(La fonte dell’immagine in evidenza è la pagina Facebook Brownies – Il Popolo Marrone)
Quello di Padellaro e Travaglio era iniziato come un bell’esperimento. L’informazione italiana era, ed è ancora adesso, scadente e faziosa, e non certo da poco tempo. Penso ai titoli spazzatura (spesso fuorvianti) dell’Unità, ora fortunatamente chiusa, penso al clickbaiting quotidiano e sfrenato di Repubblica, penso al Corriere della Sera che frega le vignette ai disegnatori e se le rivende senza neanche fare la cortesia di avvertirli, penso alla pletora di piccoli giornali oziosi e buoni a succhiare ossigeno agli altri senza aggiungere nulla del proprio al panorama dell’informazione italiana. In mezzo a questo scenario desolante, l’idea di un quotidiano che portasse novità e svecchiasse un’informazione asfissiante e morente non era male: Travaglio, con tutti i suoi difetti, si era fatto un nome rispettabile nel campo del giornalismo (o, almeno, godeva di una certa credibilità presso il pubblico), non si preoccupava di fare incazzare nessuno e si è fondato un quotidiano per fare incazzare le persone. Il progetto sembrava promettere bene, e avrebbe coperto una nicchia di mercato, quella dei delusi (come il sottoscritto) sempre piuttosto ignorata.
Ricordo i primi tempi in cui non aveva fotografi e ricorreva agli artisti per riempire i vuoti in cui solitamente compaiono le immagini e per alleggerire la grafica; a me l’impaginazione non è mai piaciuta, ma l’aria incazzata giocava tutta quanta a suo favore e io lo apprezzavo. Non era il massimo, assolutamente no, ma era qualcosa, e in mezzo ai bassissimi rivali con cui competeva svettava come un gigante.
Poi l’esperimento proseguì, e a me il quotidiano piaceva sempre meno. Vari i motivi: la storia del FQ che non paga i propri collaboratori, poca l’attenzione dedicata alla politica estera (viviamo in un mondo, per Dio!), e anche gli articoli di cronaca erano pieni di retorica e opinioni. Sia chiaro, l’opinione in un articolo di giornale non è di per sé un male, ma ci sono un paio di regolette da osservare.
La prima è che, a meno che tu non stia scrivendo un editoriale (e gli editoriali li scrivono le grandi penne o i direttori di testata, non gli sconosciuti), la tua opinione non la devi affatto dire. La seconda è che, se proprio non puoi fare a meno di dirla, devi separarla dai fatti e devi presentare i fatti in maniera non tendenziosa. Dai un elenco di dati al pubblico (quelli per cui stai scrivendo l’articolo, per inciso), poi, ammesso che a qualcuno freghi qualcosa, riporti in chiusura la tua opinione, così che il pubblico possa chiaramente distinguere dove finiscono i fatti e dove iniziano le conclusioni del giornalista. Questo semplice accorgimento dal FQ non venne adottato, e iniziarono a proliferare i deliri. C’era Donne di Fatto, una rubrica dove detestabili misandriche urlavano il loro odio verso ogni portatore di cromosoma Y e dove il lato peggiore del femminismo esplodeva in tutta la sua magnificenza. Poi c’era Travaglio che in ogni editoriale forzava sempre più i fatti per piegarli alla sua personalissima visione della realtà, sintetizzabile in un “sono tutti stronzi tranne Grillo, Di Pietro e De Magistris”. E poi c’era Scanzi.
Ora, io non so dove l’abbiano raccattato, uno come Scanzi, né perché, però davvero non posso fare a meno di chiedermelo. Prima scriveva per la Stampa, poi il FQ ha deciso di adottarlo, e io non riesco a spiegarmelo… Sinceramente, avrebbe avuto più senso lasciarlo a fare compagnia a Gramellini (altro campione del giornalismo d’inchiesta nostrano di cui parlavo all’inizio). Che valore aggiunto fornisce? Cos’è che scrive di così interessante? In sintesi, se Scanzi scrive qualcosa, ne viene un tornaconto al giornale in termini di autorevolezza? La risposta che mi do io è “per niente”, e infatti gli articoli di Scanzi sono perennemente messi alla berlina da Trollink Politika, Noi Che NON Voteremo Il Movimento 5 Stelle, Siamo la Gente Il Potere ci Temono e in generale da tutte le persone dotate di un minimo di buon senso.
Ma anche senza stare troppo a spaccare il capello su ogni singola boiata abbia detto in vita sua,, già uno che si occupa di, cito dal suo sito personale, “cultura e spettacoli, sport, politica, costume, sociale, enogastronomia e (ove possibile) sadomaso” mi puzza di bruciato. Perché o sei un eclettico fenomenale come Leonardo da Vinci e Dante Alighieri o qualcuno degli ambiti di cui parli è qualcosa che non conosci affatto.
Comunque lui è l’ultimo dell’elenco di cose che odio del quotidiano di Padellaro; quello che mi infastidisce è che il Fatto abbia deciso di schierarsi apertamente dalla parte di Grillo.
Beninteso, io non ho niente contro i quotidiani schierati, sia chiaro. I giornali, da che mondo e mondo, hanno ognuno il proprio orientamento politico, anche soprattutto quelli più rinomati, e chi afferma il contrario semplicemente non ha idea di quali bestialità stia pronunciando; il Guardian, per esempio, è liberale e prova grandissima simpatia verso i movimenti femministi, Le Monde francese è progressista, Die Welt tedesco è moderato e così via. Ma una roba tipo questa
non si è vista neanche nei peggiori avanzi di bottega del Foglio, su questo ci posso mettere la firma.
In mezzo a questo discorso di generale declino del Fatto Quotidiano si inseriscono le mie considerazioni sulle Quirinarie organizzate dal Fatto Quotidiano. Come è risaputo a noi di IMDI Magalli piace davvero un sacco, perciò abbiamo spulciato il suo profilo Facebook per sapere come veda la situazione il nostro futuro presidente. Lui posta questo, assieme ai risultati delle votazioni (l’ultima volta che ho controllato erano oltre 13.000 voti), e personalmente lo amo ancora di più.
Alla redazione del FQ, di fronte alla scalata di Magalli nei sondaggi del Quirinale, se fossero state delle persone serie si sarebbero fatte un paio di domande. Tipo anche solo chiedersi “Ora nessuno ci prende sul serio, dov’è che abbiamo sbagliato?”. Ovviamente non l’hanno fatto. In compenso, però, Magalli ci informa di questo.
In sintesi, sta dicendo che hanno chiamato dal FQ per farlo ritirare e fargli dare i voti a Rodotà. Il FQ si giustifica alla fine di questo articolo dicendo che è tutto un equivoco, ma la faccenda non sta in piedi: o il loro cronista ha chiesto a Magalli di ritirarsi o non l’ha fatto, non c’è spazio per equivoci.
Ognuno vuole offrire la propria personalissima visione della situazione, e voglio mettermi in mezzo anche io. Parto da un presupposto: il voto a Magalli è stato dato da un sacco di persone, e moltissime non leggevano il FQ; semplicemente l’hanno aperto per trollare. Per come la vedo io, basta questo per fare una semplice analisi: prima che un (eventuale) voto di protesta nei confronti della vecchia classe politica, questo è un voto di sfottò verso il FQ. Ormai Travaglio e il suo quotidiano sono una macchietta. Non hanno più credibilità, sono perculati da mane a sera per un’autorevolezza che credono di avere, ma che a loro manca completamente. Ed è chiaro che se nel blog offri spazio a gente come Fedez, poi nessuno ti prende sul serio.
Questo consiglio, Marco, lo rivolgo direttamente a te, ‘ché so che sei una personcina perbene che fa le cose a modino e so che ti sta a cuore il tuo giornale. La situazione è grave, ma, ammesso che tu voglia evitare di ridurti come Ferrara e Sallusti nel giro di tre anni, hai ancora tempo per muoverti. Caccia via Scanzi e tutti gli scanzini a pedate, ma di corsa, chiudi Donne di Fatto e smettila di scrivere editoriali, non fa per te. Poi trova qualche analista politico, ma uno serio, e mettilo a scrivere per la testata. E togliti da ‘sta cattedra su cui ti sei messo da solo, perché se il sondaggio fosse stato sul vicedirettore del FQ, anziché sul PdR, ti garantisco che Magalli di voti ne avrebbe presi il doppio.
Ma la mia è un’analisi di sognatore, di uno che vorrebbe un quotidiano italiano coraggioso ma non fazioso, un qualcosa sul modello dell’Internazionale (ma che uscisse tutti i giorni). I miei sogni non sono altro che, appunto, sogni, e nel cassetto rimarranno. Padellaro, il direttore, commenta così. Va’ così che vai, bene, Antonio. Di nuovo, non hai capito proprio un cazzo.
P.S. Mi ero ripromesso di non citare Salvini, almeno in un articolo su Magalli. Non mi è possibile, purtroppo, quell’uomo è dappertutto.
Io la mia opinione su ‘sta nazione di scimmie e avvoltoi me la sono fatta, e anche su chi pretenderebbe di salvarci, a prescindere che la sua camicia sia verde o sia a libro paga dei 5S. Voi, però, fate come volete.
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