Interrompiamo la naturale programmazione e la regolarità delle uscite per un’edizione speciale di Rimasti Puri Giocando. La notizia ormai è dilagata: LucasArts, acquisita qualche mese fa dalla Disney, chiude i battenti.
Chiamo a raccolta ogni nerd esistente sulla faccia della Terra, ogni maledetto smanettone che si ricordi gli anni tra il 1990 e il 1997, quei favolosi anni in cui un giovane con i capelli lunghi, il codino e l’espressione carismatica ci faceva sognare e ridere come pochi.
No, non sto parlando di Fiorello, bensì del più temibile pirata mai incontrato in tutti i Caraibi!
Avventurieri miei, smanettoni, amanti del punta e clicca e dell’umorismo, oggi ci è stato portato via un pezzo d’anima.
Quel pezzo aveva il nome di Guybrush Threepwood.
Tutto comincia nel lontano 1990, quando Ron Gilbert decide di creare per LucasArts The Secret of Monkey Island per Amiga e Atari in floppy disk. Qui nasce il nostro Guybrush, comparendo di punto in bianco nell’isola di Melée con la grande ambizione di diventare un temibile pirata a suon di duelli ad insulti, tesori nascosti e il furto di un idolo nella dimora della bella Elaine Marley, della quale si innamorerà. Un ottimo protagonista chiaramente ha bisogno di un altrettanto ottimo antagonista, ed ecco che fa la sua comparsa anche il pirata fantasma LeChuck, che rapisce Elaine e la porta su Monkey Island. Il nostro eroe, tra l’acquisto di una nave, il reclutamento di una ciurma, una pozione voodoo e un bel po’ di situazioni comiche riuscirà a sconfiggere LeChuck.
Tutto va a gonfie vele, così tanto che a distanza di un anno esce il secondo capitolo Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge, sempre dalla grande mente di Gilbert. In questo capitolo tutto inizia dalla fine, ovvero vediamo Guybrush che parla con Elaine delle sue ultime disavventure mentre è attaccato a una corda. Racconta quindi di essere alla ricerca del leggendario tesoro “Big Whoop” e che è stato posto un embargo sull’isola a causa di un vecchio scagnozzo di LeChuck, ovvero Largo LaGrande. Dopo una consulenza con la Signora del Voodoo e una bambola creata ad arte, LaGrande viene sconfitto, ma il feticismo di Guybrush fa sì che un pezzo di barba di LeChuck che si era tenuto cada nelle mani del rivale, con conseguente resurrezione in zombie vecchio antagonista pirata. L’unico modo per sconfiggere LeChuck è recuperare il Big Whoop e scoprire il segreto che nasconde, quindi Guybrush parte alla ricerca del tesoro tra una gara di sputi, un pappagallo chiacchierone, esplosioni che neanche Michael Bay e una calata di corda fino ad arrivare al punto in cui avevamo iniziato a giocare. Seguono rivelazioni familiari e inseguimenti, ma in fondo tutti sappiamo com’è andata no?
Passano 6 lunghi anni, Gilbert abbandona la Lucas Arts ed esce il terzo, rivoluzionario e più giocato capitolo della saga: The Curse of Monkey Island. Grafica rinnovata, in cd-rom, stesso epico umorismo. Iniziamo da dove avevamo finito, ovvero Guybrush che si imbatte nella battaglia tra Elaine e la ciurma di LeChuck mentre arriva a Plunder Island usando una macchina dell’autoscontro come mezzo galleggiante. Dopo aver disintegrato il pirata zombie con una palla di cannone Voodoo, il nostro eroe offre un anello alla sua amata non sapendo che è maledetto, trasformandola in una statua d’oro. Inizia così la ricerca di un modo per spezzare la maledizione (un altro anello puro) verso Blood Island, tra il furto della statua, delle scimmie pirata, il teschio parlante Murray, altri duelli a insulti, una gara di banjo e la favolosa nave “Cetriolo di Mare”, fino alla liberazione di Elaine e la cattura dei due da parte di un LeChuck redivivo per la terza volta. Torniamo di nuovo a collegarci quindi col secondo capitolo, quando riappare il parco dei divertimenti Big Whoop che in realtà nasconde la porta per l’inferno dove LeChuck rimpolpa le sue fila di servi dannati. LeChuck inoltre vuole trasformare Elaine in zombie, ma fortunatamente Guybrush riesce a sventare il suo piano, sconfiggerlo e a sposarsi la bella Elaine.
La serie riappare nel 2000, col motore grafico di Grim Fandango e i movimenti con tastiera. Una rivoluzione rischiosa che fa storcere il naso a molti, ma che fai, non lo giochi? Ripartiamo da Melée Island, dove dopo la luna di miele i nostri due affezionati scoprono di essere dati per morti. Elaine cercherà quindi di riprendersi il titolo di governatrice dell’isola, mentre Guybrush dovrà affrontare sia LeChuck (che ormai è alla quarta resurrezione) sia Ozzie Mandrill, un miliardario che vuole eliminare tutti i pirati dei Caraibi tramite L’Insulto Supremo. Tra una nuova nave (“E’ ROSA!”) l’accusa di furto con conseguente confinamento, intrighi politici, doppiogiochismo, l’incontro del suo se stesso del passato e una battaglia tra robottoni a colpi di Monkey Kombat, il tutto si risolve meglio delle aspettative.
Ricordo ancora quando mi arrivò la notizia che la Disney aveva acquisito la LucasArts: dissi “Speriamo che non tocchino Monkey Island”. In realtà hanno preferito far affondare tutta la barca. Guybrush avrebbe intonato:
“Il mio vecchio parlò un giorno a Tritone
e chiese: Perché tutto questo dolore?
Perché gli uomini non conoscono l’emozione?
e ora ho un amico nel…”
Sarà un vuoto incolmabile, che presto verrà spazzato via dal tempo e dai giochi solo grafica e azione. Manteniamone per sempre il ricordo, amici miei, insultiamo in modo adeguato alle circostanze, teniamo sempre a mente i nostri eroi e coloro che lo hanno accompagnato, mettiamo il theme come suoneria nei nostri cellulari, ma soprattutto teniamo vivo il piccolo e temibile pirata che è in ognuno di noi.
Alla prossima puntata, e ricordatevi che dietro di voi c’è sempre una scimmia a tre teste!
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