Il mercato del lavoro è in un momento di forte stagnazione, e mentre alcuni mestieri vengono abbandonati (sigh, niente più calzolai nel quartiere), altri si trasformano con l’avvento delle nuove tecnologie (vedi fruttivendolo che spedisce i pomodori su Ebay/no vabbè questa l’avevo scritta per scherzare ma…). Altri ancora il mestiere se lo inventano proprio: ecco come nasce la compravendita di pagine Facebook.
Per fare cosa, vi state chiedendo? Chi non ha sempre sognato di avere accesso diretto a 40/50 mila cretini per pubblicare immagini comiche e ricevere tanti tanti “mi piace”: è il massimo dell’appagamento! Non vi convince?
E bravi, l’avete capito: le pagine di Facebook servono ad alcuni gestori di siti per avere accesso continuo ai loro portali e incassare soldi con la pubblicità. Quanto?
Un bel gruzzoletto! Oppure, perchè limitarsi a vendere?
Sono amministratore di una pagina che attualmente ha oltre 565 mila fans.
Se io nel mio stato mettessi un link ad un’orario in cui molta gente è connessa, sicuramente sarebbe un’ottima pubblicità.
Se io calcolassi 0.0001 euro (che secondo me son pochi) per ogni persona, sarebbero 56,5 euro
Una cinquantina di Euro per status, ed è fatta! Se avete aperto il link avrete letto anche il giusto ragionamento: la pubblicità va venduta a chi interessato, per cui altri utenti consigliano di comprare spazio per le proprie inserzioni in pagine specializzate nell’argomento (scommesse sportive in una pagina di calcio, e non di cucina, ad esempio). E’ un mercato “nuovo” ma che già ha le sue regole.
Probabilmente molti di voi dopo aver sperimentato la sindrome da “Mi piace” compulsivo, si sono ritrovati una bacheca del genere. Se non lo avevate ancora capito sono specchietti per arrivare ai soliti siti di informazione, farlocca o meno (Fanpage, Today, Lettera43, quelchenonsapevi.it, notipedia, noncipossocredere…). In fondo non c’è niente di male, penserete voi: un modo come un altro per lucrare sulla stupidità delle persone promettendogli modi per dimagrire o la figa di Belen.
Nì: se da un lato è immorale dare agli utenti contenuti che non desiderano dopo averli adescati in modo ingenuo, a questi è sempre data la possibilità di togliere il like dalle pagine incriminate. Ma il vero punto di svolta in questa faccenda è l’impiego di certe pagine per dare informazioni sbagliate, o fomentare le masse con le solite uscite populiste: due esempi tra i tanti Tutte le malefatte della Casta e Noi che odiamo i politici italiani. Fatto ancor più grave se teniamo conto che una ricerca ha dimostrato che le persone continuano a credere alle notizie false trovate sul web anche dopo le dovute smentite (rompendo discretamente i coglioni con il loro “L’HO LETTO SU INTERNET!“).
Dopo esserci scandalizzati abbastanza alleghiamo due ulteriori considerazioni: 1) è nato parallelamente anche un mercato di fan per le pagine, che sfrutta network di collegamenti e inviti folli a destra e manca. Il rischio qui è di entrare in un circolo vizioso in cui prima ci si compra i fan e poi si rivende la pagina per la pubblicità. Il top dello spam insomma…
2) La risposta di Facebook a tutto questo è ridicola: se da un lato il sito si premura di eliminare la pagine che adescano fan col “likejacking” (ossia con mascherine fasulle su siti esterni con la promessa di vedere la solita notizia incredibile), dall’altro il social network ha dato la possibilità di aggiungere amministratori alle pagine con la sola funzione di “analista di insights”. In poche parole si può consentire l’accesso ai dati reali del traffico a una persona intenzionata a comprare la pagina: come quando si mostrano i libri contabili per vendere un’attività.
Bene, detto questo è il momento di ringraziarvi: anche voi entrando in questo sito avete contribuito a finanziarlo con la pubblicità, l’unica differenza dagli altri siti è che almeno crediamo di avervi fornito un contenuto utile. Se così non fosse sappiate almeno che i proventi saranno utilizzati per finanziare missioni di sterminio e sperimentazioni su animali indifesi.
Ecco un’ultima immagine per ringraziarvi: a presto!
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