L’altra notte stavo guardando l’ultimo video di Diprè ed essendo quella sera piuttosto riflessivo mi son detto…
Chissà, forse in futuro la gente si ricorderà più di Diprè che di artisti che oggi stanno tentando una nuova strada. D’altronde fa una cosa che molti artisti hanno fatto in passato: dà volto/voce ai poveri/casi umani. Non è forse vero che Caravaggio ritraesse spesso puttane e proletari? Vogliamo poi parlare di Van Gogh e del suo periodo tra i minatori? E il periodi blu e quello rosa di Picasso? Senza contare tutti i romanzi incentrati sulle storie di “falliti”, dal “Ciclo dei Vinti” di Verga ai romanzi di Zola.
Solo che “all’epoca” era più facile insultare un Diprè. D’altronde un film come “Ladri di biciclette” è un indubbio capolavoro (anche se dà voce al lato fallimentare del mondo, come fa Diprè d’altronde), ma oggi il senso estetico è venuto meno (quindi la telecamera fissa dei suoi video va benissimo), il buonsenso anche. In libreria Fabio Volo e Dostoevski sono spesso vicini (anzi, spesso il primo ha un reparto speciale visto che è più venduto); la gente viene continuamente tempestata di immagini, quindi che cazzo se ne fa il cittadino medio di un pittore paesaggista? Tanto qualunque stronzo è in grado di digitare “Himalaya” o “Sicilia” su Google e convincersi di averne colto la bellezza, a che serve andarci anche? A che serve guardare un dipinto dove si tenta di capire l’emozione dell’autore di fronte alla natura? “E a me che cazzo me ne frega a me di Turner, tanto c’ho internet!” (link related).
Il problema poi è che gli intellettuali si sono chiusi in un bunker, non riescono dunque ad individuare il problema né tanto meno a risolverlo. I volti di Diprè infatti sono molto più realistici dei volti di molti film odierni che vogliono raccontare la realtà. Il dopoguerra di De Sica non c’è più, ora la situazione è più complessa. Non basta più ritrarre i poveri per dare volto agli ultimi, perché gli ultimi non sono più interpretabili dai morti di fame, ma dagli illusi.
D’altronde per molti “intellettuali” le generazioni di oggi sono rappresentate da facebook e dall’Iphone, ma la questione è molto più complicata e Diprè (involontariamente) si avvicina alla realtà molto più di tanti altri “filosofi” o “sociologi” (si parla sempre di gente mediocre nel proprio settore, ma che resta pur sempre una maggioranza e comunque è quella che, spesso, ha voce in tv e sui giornali) perché quando Diprè mostra i casi umani che tentano di raggiungere in qualche modo il successo ci dice molto di più rispetto a uno stronzo che riconduce una generazione a dei semplici oggetti. Diprè è una specie di profeta involontario che dice una verità semplice: ci sono già due generazioni di persone cresciute con l’illusione di poter diventare qualcuno pur non sapendo fare un cazzo. Ed è normale visto che sono più di vent’anni che la tv tempesta la gente di immagini di persone che, pur non sapendo coniugare il congiuntivo, fanno centinaia di migliaia d’euro.
Diprè forse fa quello che una volta faceva il PCI: dà voce agli ultimi. Solo che gli ultimi non vogliono più riscattarsi tramite il lavoro e la lotta di classe (visto che un benessere generale è stato raggiunto per ora), ma tramite il successo in tv/su internet o dove volete. Ma si tratta di “uomini senza qualità” che non ce la faranno. Così come gli ultimi non ce l’hanno mai fatta nel corso della storia e mai ce la faranno. Saranno sempre illusi da un qualche sistema perché è questo il corso della storia a quanto pare. Ma forse va bene così.
A questo punto mi sembra giusto parlarvi di un frammento di Nietzsche (tratto dal Lenzerheide) intitolato “Il Nichilismo europeo”, dove si parla del rapporto tra oppresso e oppressore. Il Filosofo sostiene che nessuno dei due può sussistere senza l’altro, anzi l’oppressore ha sempre trovato interesse a illudere l’oppresso (dandogli anche alcuni strumenti per sentirsi superiori, come per esempio la morale) poiché la sua possibile forza distruttrice (derivata dal nichilismo, derivato a sua volta dalla perdita della speranza) è incontrollabile, quindi finirebbe per distruggere anche gli oppressori.
È questo uno dei drammi della democrazia. Non solo la tv, i partiti (o chiunque vogliate) si sono sostituiti ai vecchi metodi di “controllo” (come appunto la morale), ma ora l’oppressore ha pure dato all’oppresso uno strumento decisionale relativamente reale (il voto), quindi un individuo potenzialmente fallito e senza aspirazioni può decidere per gli altri. Il guaio è che tra questi “altri” alcuni sono in gamba, ma le loro gambe vengono falciate da questo sistema di merda. Potreste obiettare dicendo che anche la morale ha falciato le gambe a molti pensatori. È vero ma in un modo o nell’altro molti di questi ce l’hanno fatta, perché la morale non ti toglie i fondi per la ricerca, le leggi del PDL sì.
Ottimo lavoro Occidente, complimenti. Ora naviga nella tua rovina.
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