Il primo Guitar Hero della storia, l’architetto che posò la prima pietra del rock’n’roll, Chuck Berry muore a 90 anni.
Da sempre considerato uno dei primi miti della musica moderna, Chuck Berry fu forse la prima vera rockstar dei nostri tempi, il primo musicista capace di essere centralizzante con una chitarra al collo, in particolare con la sua ormai simbolica Gibson ES-335 rossa e il primo capace di trascinare le folle con carisma e mosse peculiari, come il celebre Duck Walk, poi adottato da molti altri miti del rock come Angus Young degli AC/DC.
Nato nel 1926 a Saint Louis, Missouri, Berry riuscì nell’impresa di portare in classifica, tra il 1955 ed il 1958, più di una dozzina di brani rimasti ancora oggi nell’immaginario collettivo per la freschezza e l’urgenza di cui erano caratterizzati, tra riff nervosi di chitarra e ritmi trascinanti. Celebri Roll Over Beethoven, Sweet Little Sixteen (che sarebbe diventata Surfin’USA dei Beach Boys, in uno dei casi di plagio più clamorosi della storia della musica moderna), e l’intramontabile Johnny B. Goode, portata, se mai ve ne fosse stato il bisogno, ad un successo ancor più trasversale grazie alla celebre scena di Ritorno Al Futuro in cui è suonata dall’attore Michael J. Fox.
In puro spirito rock, la vita di Chuck Berry fu tutt’altro che morigerata: fu infatti arrestato nel 1959, all’apice del successo, e condannato a 5 anni di carcere (poi ridotti a 3) per aver avuto rapporti sessuali con una quattordicenne sua dipendente.
Neanche negli anni successivi mancheranno i problemi legali, con Berry prima costretto al patteggiamento per evasione fiscale nel 1979 (4 mesi di carcere e 1000 ore di servizio civile), poi costretto a risarcire ben 59 donne ed a subirne la pena legale per aver piazzato delle telecamere nei bagni di un ristorante di sua proprietà in Missouri, negli anni ’90.
All’uscita dal carcere, 1961, la popolarità di Berry era ai minimi storici. Riuscì a ritornare al successo solo grazie agli omaggi da parte dei gruppi della British Invasion, tra cui Beatles e Rolling Stones, che contribuirono ad aumentare la sua popolarità coverizzando una larga schiera dei suoi brani. Furbescamente, a questo punto Berry si rivelò quindi autore prolifico riarrangiando varie sue composizioni passate già pubblicate e creando nuovi promettenti singoli, per cavalcare la moda che egli stesso aveva creato.
Sterminata è infatti la produzione in studio del chitarrista statunitense: ben 27 album, e non mancarono piazzamenti in classifica anche dopo il primo exploit, tra cui My Ding-A-Ling, primo ed unico numero uno in classifica, nel 1972. Il tutto corredato da una attività live protratta quasi fino all’inizio del nuovo millennio in maniera massiva, successivamente più ridotta negli ultimi anni della sua vita: celebre la sua apparizione in Italia per il Concerto del Primo Maggio del 2007 a Roma. Il ritiro totale dalle scene per Berry arriverà solo nel 2012, all’età di 86 anni.
Ribellioni, eccessi e ritmo forsennato, nella musica e nella vita, i tratti portanti dei novant’anni di esistenza di Chuck Berry, un innato genio del commercio musicale e chitarrista seminale, uno dei fautori, insieme a Buddy Holly ed a pochi altri, della deriva dei tradizionali suoni country, swing e blues verso il rock. Un uomo capace, come ricordato nel 2014 in occasione dell’assegnazione del Polar Music Prize, di “fondere in soli tre minuti l’immaginario quotidiano ed i sogni da adolescente”.
Chitarrista per passione, studente di Medicina nelle restanti 23 ore della giornata. Se non esistesse la musica, probabilmente non avrei validi motivi per alzarmi dal letto al mattino; sfrutto questi spazi per dirvi la mia.
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