Se a volte nelle mie considerazioni nostalgiche sugli anni ’90 sono conscio di fare il babbione e di blaterare un po’ troppo, c’è una cosa di cui invece sono assolutamente convinto: che il triennio dal ’96 al ’98, per quanto riguarda i videogiochi, è stato qualcosa di memorabile e rivoluzionario che non si potrà mai più ripetere. E non è solo per la superiorità (o presunta tale) di classiconi come Ocarina of Time, Final Fantasy VII e Metal Gear Solid, tra i tanti: è una questione di impatto. I giochi belli anche prima non mancavano, ma passare dai pur eccellenti fasti del 2d ai poligonacci rozzi, alle scalettone che neanche un paesino in Liguria e ai fondali approssimativi dei primi giochi tridimensionali era di un impatto emotivo che non puoi comprendere se non l’hai vissuto.
Se poi, oltre al ridicolo braccio meccanico di Barrett e alle tette triangolari della Lara Croft versione ’96, ci metti anche la goffa ma per i tempi immersiva riproduzione di quartieri usati come piste e una ridicola quantità di sangue e ammazzamenti vari, capirai che figata poteva essere Carmageddon agli occhi di un undicenne nel 1997. Oggi i due classici Carmageddon rimangono nel cuore di una nicchia di nostalgici e nella mente di quelli con la memoria buona come “quel gioco dove ammazzavi i passanti”. Beh, sì, sarebbe disonesto ritenere che tale definizione non renda giustizia: l’anima del gioco alla fine era quella. Se voi eravate tra quelli che completavano i livelli passando per i checkpoint e mietendo solo il minimo di vittime utili a non far scadere il tempo, allora immagino che siate proprio uno spasso alle feste. Perché l’esperienza ludica di Carmageddon sta tutta nel vagare per le strade arrecando il numero maggiore di danni possibili a persone e veicoli: è addirittura il gioco che ti spinge a farlo per evitare il game over e ottenere buoni punteggi con cui sbloccare i bonus, a differenza delle puttane di GTA.
Ora, Carmageddon non è stato precisamente rivoluzionario. In quegli anni, anni di debutto della Playstation, del Nintendo 64 e delle potentissime (per i tempi) 3dfx, di giochi che simulavano l’esperienza del “free roaming” riproducendo piccoli mondi da esplorare ce n’erano parecchi. L’esperienza ludica offerta da Carmageddon è di buona qualità ma non proprio eccellente: sì, il sistema di collisioni tra macchine, che è il cuore del gioco, funziona decentemente, i controlli sono immediati e le mappe disegnate con arguzia, ma, nonostante l’abbondanza di piste, upgrade, nuove macchine e power-up, il concetto di “spacca tutto e scassa le macchine” inevitabilmente prima o poi stufa, complice anche l’AI un po’ primitiva degli altri veicoli, che spesso e volentieri sembrano coalizzate per romperti i maroni (e ci sta, ma spesso si oltrepassa il limite).
Quindi, è solo il fattore “novità” della violenza grafica ad aver fatto la fortuna di Carmageddon? In realtà no: se i giornalisti scandalizzati e i genitori allertati erano sicuramente un incentivo a fare di tutto per procurarsi quel gioco troppo viuleeento che sembrava tanto figo, d’altro parte Carmageddon, con tutti i suoi difetti, ha dietro di sé un’immaginario veramente ben costruito. Le location restituiscono un fascino grottesco, quasi da futuro post-apocalittico dove al posto degli zombi e degli alieni ci sono delle macchine corazzate guidati da psicopatici. L’esile ma significativo storytelling, del resto, fa tutto per confermare ciò: sentire l’incessante ritmo dei “Son of a bitch!” proferiti da Max Damage e ammirare le espressioni di pura delizia di Die Anna (nomen omen) mentre la guidiamo ad accoppare beatamente un nugolo di pedoni funziona alla grande, non c’è che dire. Mettici in mezzo il provvidenziale sottofondo sonoro dei Fear Factory, i cartelloni pubblicitari con scritte demenziali sparsi per i livelli, il gusto macabro dei programmatori nell’affollare di pedoni inermi i luoghi più inaccessibili della mappa, come un lago ghiacciato, il cortile di una chiesa o addirittura un campo da calcio (con giocatori da far secchi, ovviamente) e nel complesso viene fuori un atmosfera grottesca e delirante che si adatta divinamente al gameplay cazzaro e senza compromessi di Carmageddon.
Come molte altri fenomeni pop degli anni ’90, attualmente c’è piena aria di revival per Carmageddon: i ragazzini che ai tempi l’avevano comprato o se lo erano fatti masterizzare di nascosto perché i genitori non volevano, ora iniziano ad avere nostalgia del sangue (digitale) versato e sono ben disposti a sganciare qualche soldino per il gusto della nostalgia: difatti un reboot di Carmageddon ha superato i 600mila dollari di finanziamenti su Kickstarter e entro l’anno i britannici della Stainless, il team di sviluppo del gioco originale, ci offriranno nuove chances per sprecare il nostro tempo libero con giochi violenti e cattivi. Nell’attesa, se proprio non riusciamo a fare a meno di inventarci modi spettacolari per squartare la gente e scassare i veicoli, è arrivato l’immancabile porting di Carmageddon per cellulari e tablet. La versione Android, che ho comprato e che sta allietando i miei viaggi in autobus e in treno, è fedelissima all’originale e senza magagne, ad un prezzo direi più che onesto. Negli anni ’90, quando giochi come Carmageddon, il primo GTA o Resident Evil 2 riempivano le pagine dei giornali, i benpensanti pensavano che la nostra generazione sarebbe diventata un branco di violenti e pazzoidi; invece stiamo a fare del gran casino perché Instagram mette i video e ci descriviamo come “social media manager” su Linkedin facendoci passare i soldi per uscire il venerdì sera dal babbo. Forse alla fine avevano ragione loro…
23 Ottobre 2017
30 Maggio 2017
18 Maggio 2017
7 Maggio 2017
25 Aprile 2017
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.