Qualche giorno fa mi sono reso conto che una parte di me, anziché maturare e diventare adulta, si è trasformata negli anni in qualcosa di mostruoso, orribile e raccapricciante. Parlo della mia cultura politica, intesa come espressione di due fasi distinte che formano in una persona una certa dose di consapevolezza e pensiero critico. La prima fase è la ricezione di informazioni (un nuovo governo, le esternazioni di un ministro, le proposte di legge di un gruppo d’opposizione); la seconda è l’elaborazione di una reazione del tutto soggettiva che si esplicita in opinioni durante i dibattiti con gli amici o in post e commenti sui social network. Si noti poi che questi due passaggi sono applicabili anche per notizie di cronaca, cultura, sport…
Ora, io avverto di avere un problema localizzato nella seconda fase. L’ho capito mentre cambiavo la mia foto-diario di Facebook, togliendo la foto del On. Barbato che inveisce contro l’On. Cusumano (il quale viene colto da un malore) per sostituirla con la pubblicità di Poltrone&Sofà, in omaggio all’Oscar vinto da Sabrina Ferilli. Mentre cliccavo “pubblica” mi sono reso conto che fino a pochi anni fa difficilmente avrei tollerato tanto becerume, e anziché osannarlo come stavo in effetti facendo l’avrei invece condannato con dure sentenze come: “Scandalosa la classe politica: andatevene a casa.” oppure “Quella cagna della Ferilli è buona solo a fare la burina, e infatti nel film è convincente”. Attenzione: non vuol dire che a 18 anni fossi un bacchettone; anche io ho riso – e tanto – con il black humor, con i video di Mosconi e con i primi exploit di Diprè. Eppure erano questioni riguardanti gente comune, persone diverse in quanto tendenzialmente peggiori di me. Supponevo invece che il ruolo di parlamentare dovesse comportare qualità importanti. Quando invece vedevo delle scimmie sventolare le mortadelle in Parlamento, mi partiva l’embolo e altro che ridere: mi incazzavo come un kamikaze a cui si spezzano tutti i fiammiferi.
Qualcosa, a un certo punto, si dev’essere rotto. Credo che la causa sia dovuta ad un trauma latente e celato, ovvero l’accumularsi della consapevolezza che non esista forza politica con un livello di serietà e competenza che sia soddisfacente per gli standard di un Paese civile. A forza di incazzarsi, la mia psiche non ha più retto e ha nascosto la rabbia ponendomi un filtro che rende ai miei occhi il mondo politico un grande spettacolo di Monty Python. Non a caso, la mia prima foto-diario di Facebook rappresentava lo schermo della Camera dei Deputati durante le ultime elezioni del Presidente della Repubblica; diceva: “Bersani Pierluigi non ha risposto”.
Credo che questo trauma non solo esista, ma abbia colpito molte persone. Guardo le foto di un amico che abita a Roma. Quelle più importanti, in ordine di mi piace crescente, appartengono allo stesso argomento:
A questo punto dovrei dire che il mio amico non è un fan di queste orrende persone. Eppure lo è. Però non lo è. E non lo sono io, ma lo sono e ho cliccato mi piace. Ed è solo un esempio in una serie di eventi che mi han fatto applaudire le peggio cose che capitano dentro e fuori il Parlamento. La malattia si estende ineffabile tra la gente, nel tempo. Roberto D’Agostino, con Dagospia e la rubrica fotografica Cafonal, sono forse contemporaneamente il focolaio iniziale e lo stadio limite della pandemia.
Non mi rimane che ritenermi fortunato del fatto che la mia fase-2 si sia corrotta soltanto ora, e non già ai tempi dei grandi exploit di Berlusconi ( su tutti, “La proporrò nel ruolo di…Kapò!”). Tremo al pensiero che il trauma mi porti a ridere di tutto. Nel frattempo continuo a leggere i giornali e a guardare i talk show. Ogni tanto mi lascio andare a sottili opere di trolling sulle bacheche di qualche politico di bassa caratura, come un ex-onorevole della Lega, mio concittadino, che semmai verrà nel tempo ricordato, sarà solo per aver augurato a Niki Vendola di rimanere incinta. Ma il trauma psicologico va oltre i miseri flame su Facebook, ed ora sogno di aprire un locale interamente dedicato alla Democrazia Cristiana. Lo chiamerò Balena Bianca o Prima Repubblica, non ho ancora deciso, ma so che avrà le fotografie di Merzagora e Tambroni nelle toilette e i nomi degli altri grandissimi sui menù.
Tipo che il panino Andreotti avrà dentro cetrioli, senape e arrosto insapore.
Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
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Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
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