Sciao beli, è con immenso orgoglio che presento il mio spazio qui sul sito di IMDI. Pare che ogni due giovedì dovrete sorbirvi la sezione musica redatta da me medesimo; lo so, io volevo il venerdì per ovvi motivi, ma per questa volta mi accontento. Innanzitutto mi presento, anche se chi bazzica sulla pagina (se stai leggendo questo articolo e non sei sulla pagina, corri a iscriverti, maledetto! QUI ) già mi conosce. Sono Valerio, chitarrista e insegnante, specializzato nello scrolling e nel lurking. Eh, sì, nuovi generi…
Ebbene, che dire? Innanzitutto perchè una rubrica di musica. Beh, è innegabile che dall’avvento di Internet e soprattutto di Zio Tubo, una delle parti centrali della navigazione sul web è proprio lei, quella di cui un tempo si fruiva con un walkman grande come una latteria attaccato all’orecchio, o, alla meglio, con uno stereo o un lettore CD che era più lo sbattimento di doverlo portare sempre con noi -non ci sarà stato internet ma già c’erano personcine che non si facevano scrupoli a spaccare il vetro di una Opel Corsa del ’96 per rubare uno stereo che facevano prima a comprarlo dal marocchino. E invece ora ce li sfido, quelli, a togliermi la mia musica…Tanto è al sicuro sul Web! (inb4 :anonymouschallengeaccepted: )
E dunque, essendo oramai la musica diffusa a macchia d’olio dovunque e comunque, ci si ritrova molto spesso a conoscere canzoni (e cantanti) improponibili, che molto probabilmente servono solo per fare i fighi, dato che siamo tutti consapevoli che nessuno li ascolterà davvero mai.
La giovane stella del pop iraniano Siavash Ghomayshi
E questa estrema facilità di fruizione ha anche la conseguenza di esporci a un numero spropositato di nuovi generi, artisti, ecc.
Conclusione? Sta a noi operare un filtraggio molto più accurato e spietato di quanto dovevano fare nei ’70s o negli ’80s.
Il fenomeno Internet-musica si può dunque definire un vero melting pot, e non solo nel senso più figurato di miscuglio di moltissime fonti diverse, ma anche nel senso più concreto di frullatore che ha fatto una gustosa poltiglia dei cervelli e degli auricoli dei giovani d’oggi. Eh sì, perchè non bisogna essere per forza musicisti o teorici per rendersi conto che un determinato brano fa rivoltare lo stomaco, o che i testi di un qualche cantante sono poco più che rantoli di un vecchio cirrotico o urla sguaiate di qualche prepubere preso per strada. E allora cos’è che rende tali abnormità così gradite al pubblico?
E’ presto detto: si tratta di un attento mix fra la profonda ignoranza che prescinde dalla soggettività del gusto, e la forza mediatica che questo CANCRO ha. Perchè di cancro si tratta, non scordiamolo mai; inutile dire “a me piace”, NO ,A TE NON PIACE, a te piace il personaggio, a te piace il ritmo ballabile che non t’impegna le orecchie. Se in passato la musica veniva vista addirittura come strumento di rivoluzione (basti pensare al ’68), ora la musica viene considerata poco più che uno sfizio e una manifestazione di uno status dagli ascoltatori, e solo che un business dai produttori. E infatti si punta solo su personaggi vincenti, voci più squillanti di un castrato del ‘700 che tirano fuori lacrime di coccodrillo da ragazzine o da emo repressi (Come non citare!!). Il problema è che essendo il mondo un mondo di pecoroni, basta qualche campagna pubblicitaria ben fatta, qualche apparizione qua e là per far diventare l’ultima nerd di un college sperduto nell’America una star. Perciò come potrete scampare dall’elenco e dall’analisi del CANCER MODERNO? Eh, non potete.
Ascoltatori medi di musica moderna
Cancro è tutto ciò che non ha nè capo nè coda a livello melodico, e che ha forti tendenze alla poca eterosessualità, alla convivenza più o meno pacifica di gonadi di tipologie avverse. E’ possibile riconoscerlo in primis con l’ascolto: in breve quando una canzone spinge su per il vostro esofago il cenone di due Natali, riproponendo intatte le frittelle della nonna, e continua a farlo per mesi senza interruzione, è molto probabile che ci si trovi davanti ad un fenomeno di cancer.
E’ inoltre possibile riscontrare l’onnipresenza di voci la cui frequenza è spesso talmente alta da essere udita solo da dodicenni con l’apparecchio, dal vostro cane -se dovesse farcela, e dal pacemaker del nonno.E’ probabile altresì che ci siano battiti di mani un po’ ovunque, anche ben fregandosene del tempo della canzone, e che da qualche parte, un po’ stile Waldo, ci sia mr. Pitbull che dice stronzate.
Vecchia ma sempre attuale
E’ talmente palese che il talento, per far successo nella musica moderna (parlo di musica leggera che colpisca la maggior parte dei giovani, naturalmente eccezioni ce ne sono e ne parlerò in seguito), non serva, che ormai si dimenticano le canzoni a favore di chi le canta, cosa che prima era esattamente il contrario: i Led Zeppelin sono i Led Zeppelin, ma non sarebbero gli stessi Led Zeppelin senza Stairway To Heaven, per dire. Mentre invece qualcuno può dire “La mia canzone preferità è Baby di Justin Bieber”? No; può solo dire “Il mio cantante (?) preferito è Justin Bieber”. Anzi, ritratto: ” Il My KaNtAnt3 PrEfEr1tO 4eVeR E’ Ju$$!!1!!1!” …E’ triste ma è così.
Ma non disperiamoci, dalla prossima volta ci accorgeremo di come ancora la musica possa essere guardata come il culetto di un bambino, senza curarci di queste emorroidi. Sì, perchè è palese che, per le persone con un Q.I. nella media, e con un orecchio appena accettabile, la musica è tutt’altra cosa, fuori dalle dinamiche commerciali…
Permettetemi dunque di spezzare, prima di lasciarvi, una lancia per Richard Benson, e, no, non ho intenzione di spezzargliela sul groppone, o peggio, “sul sesso” (cit.). Se oltre alle chiamate in cui sbraita per una presunta ragazzina di 7 anni, o in cui screams the hell outta him, si prova -è difficile, lo so- a guardare anche quello che dice quando parla di musica vera e propria, apparirà come un rocker, nostalgico dei tempi andati, distrutto per il degrado moderno e per la fine che la buona musica che lui ascoltava e tentava di produrre col Buon Vecchio Charlie.
Naah, just kidding, rimane un coglione.
Prima di tornare alle mie occupazioni normali (= UN CAZZO) mi scuso per avervi costretto a leggere di cantanti così, ma, sapete, è la prima rubrica e non sapevo da dove cominciare, quindi mi sono levato il dente subito. Dalla volta prossima si parlerà di tutt’altre cose, e, vi anticipo, ho intenzione di basare la prossima rubrica sul viral, e cioè su quelle canzoni, parodie, o qualsiasi cosa che coimplichi musica, divenute un must per noi poveri infognati del web.
Aggiungo inoltre che, su consiglio di qualche amico, ogni tanto, quando avrò voglia di smetterla di ravanarmi, farò qualche articoletto speciale su artisti che vale la pena approfondire, da Mozart a Leone Di Lernia -ok, magari questi due no.
Vi lascio, e farò così per ogni rubrica, con una canzone “a tema”. Devo dire che trovarne una che sia a tema con il cancer, ma che non sia cancer di per sè è stato davvero difficile; talmente difficile che non l’ho fatto. Quindi accontentatevi di questa che almeno qualcosina può avere a che fare, anche se cambierei il titolo con “Business killed the music star”
CORDILAI SLAUTI.
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