Recensiamo oggi una saga che annovera sotto il suo nome così tanti titoli da confondere l’umana percezione, il cui flusso è così continuo da essere stordente, ma che a conti fatti ci vede consapevoli di averne giocato almeno uno. Perché, chiariamo subito, senza se e senza ma, voi ne avete giocato almeno uno. Stiamo parlando della serie Worms, l’inno al massacro più goliardico mai esistito e certamente uno dei giochi che meritano la costanza con la quale l’azienda riesce a produrre nuovi episodi della fin dal 1995 (e scusatemi se è poco). Distinguiamo infatti questo gioco attraverso 4 generazioni, una che va dal 1995 al… ma giustamente a voi che ve ne frega delle date? Sono io che ho dato un fottuto esame e ho bisogno di enunciare criteri cronologici ad minchiam, mica voi. Passiamo dunque al dilettevole.
Tra i pro di Worms figura senza dubbio l’epicness dei suoi combattimenti, la varietà di armi pressoché infinita e la sana voglia di provocare dei ragazzi di Team17 Software (voi dite che 17 non è l’età minima? Vabbè, baffanculo, son ragazzi lo stesso). Il gioco si struttura in maniera brillantemente semplice, con un ambiente di gioco interamente modificabile dalle esplosioni delle vostre armi e delle mine antiuomo per non farci mai camminare troppo rilassati. Questi potranno apparirvi degli aspetti secondari, perché magari voi vorrete sapere della giocabilità, della compenetrazione poligonale, o magari della GGGGRAFICA, ma il bello di worms è proprio questo: esso è la prova che per fare un gioco divertente e valido non ci vuole la lacrima in alta definizione che scivola su una pelle che ommioddio che pelle che cade su un pavimento che vostra madre se volesse comprarselo dovrebbe fare gli straordinari fino alla fine dei tempi (notate che non ho fatto accenno alcuno sul tipo di professione che esercita vostra madre per acquisire il suddetto pavimento, indi ammirate la clemenza). Insomma, il punto è solo uno: è un gioco che si può giocare veramente a qualsiasi livello, dal pro al noob, ma che non ha tutte le pretese dei giochi di nuova generazione. Quasi mai.
Questo “quasi mai”, che ho messo lì apposta perché voi vi domandaste “ma perché quasi mai? Cos’avrà voluto dire?” e quindi io rispondessi che… vabbè per farla breve (maturità classica sto paio di palle), c’è un unico grande contro in questo piccolo gioiellino: i giochi di quarta generazione, nella fattispecie alcune strafottute versioni 3D. Per descrivervele vi propongo la seguente immagine mentale: immaginate uno sparatutto con la risoluzione in 240p e i personaggi alti la metà, metteteci un sistema di mira e controllo armamenti che va per i cazzi suoi (perché i ragazzi… adolescenti, quella roba là, ovviamente non lo sanno fare) e otterrete una versione 3D del gioco. Io ho guardato qualche recensione su YouTube e sono rimasto estasiato nel guardare questi recensori che quasi ansimavano nel provare a dire che il gioco era valido, mentre sembrava di guardare un quadro di Chagall dove i soggetti provavano a terminarsi tra di loro.
Ma ormai è la moda: senza che il gioco ti renda protagonista dell’azione, con una visuale a spalla e un mitra tra le mani, non viene più duro a nessuno. E quindi giù viagra virtuale di sparatutto dove… bè no in realtà la recensione finiva alla frase prima, però mi piaceva un sacco la definizione “viagra virtuale” e ormai avevo già iniziato la frase. Hasta la vista.
P.S.: per assenza assoluta di rispetto nei confronti della versione 3D, vi propongo un gameplay di una 2D. Se volete scoprire com’è la 3D, io non ne sarò in alcun modo responsabile.
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