Un articolo che tratti di scienza, volenti o nolenti, conterrà sempre una qualche statistica, e pare opportuno che tutti riescano a capire di cosa stia parlando per riuscire a farsi un’opinione quanto più corretta possibile: in particolare un concetto che crea confusione è quello di rischio, che verrà spiegato in questo articolo.
Un’analisi condotta nel 2011 dal World Cancer Research Fund ha stimato che un consumo elevato di carni rosse lavorate aumenta del 17% il rischio individuale di ammalarsi di cancro del colon.[1]
Ancora oggi tuttavia l’Istituto superiore di sanità stima che il fumo di tabacco sia responsabile di un terzo delle morti per cancro e del 15% circa di tutti i decessi che avvengono per qualunque causa, provocando più vittime di alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme.[2]
Alla data del 31 marzo 2013 risultavano inserite in rete 2.638 segnalazioni di sospette reazioni avverse a vaccini con insorgenza nel 2012 pari a circa il 10% del totale delle segnalazioni da reazione avversa (27.688), che comprendono quelle riferite ai farmaci, letteratura esclusa.[3]
Tutti e tre questi esempi parlano di un rischio in relazione ad un certa pratica, e in tutti e 3 il rischio è presentato in maniera diversa, in quanto il primo esprime un aumento di rischio relativo, il secondo un rischio assoluto, il terzo un dato numerico.
Iniziamo dal primo, forse il più utilizzato: il rischio relativo. È probabilmente il più prono al causare fraintendimenti nei lettori meno esperti, in quanto è spesso rappresentato da grandi numeri: ad esempio il rischio relativo per tumore al polmone (di qualsiasi tipo) è del 2370% nei fumatori (ovvero aumentato del 2270%, pari a 23,7 volte[4]). Questo ovviamente non indica la probabilità di ammalarsi (anche perché ammalarsi al 2370% ha poco senso), ma quanto la probabilità di ammalarsi per quella causa sia aumentata dal fattore di rischio. Infatti questo valore è calcolato mettendo in rapporto i malati di cancro fumatori e i malati non fumatori, e que
sto non da nessuna indicazione sulla probabilità della singola persona di morire per quella causa. Dunque anche lo stralcio citato prima sulla carne rossa non indica che chi ne mangi molta abbia il 17% di probabilità di ammalarsi di cancro al colon, ma che la probabilità che questo accada è aumentata del 17%.
Il rischio assoluto utilizzato nel secondo articolo invece è il più facilmente capibile, anche se i risvolti del suo significato non sono così semplici. Infatti si dice che il 15% di tutti i decessi siano legati al fumo, il che è intuitivo: se fumo ho il 15% di probabilità di morire a causa del fumo. La vera domanda però sarebbe: rispetto a cosa? Già alla nascita abbiamo il 100% di probabilità di morire, sembra poco sensato parlare di un 15% in più dovuto al fumo. Qui il dato infatti è puramente osservativo, e ha minor valore predittivo. Il fatto che il 15% di tutte le morti sia legato al fumo non significa che fumare non faccia male perché “tanto di qualcosa si deve morire” (come dicono in molti), ma che questo 15% di morti sarebbe stato rimandabile di qualche anno se non si fosse fumato, ovvero si vanno a confrontare l’aspettativa di vita di un fumatore e quella di un non fumatore, e si nota che in media i fumatori, morendo a causa del fumo, vivono 10 anni di meno[6]
Mentre i primi due tipi di dato potevano ingannare se non compresi e contestualizzati, il dato grezzo è senza dubbio il più manipolabile. Infatti, teoricamente, questo tipo di dato non suscita dubbi in quanto “i numeri parlano chiaro”, ma anche qui è opportuno ricordare che i numeri grezzi hanno sempre un contesto di riferimento, e senza quel contesto è lecito pensare che chi ha estrapolato i dati stia cercando di fregarci.
È innegabile che 2.638 casi su 27.688 di reazione a farmaci siano dovuti ai vaccini, circa il 9,5%, e molti sarebbero sicuramente tentati di prendere questo succoso dato ed utilizzarlo per urlare che “i vaccini da soli causano il 10% di TUTTI gli effetti collaterali” o che “solo nel 2012 i vaccini hanno causato 2.638 reazioni avverse”, ma sarebbe fare il passo più lungo della gamba. Come in questo caso, quando confrontati con un dato numerico pulito è sempre molto consigliabile controllare il contesto. Ad esempio, il fatto che il 10% delle reazioni avverse siano dovute ai vaccini potrebbe essere dovuto al fatto che la campagna anti-vaccinazioni, che purtroppo ha recentemente preso piede, metta tutti sull’attenti e più inclini a segnalare qualsiasi sintomo comparso in seguito alla vaccinazione, senza per forza un rapporto causa-effetto, rispetto a quanto non possa succedere con altri farmaci.
D’altronde anche il dato numerico, che appare elevato con le sue 2.638 unità è irrilevante se corretto secondo ulteriori dati[7]: infatti nel 2012 sono state somministrare ben 18.900.000 dosi, che fanno impallidire il piccolo 2.638, e riducono le reazioni avverse da vaccino ad un misero 0,014%. Se infine si considera che di tutte le segnalazioni in esame solo 329 fossero gravi (gran parte delle non gravi consistono soprattutto in febbre e in dolore o gonfiore dell’area di iniezione), ecco che il dato perde quasi completamente di significato ideologico.
Insomma, quando confrontati con un qualsiasi numero, soprattutto se questo racchiude il significato di uno studio, è sempre opportuno valutarlo in base al contesto da cui è tratto, senza per forza modificare le proprie abitudini ad ogni articolo sensazionalistico che il pessimo giornalismo scientifico italiano dei quotidiani nazionali ci propone, e soprattutto senza aderire ideologie antiscientifiche che pensano di convertire le masse utilizzando numeri sparati in libertà.
Vengo da Prato, classe 1994, studio medicina a Firenze e scrivo articoli più per senso civico che per amore per la scrittura. Sono sempre stato appassionato di scienze, dall'astronomia alla zoologia, ma come lascia intendere la mia "carriera" sono particolarmente affascinato dall'ambito medico-biologico, e vista la pessima informazione in questo senso che viene fatta in Italia, mi sembra doveroso cercare di riportare il più fedelmente possibile le scoperte più recenti, o spiegare perché certe teorie che girano su internet siano poco più che truffe. Per il resto ho il pallino dei giochi di ruolo (da tavolo e videogiochi) e dei dank memes ma mi diverto anche a pasticciare in cucina.
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Vengo da Prato, classe 1994, studio medicina a Firenze e scrivo articoli più per senso civico che per amore per la scrittura. Sono sempre stato appassionato di scienze, dall'astronomia alla zoologia, ma come lascia intendere la mia "carriera" sono particolarmente affascinato dall'ambito medico-biologico, e vista la pessima informazione in questo senso che viene fatta in Italia, mi sembra doveroso cercare di riportare il più fedelmente possibile le scoperte più recenti, o spiegare perché certe teorie che girano su internet siano poco più che truffe. Per il resto ho il pallino dei giochi di ruolo (da tavolo e videogiochi) e dei dank memes ma mi diverto anche a pasticciare in cucina.
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