Cari lettori,
non ci si sente da quella settimana fantastica che fu l’anti-hipster week, peraltro foriera di immense soddisfazioni oltre che di immense lulz (ho sentito distintamente una pozza di sfiga trasudarmi dai pori mentre scrivevo questa cosa delle immense lulz, ma non importa, andiamo avanti).
Dicevo, non ci si sente da allora, ma è tempo di lasciarsi indietro il passato, dimenticare per un po’ le minchiate di cui sopra e concentrarci di nuovo su altre (a sfondo scientifico, ma pur sempre minchiate) che mi volano in giro per il web incontrollate.
Una storiella che piace moltissimo ai complottisti dell’internet, quella razza di cui andrebbe isolato e distrutto per sempre il gene fallato, è quella dei Terribili Et Spaventosi Cadaferi Che Più Non Dicompongono.
‘sta roba gira di bocca in bocca dagli anni dei figli dei fiori, simpatici esserini a cui forse possiamo imputare la responsabilità di ciò, e adesso anche di tastiera in tastiera. Negli anni ’70 erano i soldati morti in Vietnam a non decomporsi, ovviamente davanti agli occhi increduli e tipo troppo cucina biologica dei Vietcong, che non si capacitavano di quanta schifezza conservante potesse essere racchiusa in un solo corpo morto. Questa favoletta non so come sia nata, non sono riuscita a capirne le esatte dinamiche, ma mi piace immaginare il tutto così come appena descritto. Quel che so di per certo è che, come menzionato sopra, la colpa di cotanto orrore si attribuiva al vituperato stile di vita all’ammerigana e in particolare ai cibi industriali ricchi di conservanti, che agirebbero magicamente come una specie di preservatore eterno, come se anche i prodotti contententi conservanti non scadessero e non diventassero schifosamente immangiabili dopo un po’. Ma vabe’.
Viene da sè che da allora i maggiori diffusori di questa teoria sono divulgatori e sostenitori a vario titolo di diete naturali et similia, tipo questi: dei geniacci che non hanno nemmeno la decenza di evitare citazioni di Albert Einstein schiaffate in testata. Esempio international: questi scemi qui, che zitti zitti ti infilano pure un po’ di autopromozione delle loro belle pilloline di erbaccia delle aiuole frullata.
Si sa, al peggio non c’è mai fine, quindi la bufala ha iniziato a viaggiare anche tra gente a cui del cibo macrobiotico e della critica al sistema non frega proprio niente, tra cui anche un mio amico che, sapendo della mia insana passione per tutto ciò che riguarda cadaveri, seppellimenti e roba varia, mi è venuto a domandare “ma oh, che storia è questa?”.
Questa Oscura et Macabra Leggenda viene infatti ripresa anche da trasmissioni tv che fino all’altro ieri consideravo, se non proprio inattaccabili (visti i molti difetti e la faciloneria che tutti li impregna), almeno decenti.
Calza a pennello l’esempio delle Iene, che non molti mesi fa propose ai telespettatori questo servizio.
Il video che vi ho linkato è integrale, ma per coglierne i punti salienti e evitare di sorbirvi cinque minuti buoni di vaghe chiacchere da bar tra Agresti (la Iena di turno) e uno scommettiamo preparatissimo ispettore cimiteriale potete saltare direttamente al minuto 02.15, dove si vede uno dei famosi cadaveri che secondo i testimoni presentati nel servizio e secondo la tesi di partenza che i nostri nerovestiti non si sognano neanche per un momento di verificare leggendo, che so, dico una cosa assurda a caso, un articolo scientifico, dovrebbe essere ancora integro perché maronna ro carmine comare Santina qui i morti non si sognano proprio più di diventare la pappetta purulenta e incoerente che tutti ci aspettavamo e quindi dove minchia li mettiamo mò tutti ‘sti cadaveri e finisce che quando non c’è più spazio all’inferno i morti camminano sulla Terra e…
Ma dicevamo: innanzitutto non si capisce perché, se questi cadaveri non sono decomposti, quelli di Italia 1 abbiano sentito il bisogno di scrivere all’inizio del servizio una cosa come “il contenuto di questo video è adatto esclusivamente a un pubblico adulto”. Secondo, come tutti voi potrete facilmente notare, quei cadaveri sono ben lontani dal non essere marci e stramarci: si vede benissimo che quando vengono tirati su hanno la consistenza di un quarto di bue bollito per sei giorni. Certo, non si presentano come un mucchietto di ossa o come la poltiglia dimmerda che forse alcuni di voi si aspettavano, ma da qui a dire che sono ancora tutti belli belli grazie agli additivi di mamma McDonald’s mi sembra che ce ne corra.
Approfondiamo un po’: il presupposto perché un cadavere si decomponga è la proliferazione batterica e entomica necessaria alla disgregazione dei tessuti, i quali costituiscono il gustoso pasto di, appunto, batteri e insetti. L’unico modo per evitare la decomposizione è conservare il corpo in un ambiente che impedisca questo genere di proliferazioni, ad esempio in ambienti estremamente freddi, secchi (la mancanza di umidità e quindi di acqua, base stessa della vita, impedisce lo svilupparsi di colonie biologiche), o chimicamente non idonei, ad esempio dei contenitori colmi di formaldeide. Come dicevo prima, le mie merendine al cioccolato possono anche essere farcite di additivi, ma ciò non toglie che dopo dieci anni dalla scadenza, se mi azzarderò a mangiarle, probabilmente sapranno di merda e mi faranno scaricare un’immane quantità della stessa nel water, quasi sicuramente in forma di morbidezza spinta anche nota come diarrea. Quest’ultima cosa in particolare accadrà perché quelle merendine, in questi dieci anni, saranno diventati un ricettacolo di microrganismi.
Stessa cosa succede a noi. E infatti questa presunta emergenza dei cimiteri pieni e via dicendo non viene ripresa da nessuno che si occupi dall’argomento in modo serio, che continua infatti indisturbato a esaminare il grado di disfacimento dei corpi per capire epoca di morte e altre facezie del genere, cosa che non sarebbe affatto possibile fare se tutti noi che mangiamo cibi industriali arrivassimo nelle mani di becchini (e della polizia scientifica, nel peggiore dei casi) freschi e inintaccati come dei manichini.
Gli specialisti e scienziati di cui sopra se ne battono talmente tanto le balle di questa storia che non si sono neanche preoccupati di voler fornire un parere informato a una povera articolista che, seppure abbia studiato questi argomenti a più riprese nel corso della sua carriera accademica, aveva pur sempre voglia di fregiarsi dell’opinione di qualcuno di titolato. Niente, nada, sciò. L’unica persona che mi ha voluto dare retta è una ragazza svizzera esperta in materia, amica di un’amica, che dopo aver inquadrato la questione e aver passato un fine settimana a spulciare articoli (scientifici, ovviamente) mi ha dato la risposta qui riportata, che non traduco perché so che siete intelligenti e saputi, perché le citazioni è sempre meglio riportarle nella lingua in cui sono state formulate, e perché non c’ho voglia.
“This statement cannot at the present be confirmed by any published scientific paper. Additionally, the rate of decomposition of the human body is affected by a multitude of factors, ranging from temperature and humidity to insect population, scavengers, or type of grave. The pattern of decomposition is similarly variable and the impact of food preservatives would therefore be impossible to observe in uncontrolled conditions.”
Tutto chiaro? Se ancora aveste qualche dubbio, guardate questa gallery. E bon appetit.
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