È nato ieri un hashtag, ThisIsACoup, da alcuni adoperato per criticare la gestione da parte dei tedeschi e dell’Europa della crisi greca, con l’accusa di aver cercato di far cadere il governo Tsipras. Evitando di urlare al GOMBLODDOH o al colpo di stato come i grillini (ma non come Krugman, che appoggia l’hashtag, le cui posizioni sono in buona parte condivisibili), vediamo di parlare un po’ della faccenda.
Sulla questione greca ci sarebbe tanto da dire, e la controversia è tale che si finirebbe, con ogni probabilità, per avere torto in ogni caso. Molteplici sono le posizioni dibattute, e il fatto che la gran parte dei commentatori osservi la situazione attraverso il filtro preconcetto delle proprie ideologie personali non aiuta ad averne una chiara comprensione. Si potrebbe poi, di conseguenza, perder tempo anche a disquisire sulla progressiva trasformazione da supporto politico a tifo politico, di cui il popolo italiano è sempre più evidentemente preda, e che adesso condiziona anche la nostra visione del resto del mondo. Non avendo intenzione di fare niente di tutto questo, vi lascio qualche link se volete capirne di più: “La crisi greca spiegata” del The Post Internazionale mi è sembrato abbastanza buono, ma è da integrare con quest’articolo de Il Post, che illustra un’analisi parzialmente differente sul come sono stati impiegati i soldi che la Grecia ha ricevuto finora.
Per quanto riguarda invece le notizie di ieri e oggi, potete trovare qui e qui la riunione dell’Eurogruppo, qui l’ultima proposta della Grecia e qui l’esito della riunione dei capi di Stato europei. Notevoli critiche sono state mosse all’accordo: in particolare il Der Spiegel ne descrive la bozza presentata all’Eurogruppo come «un’umiliazione deliberata della Grecia» e «un decalogo di atrocità», il Guardian afferma che è crudeltà gratuita, mentre La Stampa lo definisce «ultimatum impossibile», dal momento che richiede al governo greco l’applicazione di riforme notevoli in soli tre giorni, e non si ha alcuna garanzia che Syriza accetterà. Per le specifiche dell’accordo, potete scaricare qui il pdf.
Bonus curiosità: pare che la Finlandia abbia chiesto in garanzia per i prestiti nientepopodimeno che il Partenone.
Bonus curiosità 2: vorrei sapere cosa pensano di questo nuovo accordo quelli di Stradeonline.it, che il 2 luglio, sarebbe a dire prima del referendum, avevano presentato un’analisi assai critica (ma condivisibile) dei provvedimenti richiesti alla Grecia.
Bonus curiosità 3: Un articolo di Limesonline sulla crisi greca ben più attempato, ossia risalente al 2012, che presenta notevoli parallelismi e una cartina ancora parzialmente attuale.
Ora, riassunto tutto per chi ha trascorso ibernato nella carbonite i mesi scorsi, veniamo al problema che più mi interessa: l’Unione Europea, che si trova tutt’ora, a dispetto dell’accordo raggiunto, in una situazione di merda (perdonate il francesismo). Perché? Innanzitutto perché le tempistiche per l’applicazione dell’accordo sono assai strette, e non è detto che le riforme richieste al governo greco vengano messe in atto nei tempo stabiliti, il che ci riporterebbe alla situazione di partenza. E toccherebbe nuovamente interrogarci su di un eventuale intervento russo o cinese – visto che la Cina era già sul punto di acquistare il porto del Pireo e, anche se è vero che al momento la Cina ha problemi finanziari, in caso di bisogno di soldi per la Grecia, senza l’aiuto europeo, Tsipras potrebbe sempre rivolgersi a Putin.
Poi, perché questa vicenda ha mostrato l’Europa per quella che gli euroscettici la dipingono: un’unione di burocrati e banchieri anziché di popoli. Senza scendere nei catastrofismi stile Fatto Quotidiano, che tira in ballo perfino l’ISIS, bisogna tuttavia riconoscere che l’impressione che questa vicenda ha dato è di un’Unione Europea dominata dalla Germania e interessata più ai soldi che all’unità. Nuove frecce per gente come Grillo, Farage, LePen, Salvini, e un gigantesco passo indietro per l’Europa intera – il cui fine, vale la pena ricordarlo, dovrebbe essere l’integrazione politica.
Integrazione adesso in dubbio. Avendo preso in ufficialmente considerazione una procedura di Grexit (temporanea o meno, poco cambia) l’irreversibilità dell’integrazione è andata a farsi benedire. Si è affermata l’idea che si possa uscire dall’Euro o dall’Europa. E si è così distrutto il concetto di stabilità, di progetto a lungo termine comune. Danneggiando la credibilità dell’UE, dell’Euro e di tutta la struttura, di tutte le ambizioni europee.
Tuttavia, come scrive Maurizio Ricci su Repubblica, «La vera tragedia europea è la Germania» (articolo interessante, lo consiglio). Perché si è posta come il cattivo della situazione, perché non ha affrontato seriamente la questione, perché i suoi falchi hanno mostrato di non essere disposti a parlare con nessuno (non dico coinvolgere almeno i paesi fondatori – che sarebbe stato buono e giusto -, figuriamoci tutti i membri dell’UE o dell’Eurozona, ma non sono stati in grado di trovare una linea comune neanche con la sola Francia) e hanno finito per imporsi arbitrariamente. E se l’Europa non è di tutti, ma è della Germania, perché i popoli degli altri paesi dovrebbero volerci entrare?
L’integrazione politica è adesso più in dubbio che mai, e ovunque: in Germania, perché i politici tedeschi non vogliono rinunciare alla loro posizione privilegiata (e perché il popolo tedesco ha ricevuto una rappresentazione oltremodo parziale della crisi greca), e altrove, perché si ha paura di rinunciare alla propria sovranità non in ragione di un benessere comune, bensì regalandola a gente che, come Scheuble, ne andrebbe tenuta lontana. Alle ultime elezioni, in Polonia, Ungheria e diversi altri paesi ha vinto una destra euroscettica. In Grecia invece ha vinto Tsipras, che per fortuna si è rivelato tutt’altro che desideroso di uscire dall’Euro, e per ora il problema dell’integrazione è rimasto quasi invariato. Una cosa lontana, meno auspicabile di prima ma ugualmente un obiettivo potenzialmente raggiungibile. Ma cosa succederà se in Francia alla prossima tornata elettorale la spunterà la LePen, o in Italia Grillo o Salvini? Che fine farà l’idea degli Stati Uniti d’Europa? La mettiamo sotto ghiaccio, congelata per cinque anni, in attesa di tempi migliori? A tirarla troppo per le lunghe, come stiamo vedendo già in questi giorni, un’idea si sfilaccia, e prima o poi si romperà.
Secondo me la cosa peggiore, in tutta la vicenda greca, è proprio questa: che il sogno di un’integrazione politica europea si è sfilacciato parecchio. Ha perso pezzi e credibilità – molto più della fantomatica credibilità che in Germania chiedono alla Grecia. Se è avvenuto qualcosa di simile ad un colpo di stato, dunque, non è in Grecia che è avvenuto, ma in Europa. Perché qualcuno ne ha preso il comando, senza chiedere il permesso a nessuno.
E sta facendo più danni che altro.
Bonus curiosità 4: un membro del board della BCE avrebbe detto ad un europarlamentare dei Verdi che bisogna cacciare la Grecia dall’Euro per educare gli altri paesi. Geniale.
Summary:
3 Maggio 2017
15 Marzo 2017
14 Marzo 2017
8 Febbraio 2017
9 Gennaio 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.