Quando sei in ferie e ti puoi permettere di perdere tempo in attività apparentemente inutili, come setacciare l’hard disk del tuo pc alla ricerca di tesori nascosti, a volte si fanno scoperte di eccezionali.
Non è il caso del presente ritrovamento nei meandri del mio hd, che è solo una mia recensione/analisi del cazzo della canzone Tapparella di Elio e le Storie Tese scritta nel 2006 per nessun pubblico in particolare in un momento di scazzo particolarmente intenso (suppongo). Ritenendo una spreco lasciarla marcire lì, ve la ripropongo senza (quasi) modifiche rispetto al testo originale : stampatela e leggetevela sotto l’ombrellone. O fatevene quel cazzo che volete, insomma.
Oggi volevo dedicare la mia attenzione a una canzone, “Tapparella” di Elio e Le Storie Tese, che ha il rilevante merito di rappresentare con lucidità e acume un evento che ha avuto una parte marginale ma comunque rilevante nelle vite di ognuno di noi: La Festa Delle Medie. La Festa Delle Medie è un evento che non ha mai ricevuto celebrazione particolare nel mondo della cultura o da parte dei mass media, a differenza di altri eventi giovanili simbolici come la maturità per noi o il Prom per gli americani. Questo perché, mentre le superiori o l’università sono tendenzialmente glorificate come i periodi nei quali si entra nel mondo dei “grandi” e si vivono le prime esperienze “da adulti” con tutta una serie di riti su cui è stato detto fin troppo e che francamente hanno rotto un po’ le palle (la prima sbronza, la prima canna, la patente, la perdita della verginità ecc. ecc.), e dall’altra parte le elementari sono il regno dell’infanzia e di tutte le tematiche ad essa annesse; le Medie invece sono veramente un limbo del cazzo. Dai, non ditemi che sono l’unico che si ritrova con i compagni delle medie e pensa “Cribbio, se potessi rifare il periodo delle medie però con la mentalità che ho adesso, cazzo, ci sarebbe davvero da divertirsi!”. Eh ma non vale, perché alle medie tu hai la mentalità delle medie e ti comporti come uno delle medie, secondo tutta una serie di codici comportamentali che sono appunto quelli delle medie. Comunque le medie per una serie di motivi sono un periodo che io rivivo con forte nostalgia: periodo del cazzo, poco ma sicuro, però aveva il suo perché eh.
Ad esempio la Festa Delle Medie. Cioè una festa a casa di qualcuno delle medie, appunto, non è importante chi, dove c’è la gente delle medie e si fanno tutta una serie di attività. Perché il bello della festa delle medie è proprio la ricchezza di questi passatempi, che nelle feste che facciamo noi oggi non ci sono. Innanzitutto la festa di un 18-20 enne, per dire, non la si fa quasi mai a casa di qualcuno perché se per la festa delle medie è concesso che ci siano i genitori nell’altra camera e che magari vengono anche a portare i panini, a controllare che nessuno faccia cose poco consone per dei ragazzi delle medie e così via. E poi perché si sa che potrebbero succedere cose tipo rotoli di carta igienica imbevuti di alcool e incendiati, o gente che si cosparge il busto di mostarda, che invece nella festa di medie di solito non succedono. Perché comunque in una festa da 18-20enni cosa si fa? Si ingurgitano alcolici e si cerca qualcuna che ci stia, fondamentalmente, poi ci sono tutte le variazioni del caso ma lo schema di base è quello. Invece nella festa delle medie non c’è alcool e le tematiche sessuali sono declinate in tutt’altro modo. E quindi bisogna ingegnarsi in tutta un’ altra serie di rituali. Poi la Festa Delle Medie è rigorosamente al pomeriggio, di solito vigono ancora i classici orari “dalle 4 alle 7” ereditati magnificamente dalle elementari.però al contempo la differenza rispetto alle elementari c’è eccome, anche se alcuni elementi vengono ereditati pressoché uguali. Comunque di tutto il resto ne parla la canzone, quindi studiamola passo per passo.
“Tapparella” parte in medias res, senza preamboli. I “brufolazzi”,beh, come simbolo della pubertà, che però è una parola orrenda e quindi dico pre-adolescenza. La “Tapparella giù” che dà il titolo al brano, ha un significato ambiguo: da un lato, per chi è dentro, qualcosa che separa dall’esterno creando un clima un po’ cospirativo o malizioso; dall’altro, per chi è fuori, la barriera che ci separa dall’agognata festa delle medie, che è poi il leit motiv della canzone fino quasi alla fine. Tapparella è anche il modo con cui viene di solito chiamato l’anonimo narratore interpretato da Elio. “e Poltiglia” potrebbe essere il fango davanti all’entrata, il che preluderebbe un piano terra, oppure uno di quei miscugli tipo cocacola + fanta + succo alla pesca che non mancavano mai nella classica F.D.M (festa delle medie). “più ascella purificata” : in un colpo vengono evocati due dei simboli per eccellenza delle tempeste ormonali pre-adolescenziali: l’ascella maleodorante e le purificazione via deodorante spray per mascherarla! “ti ricordi che meraviglia la festa delle medie”: si rivolge a un interlocutore imprecisato (io credo il suo pubblico, anzi ne sono convinto) cercando di riportare alla mente quel periodo, inizialmente glorificato, con la sua manifestazione più tipica, ovviamente la F.D.M.
A questo punto parte il dialogo tra gli Amici Stronzi (nome che ho scelto io) e il Protagonista: “Tu non vieni!” : dopo l’introduzione siamo riportati nel vivo del periodo delle medie, con un rifiuto secco da parte degli amici di accettare la presenza del tapino alla festa “non importa, sai, ci avevo judo, ma se serve vi porto i dischi, così potrete ballare i lenti” balza all’orecchio la pochezza del tentativo di simulare un impegno con il judo (che tra l’altro è forse il più tipico tra gli sport fatti alle medie dalla gente che non è abbastanza figa da fare sport seri) , nonché il tentativo velleitario di rendersi gradito agli organizzatori buttando malamente lì il prestito di dischi come incentivo. La risposta è sincera e fortemente sentita: “Porta pure ma non entri!”
E da qui scatta la prima lagnanza del nostro eroe: “ma perché siete così …? Io che credevo, io che speravo… parteciperò….mi autoinviterò…dannata festa delle medie!” La maschera è gettata, la festa delle medie risulta fortemente agognata, per le implicazioni sociali che essa comporta, e probabilmente per la speranza di riuscire a limonare. A questo punto l’eroe non ci sta più: vuole partecipare alla festa, anche a costo di autoinvitarsi!
E in qualche modo ci riesce (il video lo ritrae che scende da un camino nell’appartamento della festa dopo aver scalato eroicamente il palazzo, ma ognuno è libero di immaginarsi una sua versione): la scena si sposta nel bel mezzo della festa. “Mi presento –BUUURP… eh, ciao ragazzi-“ Annuncia la sua presenza con un bel rutto!! “faccio un vento e vi cambio il clima” ovviamente è una splendida metafora del peto maleodorante, prodotto dall’incerto e timido ragazzo “temporeggio bevendo spuma” anche questa è una magnifica immagine: a chiunque sarà capitato di trovarsi un po’ emarginato in una festa e di bere qualcosa non per la sete ma solo per darsi un tono fingendosi impegnati. La spuma è una bevanda tremendamente buona, che in toscana la trovi nei bottiglioni per due lire ma che per qualche motivo dalle mie parti non si trova! Non saprei se a Milano, patria degli Elii, sia diffusa o no, quindi non è chiaro se la spuma fosse effettivamente una bevanda tipica da F.D.M. o se si tratta di una citazione un po’ esotica. (se c’è qualcuno di Milano o dintorni che legge, mi fornisca delucidazioni, grazie!)
“chiedo Fonzi(e) e mi danno avanzi.” Ormai appare chiaro al giovine autoinvitatosi che si trova emarginato dal nucleo di ragazzi fighi che mangiano Fonzi(e), le patatine al formaggio che a me hanno sempre fatto un po’ cagare ma che, con un nome così, ti danno per forza un certo tono; al derelitto vengono negate e offerti avanzi (delle Fonzi stesse o di qualcos’ altro, non è chiaro) in alternativa: oltre al danno la beffa! La reazione di costernazione non si fa mancare: “Cristo, perchè?” pronunciata da Elio con un enfasi che la carica di valori emblematici e esistenziali. Anche qui non manca l’ambiguità: potrebbe essere interpretata come una profanità gratuita oppure come un appello diretto al figlio di Dio, boh.
“Parapiglia, scatta il gioco della bottiglia!” trattasi del celeberrimo gioco, tipico delle medie, in cui ci si dispone a cerchio, si fa girare una bottiglia vuota due volte e i due che vengono indicati dalla bottiglia devono compiere blande azioni amatorie concordate in precedenza, di solito bacio sulla guancia o sulla bocca; più rare le slinguazzate. Esistono poi versioni più osè di questo gioco, ma quel barlume di puritanesimo che è in me confida che non possano essere praticati da ragazzi/e delle medie.
A questo punto si alternano le speranze del giovine emarginato e le crudeli negazioni da parte della allegra brigata di stronzi “se avrò culo potrò –tu non giochi- baciare – abbiam fatto le squadre prima – palpare – ma se aspetti tra un po’ finiamo – amare” . E’ evidente come il Nostro lasci volare un po’ troppo la fantasia (cosa comunque tipicamente da medie): già per il figo del gruppo sarà difficile, anche se non impossibile, guadagnarsi una palpata, figuriamoci un atto sessuale. Le risposte del branco sono un capolavoro: apparentemente tendono a giustificarsi e ad addolcire la pillola, in realtà è una beffa crudele, visto che il gioco della bottiglia non si fa a squadre!!!
“Si va beh, però poi balliamo” “Non ci rompere i coglioni!” e infatti già qui, di fronte al povero disgraziato che accetta la situazione proponendo una compensazione, cioè il ballo a cui sembra tenere particolarmente visto che l’aveva già proposto nella conversazione iniziale, gli altri rispondono con menefreghismo e volgarità! (per quanto ormai il termine “coglione” sia stato piuttosto sdoganato, anche grazie all’ex premier S.B. che l’ha usato per definire gli elettori di sinistra, per uno studente delle medie è comunque una parola piuttosto offensiva!).
“Sul piatto gira un geghegè, danzo da solo e me ne vanto, fantastico zimbello, io” Il geghegè è quel tipo di canzone/ballo che sicuramente avrete cercato di rimuovere, ma di cui conserverete qualche memoria negli anfratti del cervello. Io penso che danzare sul ritmo di un geghegè, specie se da soli, sia molto da sfigati. Il nostro eroe né è conscio, ma allo stesso tempo mantiene una paradossale fierezza per la sua posizione di emarginato: è uno zimbello, si, però un fantastico zimbello, mica uno zimbello del cazzo.
” Non consumerò… non deglutirò…questa amarissima aranciata” E’ arriva infine il momento della presa di coscienza, che darà luogo a una svolta fondamentale nella psiche del giovane, e forse nell’esito della festa. Il protagonista, che voleva andare alla F.D.M. ma che non è stato invitato, che si è autoinvitato ma che però viene trattato come una pezza da piedi, decide di non compiere l’atto che suggellerebbe definitivamente la sua condizione di “sfigato”: bere l’aranciata amarissima.
Qui permetterete una disquisizione, perché l’argomento la merita. Credo che il lettore medio di questo testo (non saprei bene come definirlo) abbia superato già da qualche anno il periodo delle medie, e forse ha bisogno di una rinfrescata delle regole non scritte di una F.D.M: in questo caso si fa riferimento alla graduatoria delle bibite. In una F.D.M. sono presenti svariate bibite (in bottiglioni da 1,5 l, ovviamente) e le più popolari, anche se in numero sostenuto, sono le prime ad eclissarsi e ad essere scolate. La regina delle bibite è ovviamente la Coca-cola, che bene o male la bevono tutti in grandi quantità. A seguire la Sprite, che è la preferita di una nicchia finto-trasgressiva, che verso 15 anni ascolterà solo i Nirvana e verso i 18 solo House; la Fanta, che incontra i gusti di tutti ma è meno popolare della coca, e la Pepsi, che non entusiasma quasi nessuno ma non fa neanche schifo. A seguire il Chinò, che gode della stima di un numero ristretto di fan, anche se per via del sapore un po’ arcigno è ancora ostica per uno studente delle medie; altre bibite borderline tipo l’acqua tonica, la lemonsoda, l’oransoda e il tè freddo. Poi l’acqua minerale, che la bevi solo se hai sete ed è finito tutto il resto. Meglio la gassata della naturale, comunque. Ma in fondo alla scala sociale delle bibite c’è ineluttabilmente lei, l’ARANCIATA AMARA, che fa schifo a tutti (a parte qualche rarissima eccezione che di solito la beve di nascosto), ma per qualche malato motivo di marketing viene comunque acquistata, o forse è scelta proprio per nobilitare in qualche modo le bibite borderline. Perché state sicuro che verso la fine della F.D.M. sul tavolo resteranno i già citati avanzi e l’aranciata amara (qui è addirittura usato il superlativo!). ok, fine dell’ excursus. In pratica questa frase sta a significare che era rimasta solo quella e lui rifiuta di berla.
A questo punto scatta il virtuosismo di Cesareo alla chitarra, dopodiché si sente sullo sfondo il seguente dialogo, tratto da alcuni degli amici stronzi e il narratore
N”Ue’, ciao, amici, come state?”
AS”Ciao, e allora, come stai?”
N”Bella questa festa eh?”
AS”Bellissima!”
AS”Oh, ma… mi fa piacere che sei venuto,
perché sai chi ti saluta un casino?
N”Chi?”
AS”STO CAZZO!!!”
AS”Cioè… sei un boccalone!”
Una tipica burla da studenti delle medie, che arricchisce il contesto.
La reazione dello sventurato è la seguente:
“Eh, va bè, che scherzo del menga, cioè, veramente, che intelligenza scarsa! Sempre questi soliti scherzi.” , notare l’accuratezza del lessico e della sintassi: menga è un espressione assolutamente da medie, così come l’uso di interlocuzioni “cioè” e “veramente” , specie se consecutive. Dopo partirà il monologo dello sventurato tapino, che fa un bilancio, seccamente negativo, di tutti i difetti della festa. Le frasi a presa diretta del giovane si alternano al commento di Elio.
”A me questa festa non mi piace – No –
è frivola, non mi va giù, – invitato no –
c’è della gente che non ci sta dentro – niente Fonzi no –
Non mi hanno invitato.
Non mi hanno dato le Fonzi – sul bicchiere no –
Sul bicchiere di plastica non c’è scritto il mio nome,
– niente nome, no – non si può fare
un ballo lento – ballo lento no –
un ballo forte – ballo forte no –
un gioco della scopa – la bottiglia no –
un gioco della bottiglia – gioco scopa no –
non si può fare niente,
non c’è amicizia, oh,
non c’è – amicizia no – convenienza,
non c’è – cortesia no – cortesia,
– convenienza no –
e arrivando non ho visto neanche
l’ampio parcheggio – ampio parcheggio no –
all’ingresso. Insomma, dai, basta, finiamola lì.”
Trattasi di un riassunto delle varie vicissitudini della festa, a cui si aggiungono dei topos come il bicchiere di plastica, il gioco della scopa, che con ogni probabilità è quello con le carte, e nel finale sfocia una presa per il culo delle pubblicità, soprattutto quelle radiofoniche e locali, palese quando parla di “ampio parcheggio”.
E ora il momento topico: l’eroe, sfottuto da tutti e impossibilitato a fare praticamente alcunché, pondera tra sé e sé un piano geniale: un’ altra festa! Notare come la voce si fa enfatizzata all’estremo e vagamente distorta.
“Basta! Questa festa è insoddisfacente, ma ne ho un’altra nella mia mente, una festa molto particolare dove saranno invitati tutti: molti amici, molti nemici, e anche Panino!”
Trattasi di un rifiuto della realtà che si apre a utopie immaginifiche: una festa immaginaria o un progetto di festa, dove non sarà soggetto di emarginazione e che avrà come special guest Panino. E il personaggio merita un’approfondimento, perché la canzone termina appunto con la ripetizione per 46 volte dell’ incitamento “Forza Panino”, che è diventato uno slogan dei fan di Elio e Le Storie Tese. La canzone non ci dà nessuna informazione su questo Panino, ma spesso nella versione live Elio ne parla, dicendo che Panino è un ragazzo che ha il potere di cambiare radicalmente una festa a cui partecipa: se la festa è brutta diventa bella, se è bella diventa brutta. Io me lo immagino come un personaggio ridanciano che passa la vita a presenziare a migliaia e migliaia di Feste Delle Medie.
Oltre alla canzone, esiste un capolavoro di video che illustra quanto ho già spiegato in modo sublime e volutamente esagerato, oltre ad aggiungervi spezzoni, come un finale a doppia sorpresa! Inoltre il video sembra svelare esplicitare alcuni sottintesi ed ellissi nel testo della canzone, ad esempio mostrando che il protagonista, interpretato da Elio, si vendica mettendo l’aspirina nelle coca cola, così che tutti gli altri la bevono, vanno in acido e affogano nella vasca da bagno. Molto post-moderno. Il video, dimostrazione lampante che non bastano tette, culi e macchine sportive per fare un bel video, lo trovate qui
Marchetta: se ti è piaciuto l’articolo, troverai molto di più nel mio libercolo “Anni ’90”, disponibile su Amazon e tutti gli store di ebook al prezzo di 10 goleador
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