(Link all’articolo originale qui)
Sebbene il tasso di nascite italiano sia ben al di sotto il livello di ricambio, delle femministe radicali hanno attaccato la campagna del paese per incoraggiare le donne ad avere più figli, comparandola al governo fascista di Mussolini.
“Sembra tutto così simile agli slogan fascisti degli anni 30, quando i manifesti sui muri incitavano le donne a fare più figli per la Patria”, scrive Annalisa Coppolaro-Nowell nel Monday’s issue del Guardian.
“Molti non riescono a credere che un ministro donna abbia lanciato una campagna cosi sessista, patriarcale e anacronistica in un paese dove molti altri problemi urgenti devono essere affrontati,” si è lamentata la giornalista.
La campagna, intuizione di Beatrice Lorenzin, ministro della sanità italiana, cerca di affrontare il languido tasso di nascite italiano riaffermando la “bellezza” del parto, oltre che offrendo incentivi economici per i genitori.
Il ministero della sanità ha indetto il prossimo 22 settembre il “fertility day” nazionale, accompagnato da una serie di pubblicità simili a cartoline che sostengono l’avere figli.
Le femministe non sono d’accordo, insistendo che “scelta” e “salute riproduttiva” sono cose che il ministro dovrebbe sostenere, non il tasso di natalità.
Giulia Blasi, scrivendo in Extra NewsFeed, afferma che la Lorenzin “ha approvato e promosso una campagna che considera le donne poco più che incubatrici deambulanti, persone che si devono sbrigare ad avere figli per il bene del paese.”
Concedendosi una iperbole che fa alzare le sopracciglia, la Blasi scrive che la campagna per la fertilità è “una cosa adatta a romanzi distopici e propaganda fascista, qualcosa in cui Benito Mussolini era abbastanza bravo in tempi in cui la contraccezione non era disponibile e le donne non avevano il diritto di votare, tanto meno di lavorare fuori casa”.
Giulia Blasi approfitta della situazione per criticare le leggi italiane sull’aborto che ritiene essere troppo stringenti. La soluzione ad un radicale declino di nascite è, illogicamente, un più semplice accesso all’aborto.
In una lettera aperta al ministro della salute un gruppo femminista italiano afferma che la campagna ‘’confonde ed è pericolosa ’’, inoltre non è compito dei leader politici preoccuparsi della fertilità delle famiglie.
‘’NO’’ scrivono, ‘’la fertilità non è una performance pubblica, ma un fatto privato, soggettivo.’’ Il corpo delle donne, affermano, ‘’appartiene alle donne e il modo in cui ne dispongono anche ’’.
La campagna, ritengono, riflette nostalgia a tempi di ‘’oscurantismo sociale e culturale che condanna le donne a ruoli e funzioni secondarie, subordinate e alla dipendenza degli uomini.’’
Questa è la situazione ‘’che abbiamo combattuto dai tempi del Risorgimento!’’ scrivono.
Se non altro la reazione rabbiosa alla campagna aiuta a spiegare cosa ha condotto l’Italia in questa situazione.
Come uscirne è un’altra storia.
2 Settembre 2016
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