applicano (lo so, voi… voi avete sempre qualcos’altro a cui pensare!). L’inglese seppur abbia una grammatica relativamente semplice e una sintassi a prova di idiota per voi resta lingua aliena? Nessun problema, i mitici Nanowar vi vengono incontro con questa cover fedelissima all’originale, semplicemente cantata in italiano (e no, Marco Masini e la sua orrida versione di “Nothing else matters” non c’entra niente, ma proprio niente con tutto ciò). Che entri l’uomo di sabbia (che poi in realtà è l’uomo del sonno ndr)!
Siamo arrivati alla fine e vogliamo proporvi una tra le tantissime svariate cover di questa canzone fatte da carneadi sparsi per il globo, di cui youtube è strapiena. Tra le tante più o meno riuscite ne abbiamo accuratamente scelta una per la qualità del suono, per la qualità delle riprese, ma soprattutto per l’accurata scelta delle inquadrature. Sì, se siete arrivati sino a qui, sino in fondo a spulciarvi ed ascoltarvi ben 11 (molto) differenti versioni della stessa medesima canzone (che magari neppure apprezzate!), vi meritate il premio che tanto anelate. Sì, nell’ultimo video ci sono le tette!!! Buona visione e che l’uomo di sabbia sia sempre con voi!
22 Maggio 2017
19 Marzo 2017
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