Una lunga fase di crescita e perfezionamento iniziata quasi cinque anni fa, vari cambi di line-up attorno al nucleo iniziale composto dal cantante e bassista Giacomo Buonarroti e dal chitarrista Luca Nigro, poi la formazione definitiva, una buona attività live nell’area della capitale ed un buon successo nell’ambito di vari concorsi caratterizzano la storia dei Kubyz. Grazie a degli arrangiamenti guitar-based potenti ed evocativi, a testi introspettivi e legati da una condivisa analisi introspettiva ed a tratti nichilistica della vita nella società odierna e nonostante la giovane età dei componenti, la band emergente è tra le realtà dal sound più maturo dell’ambiente musicale romano: in occasione dell’uscita dell’EP “L’Eco Di Un Urlo“, prima fatica in studio dei Kubyz, li abbiamo raggiunti per saperne di più su questo interessante progetto.
Partiamo subito con qualche domanda sul vostro primo EP, “L’Eco Di Un Urlo”: sette tracce per ben trentadue minuti di musica, un lavoro decisamente più corposo della media, quasi un intero album. Come mai la scelta di un EP? Qual è stata la genesi del lavoro?
Abbiamo preferito impostare il nostro primo lavoro pensandolo come un’opera ben definita in termini contenutistici, al punto da poterlo considerare un “mini-concept album”. Durante la realizzazione dei brani abbiamo maturato l’idea di sviluppare le tracce partendo da riflessioni riguardanti tematiche sociali o autobiografiche; esistenziali e antropologiche. “L’eco di un urlo” ha molteplici significati e si declina in numerose sfaccettature.
Il disco è il nostro biglietto da visita, è la rappresentazione del nostro relazionarci alla realtà facendo dell’arte uno strumento di riflessione… da qui la scelta di sviluppare un ibrido del genere.
Il vostro lavoro denota una cura particolare nella creazione di arrangiamenti efficaci, complessi, ma diretti, in cui ogni passaggio è ben studiato. Quanto incide ogni membro della band nel processo creativo dietro ogni brano?
Ogni componente ha il suo ruolo preciso, sta a lui mettere il pezzo del puzzle al posto giusto, senza forzare la mano. Non sono ammessi protagonismi o velleità di alcun genere, l’alchimia fra gli elementi è la chiave di tutto. Quando in un progetto i membri si trovano sulla stessa linea d’onda si procede a passo svelto, ognuno ha il suo posto, unico e fondamentale.
Il sound dei Kubyz attinge pienamente a tradizioni estere, andando a trarre ispirazione da atmosfere prog e post grunge, unite ad un cantato in italiano che ricorda quasi i primi Timoria di Renga. Quali sono le vostre influenze principali?
Le influenze sono infinite. Abbiamo sempre ritenuto essenziale non partire con un’idea stilistica aprioristicamente determinata. La cosa migliore, per noi, è la spontaneità. Potrei comunque citarti gruppi “maestri” come Porcupine Tree/Steven Wilson, Nirvana, Snarky Puppy, Tool, Limp Bitzkit, Radiohead, Queens Of The Stone Age.
A cosa è dovuta la scelta di cantare in italiano?
Abbiamo nel repertorio alcune tracce in inglese, ma principalmente abbiamo deciso di optare per la lingua nostrana considerando il fatto che i brani tengono ad esprimere concetti astratti o di natura esistenziale che devono essere ben recepiti dal pubblico.
Inoltre la scelta è anche legata ad un discorso di originalità: come hai detto tu il nostro suono si rifà molto a tradizioni estere, ed dal mash up di queste con la lingua italiana pensiamo possa generarsi un prodotto innovativo, più fresco di quanto non sarebbe se cantato in inglese.
Da vincitori dell’Emergenza Festival Lazio 2014, cosa ne pensate dei contest? Sono una vetrina adeguata per le band emergenti, al giorno d’oggi?
La verità è che i concorsi, per quanto la maggior parte delle volte non portino a nulla di promesso, sono un’ottima circostanza dove imparare dagli altri, scambiarsi idee e talvolta capire che la strada del musicista è lunga e tortuosa.
Vi sentite parte di una scena, nella capitale o in Italia? C’è qualche band con cui vorreste particolarmente collaborare o condividere il palco?
Più si suona e più ci si fa le ossa, e dopo due anni e mezzo di concerti il nostro nome si è affermato nella realtà musicale della zona. Per quanto riguarda la scena viterbese e romana, infatti, abbiamo il nostro seguito.
E in ultimo, beh… Magari dividere il palco con una band come i Verdena.
Progetti per il futuro?
Da Febbraio abbiamo intenzione di organizzare un tour con diverse date in occasione dell’uscita del disco. Girare il più possibile è l’obbiettivo, vogliamo far sentire a tutto lo stivale la nostra voce.
Dopodiché, distribuito il nostro biglietto da visita, seguirà la realizzazione di un album con un nuovo suono, sarà la nostra prossima fase evolutiva, ma di questo ne parleremo più avanti.
L’EP “L’Eco Di Un Urlo” dei Kubyz è disponibile su Bandcamp:
Chitarrista per passione, studente di Medicina nelle restanti 23 ore della giornata. Se non esistesse la musica, probabilmente non avrei validi motivi per alzarmi dal letto al mattino; sfrutto questi spazi per dirvi la mia.
22 Maggio 2017
19 Marzo 2017
11 Marzo 2017
23 Febbraio 2017
22 Febbraio 2017
Chitarrista per passione, studente di Medicina nelle restanti 23 ore della giornata. Se non esistesse la musica, probabilmente non avrei validi motivi per alzarmi dal letto al mattino; sfrutto questi spazi per dirvi la mia.
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