Oggi vi parlo un po’ di me. Io leggo fumetti da lungo tempo, molte testate della Marvel, ma amo un personaggio che viene considerato di nicchia rispetto agli altri: l’antieroe noto come The Punisher. La sua collezione completa più famosa consta di venti numeri e costa un bordello dal momento che è rarissima. Ciononostante la possiedo interamente. Ho visto tutti e tre i film (compreso quello con quel tronchetto di legno di Dolph Lundgren) e ovviamente non manco di vecchi numeri insignificanti acquistabili a poco prezzo. Come avrete capito, ogni volta che ne ho l’occasione cerco qualcosa che riguardi questo personaggio, come il gioco della PS2 che forse qualcuno ricorderà. Immaginatevi la mia faccia quando vengo a sapere che c’è un gioco per PS3. Oddio, davvero? Dove lo vendono? Perché non è già mio? Scoprii in tempri brevi che il gioco era stato realizzato esclusivamente per il playstation network e fui felicissimo perché io ce l’avevo, la playstation. Ma già allora dovevo capire che qualcosa non tornava.
Avrei dovuto evitare di farmi prendere dall’entusiasmo, non mettere immediatamente mano al portafogli e guardare The Punisher: No Mercy per ciò che realmente era: un’aberrazione mostruosa, una colata di merda increspata da venature di vomito riversata in una storia che non metterei neanche nei fumetti stessi, figuriamoci in una simile storpiatura. Ci avevano già provato con l’ultimo film, The Punisher: War Zone, a rendere questo personaggio assolutamente comico e per nulla credibile, ma qui siamo al colpo di grazia.
In realtà, la cosa che doveva spingere gli ignari utenti a comprare questo fantastico gioco era proprio la storia: scritta da Mike Deodato (che non fa il mafioso, bensì lo scrittore per la Marvel) ma brutta all’inverosimile. D’altronde è ovvio: un FPS che si basa su squartamenti con 15 armi diverse e vede come suo più accattivante boss un cafonazzo truciolato come può essere Jigsaw che storia poteva mai avere? Il risultato sono otto missioni offline e un’online semideserto, dove potrete aspettare ore esclusivamente per combattere con un sistema di bonus e malus surclassato da qualsiasi altro gioco, armi indecenti e frasi allucinanti senza nessun nesso con le azioni del giocatore. Ah, vale qualcosa il fatto che ci sia anche Barracuda, il gigantesco nero che potete trovare nei migliori porno d’America e come nemico del Punitore. Ma principalmente nei migliori porno d’America, a dire il vero.
Mi è dispiaciuto abbandonare il mio “aplomb” in favore di uno stile più incazzoso, ma mi sento truffato nel profondo (da cui potete dedurre che questo gioco sì, l’ho pagato). Che poi in altri casi si potrebbe dire: “sì ma che ti aspettavi, questi sono quei giochi dove uno compra per la firma”. Ma la firma di chi? Di un personaggio mediamente conosciuto, per giunta affossato da un film pessimo uscito neanche troppo tempo prima? Questo non si chiama investire, si chiama infierire. E che Punizione si può dare agli sviluppatori del gioco? Li prendiamo, li facciamo rosolare nella merda fino a che non diventa bella dura, dopodiché li portiamo in pubblica piazza e li issiamo su dei piedistalli. Grandi, immortali monumenti alle merde che sono.
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