Ave, o piccoli imdiani.
La riflessione di oggi prende spunto da alcune osservazioni a proposito della psicoterapia, recentemente emerse al bar ehm con degli esimi intellettuali che mi hanno posto la seguente domanda:
Seriamente, come possono aiutarmi delle chiacchiere? Alla fine non sono cose che già so/che chiunque potrebbe dirmi? Sono solo gli psicologi-ciofeca che fanno così ed esistono percorsi diversi dal blaterare con un estraneo e sentirmi dire che ho un problema con le situazioni che non posso controllare? Perché dai racconti che mi sono stati fatti va sempre così, e viene facile pensare che allora consista proprio in quello.
Vi sembrerà strano, cari caprettini, ma la psicoterapia non è solo “blaterare con un estraneo per poi sentirti dire che hai un problema”. Sì, lo so che spesso avete sentito dire “sn stato dallo psico x 10 anny e nn è servito a 1 kazzo!!” ma ciò può dipendere da molti fattori. Innanzitutto, la persona stessa potrebbe non essere cosciente dei progressi che ha fatto: magari al momento soffre perché non riesce ad entrare nella taglia 42 come quando era giovane, ma senza gli anni di supporto psicologico sarebbe diventato un serial killer. Oppure -e qui la categoria dei miei colleghi dovrebbe fermarsi per una seria autoanalisi- effettivamente la terapia non ha funzionato. In questo caso (ma anche nel primo in misura minore, perché il paziente dovrebbe essere mantenuto consapevole dei propri progressi), il terapeuta in questione dovrebbe fare un esame di coscienza e dire: dove sto sbagliando?
Non è affatto un mestiere facile come potrebbe sembrare. La responsabilità è enorme (le persone ci affidano le loro vite) e il plagio e la manipolazione sono sempre dietro l’angolo. C’è un bisogno costante di aggiornamento, supervisione, confronto con colleghi per fare bene il proprio lavoro. Spesso quello che viviamo all’interno della relazione terapeutica non è conscio neppure per noi che stiamo dall’altra parte della scrivania, pertanto è molto facile attribuire la mancanza di progressi al paziente piuttosto che a noi stessi. Il controtransfert è il mix di sentimenti/emozioni/reazioni che il paziente ci suscita più o meno consapevolmente. Elaborare ed affrontare il controtransfert è una parte attiva del processo psicoterapeutico, ma spesso i miei colleghi se ne dimenticano. Vi faccio un esempio. Un collega si lamenta perchè il paziente non fa progressi e le sedute sono tutte una uguale all’altra: ok, ma tu dall’altra parte cosa pensi? Sei annoiato? Vorresti andare a casa a guardare la partita invece che ascoltare sempre le stesse menate? Vorresti strangolare il paziente con le tue mani? Be’, qualunque sia la nostra reazione non dobbiamo dimenticare che se c’è, ha sicuramente un motivo di esistere, quindi va interpretata e perché no, utilizzata nel corso delle prossime sedute.
C’è infine un’altra cosa che mi preme chiarire al pubblico. Non esiste LA psicoterapia; esistono MOLTE psicoterapie. Non le elenco tutte ma passiamo dalla psicoanalisi, alla terapia cognitivo-comportamentale, quella sistemica, quella familiare, quella gestaltista… ognuna di esse è caratterizzata da un approccio diverso, più o meno partecipato e direttivo da parte del terapeuta. Per intenderci: “aha…. aha…” seduto dietro di voi lo farà lo psicoanalista, mentre il gestaltista vi dirà: “ora immagina che questo cuscino sia tuo marito, picchialo, prendilo a schiaffi e urlagli contro tutto quello che senti”. Dopodiché si siederà con voi a bere una tisana tibetana sul tappeto dell’angolo relax nel suo studio. Il cognitivo-comportamentale invece vi darà i compiti da fare a casa come: “per sconfiggere la tua ansia sociale, domani devi entrare in 5 farmacie diverse e ordinare davanti a tutti un barattolo extralarge di Preparazione H”.
Non starò a sindacare sulla bontà dell’uno o dell’altro approccio (anche se mi prudono i tasti), ma sappiate che se avete intenzione di rivolgervi a uno psicologo potete basarvi anche su questo: volete un approccio più razionale, concreto e diretto al sintomo? Cognitivo-comportamentale abbestia. Volete scavare nel profondo delle radici del vostro malessere? Psicoanalisi. Volete fare i new-age psicodramma gioco di ruolo? Gestaltista. e cosi via… INFORNATEVY INSOMMA!!11 e se per caso siete già in terapia e vedete che le cose non vanno avanti, parlatene direttamente con il vostro terapeuta. Potrebbe perfino capitare che la soluzione sia di cambiare psicologo e rivolgersi a qualcuno che utilizza altre tecniche.
Io non voglio influenzare le vostre decisioni, quindi vi lascerò solo questo, poi decidete voi.
cordiali saluti
Oliver
Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
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Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
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