È bene premettere che questo articolo non intende stigmatizzare per principio tutti i film comici, anzi: quel tipo di pellicole, specie se di un certo livello – si pensi a Frankenstein Junior, Full Monty, Monty Phyton’s The Meaning of Life – sono del tutto apprezzabili, in quanto create con palese intento umoristico, e geniali nella loro semplice e al contempo profonda complessità. Ciò che si tenterà di descrivere, piuttosto, è un fenomeno lontano anni luce dalla comicità genuina di cui sopra: si parlerà della comicità coatta, forzata e fastidiosa. Da anni infatti, a ogni uscita del nuovo blockbuster hollywoodiano, si consuma inevitabilmente un’orribile tragedia. Vi siete mai sentiti frustrati o infastiditi da qualche gag, battuta, o momento comico tragicamente fuori luogo durante scene drammatiche, momenti epici, o comunque situazioni oggettivamente non comiche? Se la risposta è sì, allora questo articolo dovrebbe fare al caso vostro.
Solitamente, sono per lo più i film ad alto budget a farne le spese. Non si parla, in genere, di prodotti per bambini, bensì di film indirizzati a un pubblico più maturo, ossia appartenente a una fascia d’età compresa tra i quindici e i trent’anni. Si tratta, insomma, di film come Lo Hobbit, Transformers, Star Wars e The Avengers, tanto per citarne alcuni. Ma perché proprio questi campioni di incassi sono funestati da una tanto terribile abitudine? Perché, in ognuno di questi film, c’è sempre la stessa ricetta, trita e ritrita, che pure oramai sembra essere sempre più necessaria?
La ricetta è semplice: prima di tutto si prende un qualche soggetto famoso, dotato di una fanbase di almeno un paio di generazioni; in seguito si crea una sceneggiatura banale e scontata, si inserisce un po’ di azione, qualche missione impossibile, sentimenti spiccioli e magari anche una bella storia d’amore; poi si investono milioni in belle attrici, attori pompati e mirabolanti effetti speciali; quindi – last but not least – ecco arrivare il sempreverde suggello della comicità da quattro soldi. Ed è proprio questo il punto: perché mai è avvertita la forte necessità di far sempre ridere, soprattutto durante scene che di comico non hanno proprio un bel niente? Certo, un film d’azione può essere guardato anche solo per staccare il cervello, e sicuramente adempie bene al suo lavoro; ma esiste realmente il bisogno di assistere alla solita e scontata gag tra Hulk e Thor?
Le battute e i momenti comici, in questa tipologia di film, servono a spezzare la tensione, in quei precisi momenti in cui lo spettatore medio ha bisogno che essa sia spezzata. Solitamente, infatti, le persone che guardano questo tipo di film non vogliono assistere a troppa tensione o sofferenza, dunque tutto deve essere stemperato, coperto e quasi negato. Ma perché si avverte questa necessità? Alla fine, tutti sanno che gli alieni non esistono, e che le temibili macchine assassine sono frutto del lavoro di abili programmatori, però gli spettatori devono essere accontentati. I genitori non devono temere che i bambini possano subire una cattiva influenza attraverso i film che vedono. La tipica coppietta che va al cinema vuole un film leggero, magari con l’immancabile storia d’amore: di certo non desidera un film pesante e triste.
Si potrebbe obiettare che tutti i film di supereroi devono essere così: concepiti per famiglie, semplici e alla portata di tutti, dal vecchio fan, che oramai ha un figlioletto, al figlioletto stesso, che deve essere attirato dai personaggi della pellicola. Niente di più sbagliato. Per quale motivo The Dark Knight è reputato un grande film mentre The Avengers è considerato dai più una cagata pazzesca? Forse perché nel primo recita lo straordinario Heath Ledger? Non può essere questo il motivo. Non è forse vero, infatti, che anche Scarlett Johansson è un’attrice straordinaria? La vera ragione, semmai, è che con The Dark Knight parliamo di un film crudo, perfettamente diretto, con una sceneggiatura non banale, pieno di follia e adrenalina. Con The Avengers, invece, parliamo di un film banale, fine a se stesso, ricco fino alla nausea di battute e gag che sortiscono l’effetto opposto. Addirittura, è legittimo il sospetto che la produzione abbia destinato gran parte del corposo budget agli effetti speciali, piuttosto che agli sceneggiatori.
Tuttavia, non sarebbe neppure giusto scagliarsi totalmente contro le gag e le battute. In film come Pirati dei Caraibi, per esempio, è palese l’intento di voler creare una commedia, e non un film d’azione. Sì, indubbiamente l’azione c’è, ma di certo non è il centro del film. Il filo conduttore risulta, più che altro, la storiella d’amore, corroborata da spassose gag e racchiusa in un’ambientazione piratesca.
Lo Hobbit, però, non è una storiella. Coloro che hanno letto il libro sanno che di storielle non ce ne sono, e, soprattutto, non esiste nessuna dannata storia d’amore tra elfi e nani. Tuttavia, la tragedia va ben oltre i semplici buchi di trama e gli altri abomini, pure sicuramente poco tolkeniani. Vi ricordate il Bianco Consiglio? Bene: Gandalf parla della possibile esistenza di un Negromante, e il fatto viene confermato anche da Radagast. Al che, Saruman tira in ballo la presunta inaffidabilità di Radagast, dovuta al suo frequente consumo di funghetti allucinogeni. A questo punto, in sala, tutti sarebbero dovuti scoppiare a ridere, associando l’immagine dello svampito Radagast a quella di un fattone qualsiasi. Ma cosa c’era in quella scena – e cosa c’è adesso – da ridere? Il consiglio degli stregoni si riunisce per decidere il destino della Terra di Mezzo, e sul più bello si devono inserire battutine idiote e comicità forzata?
Ma ancora di peggio succede nel Signore degli Anelli, che, pur restando una delle più belle trilogie fantasy mai girate, contiene delle terribili cadute di stile, come le battute tra Legolas e Gimli riguardanti la conta dei nemici uccisi. Perché lo fanno? È veramente necessario sdrammatizzare, con una comicità scadente, proprio in un momento importante e topico come una battaglia campale? Dovrebbero esserci sangue, morte, epicità, azioni mozzafiato. Francamente, un elfo che fa surf con uno scudo è semplicemente fuori luogo. Utile per sdrammatizzare, d’accordo, ma oggettivamente stupido. Probabilmente, le mamme che portano i loro figli al cinema sarebbero scontente, se assistessero a un film tetro e pieno di morti, dunque risulta molto più comodo – e remunerativo – rovinare lo spirito del film per mettere d’accordo tutti. La questione è palesemente commerciale: bisogna in tutti i modi raggiungere un pubblico il più vasto possibile, per garantire entrate alte e sicure, e in questo la comicità aiuta.
Ed è così che si rendono felici le famiglie, le coppiette e le compagnie di amici. Ma quindi, alla fine, siamo davvero tutti felici? In realtà no, ma i produttori sicuramente lo sono: il risultato al botteghino parla chiaro. Solo coincidenze?
Nato nel 1991, vivo in Germania, scrivo articoli su IMDI per passione.
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Nato nel 1991, vivo in Germania, scrivo articoli su IMDI per passione.
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