A bilanciare la pesantezza del personaggio ci penseranno Bainsley e Bob. Bainsley (Mélanie Thierry) è, almeno ai suoi occhi, una femme fatale: gli farà vedere con occhi nuovi il mondo digitale e farà riaffiorare in lui il suo concetto distorto di amore. Bob invece è un genio dell’informatica di appena 15 anni. Inizialmente si occupa solo di aggiustare il supercomputer per risolvere il teorema, ma in seguito parlerà a Qohen dell’insensatezza dell’universo facendogli vedere tutto con un’ottica più nichilista. Sebbene tra questi personaggi ci sia una buona alchimia e sebbene io ami la poetica del regista, considero The Zero Theorem il suo lavoro meno riuscito. Sono sempre aperto all’idea di rifare dei film per poterli girare con uno stile più maturo (basti pensare a J’ai Tué Ma Mère di Xavier Dolan, che anni dopo è diventato quel capolavoro di Mommy), ma di questo Brazil non ne aveva bisogno; per certi versi la modernizzazione si è tramutata in déjà vu. Insomma, Terry Gilliam ritorna a casa (in Umbria) portandosi un discreto flop al botteghino. In ogni caso, ripensare alla sua filmografia mi ha fatto venire voglia di vedere le sue animazioni del Flying Cyrcus. E mentre il DVD di The Zero Theorem si carica, penso che andrò a fare una preghiera per The Man Who Killed Don Quixote sperando che anche quello non si riveli un fallimento.
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