“Nota della Direzione di imdi.it. Il comportamento di Foodora, come di tanti altri soggetti economici, è inaccettabile. Una scelta del genere squalifica il lavoro, tratta le persone come oggetti, ne calpesta la dignità umana e le mette nelle condizioni di non potersi mantenere. Una nuova generazione di poveri frutto di un falso capitalismo che di fatto sfrutta le risorse di uno Stato come istruzione e sanità gratuita in maniera parassitaria, lasciando ad altri il compito di aiutare i poveri che loro stessi contribuiscono a creare. Se vogliono pagare 2.70 a consegna, usino i droni o le auto che si guidano da sole, ma non sfruttino i lavoratori. Il capitalismo è l’unica via per progredire, ma questo non è capitalismo, è predazione di risorse, distruzione della classe media attraverso uno spregiudicato utilizzo delle leggi e con la compiacenza della politica. Non è possibile avere generazioni di lavoratori che siano anche poveri. Non è dignitoso, non è umano. La Direzione di imdi.it che si avvale di collaboratori volontari, rende noto a tutti che L’INTERO GETTITO ECONOMICO DELLE SUE INIZIATIVE è equamente ripartito con chi produce. Perché alla base di tutto, ci siete voi. E noi siamo al vostro fianco, sempre. Il meglio domina. Spina”
“Ma sta storia di Foodora?”.
“Tra un po’ vado a licenziarmi”.
È iniziata bene la chiacchierata con un anonimo fattorino di Foodora, recentemente finita nella bufera per le condizioni dei suoi lavoratori torinesi. Casus belli: i nuovi termini contrattuali, che modificano il compenso – in origine orario – in favore di uno basato sul numero di consegne portate a termine. Proteste iniziate a Torino che stanno sbarcando anche a Milano, complice anche il ministro Poletti che, venuto a sapere della vicenda, si schiera a favore dei lavoratori su due ruote. Foodora, dal canto suo, tiene una linea bassa: nessun post sui social, intensifica la sponsorizzazione su Facebook e manda email con sconti (che mancavano da parecchio).
Intanto, come funziona Foodora?
Foodora è un delivery: accetta gli ordini dei clienti dalla propria piattaforma, fa pagare la consegna e si adopera affinché il cibo arrivi entro 35 minuti dall’ordine (30 il sabato), prendendo il 30% dello scontrino del ristorante.
Tutto ciò lato ristorante. Per voi fattorini, invece?
Per farlo ci siamo noi, i driver, l’unica faccia di Foodora per il cliente finale. Riceviamo l’ordine su Hurrier, la piattaforma per i driver, andiamo a prendere il cibo ad un determinato orario in un determinato ristorante, e lo dobbiamo consegnare il prima possibile al cliente.
Per quei famosi 2,70€ a consegna, che sono stati introdotti al posto dei 5,20€ l’ora.
Ecco il punto. Prima non era così: erano 5,20€ all’ora lordi (5,04 netti). Ora 2,70€ a consegna, pagati a gruppi di 50 consegne – se ne fai 99 in un mese, aspetti il mese successivo per farti pagare le 49 consegne rimanenti. Il problema è che prima eravamo 14/15 driver a turno per l’intera Torino, ora che siamo 25/30 facciamo meno consegne e di conseguenza veniamo pagati meno per la stessa copertura oraria.
Prima quanto riuscivi a guadagnare?
200€ al mese senza troppo impegno, 40 ore. Un lavoro perfetto, se non fosse per qualche problema per cui ci lamentiamo da giugno.
Che tipo di problemi?
La bici è nostra, la manutenzione è a nostro carico. Il problema è che per ogni sera di lavoro (2/3 ore) si macinano almeno 25 chilometri: la manutenzione diventa necessaria. Per quanto mi riguarda, il 20% del guadagno va in spese per la bici – e l’aggiusto da solo, altri vanno da ciclisti, spendendo di più. Si arriva ad un guadagno netto di 4 euro l’ora.
Ovviamente c’è nel contratto e lo abbiamo accettato, ma capisci che non immagini una spesa tanto elevata. Quello che abbiamo chiesto da giugno, senza ricevere risposta, è qualche officina a prezzi di favore in coordinazione con Foodora: niente da fare. Peraltro non c’è stato un confronto, ma una chiusura totale.
C’è poi la questione motorini: i driver hanno un rimborso benzina oltre allo stipendio. E qui arriva il problema: i chilometri per loro sono calcolati in linea d’aria. Credo di essere stato eloquente.
Scherziamo?
Giuro che è la pura realtà. La loro risposta è stata: “È un problema di Hurrier, non possiamo farci nulla. Sta a voi fare meno strada possibile”. Come se una piattaforma proprietaria non fosse modificabile. Praticamente ci hanno invitato a passare in mezzo ai palazzi (oppure ad ignorare i sensi di marcia).
Però, tolti questi piccoli problemi, è stato il cambio di profitto a far partire tutta la diatriba.
In realtà è più la mancanza di confronto. Una sharing economy non può essere trattata con rapporti di subordinazione. Sembra inoltre anche che non sia così in altre città (però le mie fonti non sono certe) [l’unica altra città italiana è Milano, NDA], sembra che siano meglio pagate e ci sia un clima particolarmente migliore. Praticamente noi siamo gli schiavi degli schiavi. Abbiamo continuato a cercare il confronto per 5 mesi abbondanti, alla prima manifestazione hanno punito due ragazze per educarne 57, impedendogli di dare la disponibilità per i turni di consegna. Di fatto, impedendogli di lavorare.
Parlami della manifestazione: com’è cominciata la protesta?
Con volantini nei ristoranti affiliati con Foodora. Sono arrivati i due responsabili intimandoci di smetterla, con la minaccia di chiamare i carabinieri. Poi è diventata una manifestazione vera e propria – stile corteo – da lì la punizione.
Come mai le due ragazze son state le prime ad essere punite?
Bastoncino piu corto, immagino. Non le conosco, quindi non saprei dirti esattamente: non so se ci sono stati altri fatti. Ora: perché ci stiamo licenziando? Al momento dell’ingaggio abbiamo dovuto pagare 50€ di acconto sugli oggetti che ci servivano per lavorare (portapacchi, giacca, maglietta, casco). Andando via tutti assieme, sono obbligati a ridarceli. Oltre alla necessità di cercarne altri, hanno un piccolo danno economico. Certo, è più significativo che pratico. Ma tanto me ne sarei andato lo stesso.
Parlavi di 25/30 persone attive nei turni: quante pensi che abbandoneranno?
Non saprei. Non lo stiamo dicendo esplicitamente sulla nostra chat di coordinamento, però piano piano qualcuno (sempre di più, nei giorni scorsi) saluta tutti e abbandona.
Ma come mai son riusciti a cambiarvi contratto? In pratica possono sfruttare il fatto che non siete esattamente “assunti”, o no?
No. Siamo assunti con un contratto Co.Co.Co. e il nuovo contratto è valido solo per i nuovi driver. Ma nella pratica lavorano solo loro: noi (con il vecchio contratto) adesso lavoriamo solo 20 ore (il minimo contrattuale) e basta, prima ne facevamo una quarantina. Una pratica secondo me molto patetica, e poco rispettosa nei nostri confronti, era continuare ad assumere gente in continuazione, nonostante fossimo più di 120.
Quindi, in pratica, scremare i “vecchi” per assumere nuovi driver con condizioni di lavoro più redditizie per Foodora.
Temo di sì. Con i nostri licenziamenti stiamo facendo il loro gioco, ma comunque non avrebbe senso continuare in queste condizioni.
Il problema è che, magari, anche se tra due mesi i nuovi driver se ne dovessero andare, Foodora troverà comunque persone disponibili a lavorare. C’è bisogno di lavoro, ma così diventa schiavismo bello e buono. Certo è che tra schiavismo e fare nulla, rimani schiavo: ma così il mondo è destinato ad una crisi infinita. Ormai il lavoro è una questione domanda/offerta, esattamente come una merce. Se ci sono troppe persone (e quindi troppa offerta) il prezzo è destinato a calare. Non voglio fare il Marx del nuovo millennio, ma non è altro che questo.
Aggiornamento: subito dopo questa intervista, Foodora ha risposto con un comunicato a tutti i suoi driver:
Cari collaboratori,
Avremmo preferito incontrarvi ma non essendo stato possibile ed avendo voi richiesto di ricevere la nostra posizione attraverso una newsletter abbiamo accettato questa modalità di comunicazione e vogliamo condividere con voi quanto è per noi possibile fare in relazione alla sostenibilità del nostro modello commerciale a Torino allo stato attuale delle cose.
Abbiamo ascoltato le numerose riflessioni comprensive di molte inesattezze, ma anche di utili spunti di discussione. Di conseguenza abbiamo lavorato per cercare di soddisfare quella parte delle vostre richieste che sono ad oggi per noi sostenibili senza pregiudicare le possibilità di sviluppo della nostra attività, con positive ricadute per tutti. Questo rappresenta un ulteriore investimento che l’azienda fa con l’obiettivo di sviluppare un business innovativo che potrà dare benefici a tutti.
Dal 1° novembre 2016 apporteremo alcuni miglioramenti alla nostra collaborazione:
– il compenso salirà a 4€ lordi/consegna invece degli attuali 3€
– abbiamo accelerato l’introduzione della convenzione per la manutenzione delle biciclette (50% di sconto sul listino presso le 3 officine convenzionate)
– Riorganizzeremo le modalità di comunicazione interna per la gestione dei problemi operativi attraverso un sistema di messaggistica dedicatoCogliamo l’occasione per ricordarvi che foodora per i propri riders, in aggiunta al compenso di cui sopra, da sempre versa regolarmente all’INPS e all’INAIL i contributi e i premi assicurativi che vi coprono in caso di ricovero ospedaliero, maternità e infortuni sul lavoro, senza dimenticare i contributi per la pensione. Inoltre per tutti i danni a terze parti durante l’attività, siete coperti da un’assicurazione integrativa a carico di foodora.
Siamo fiduciosi che questi miglioramenti aggiungano un valore concreto alla nostra collaborazione.Il team foodora
L’azienda ha nella pratica risposto a tutte le questioni sollevate dai suoi driver: aspettiamo futuri aggiornamenti sulla questione.
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