Buongiorno sparuti lettori! Come spero ricorderete il mese scorso abbiamo parlato della figura del critico cinematografico, cercando anche di capire come dovrebbe essere scritta une recensione degna di questo nome. Questo mese voglio continuare il discorso critico, cercando quindi di spiegare cosa c’è scritto in una recensione o in un testo critico.
Forse avrete notato (se ogni tanto vi scappa di leggere Ciak o Mymovies) che la brevitas non è certo una qualità che troviamo in un critico o in un qualsiasi studioso di cinema (a meno che non si tratti di Morandini, tanto amore per lui <3): come avrete ormai capito chi intraprende questo genere di studi è un logorroico, tedioso, strano essere, talmente entusiasta di avere qualcosa da dire che infarcisce i suoi discorsi di paroloni che persino l’Accademia della Crusca farebbe fatica a decifrare.
Poniamo quindi il caso che vorreste vedervi un film al cinema (ancora spero che preferiate la sala a torrent, povera illusa) e vi cercaste una recensione. Vi ritrovate davanti però un testo scritto in endecasillabi sciolti, con periodi più lunghi delle code in A4 il 15 agosto e infarcito di paroloni tenuti precariamente assieme da trattini. Voi che cosa ci capite?
Sinceramente, quanti di voi sanno cos’è la fotografia cinematografica? E la scenografia? Se vi parlassi di mise-en-scène, leitmotiv, découpage o diegesi voi giustamente mi mandereste a fanculo. E c’avete ragione!
La mia fonte di ispirazione (che NON ringrazio troppo sennò si gasa) mi ha dato l’idea di questo breve manualetto con alcuni termini che potreste incontrare per decifrare quell’universo di bizzarra fantasia che sono i film studies.
Fotografia: Inizio proprio dalla parola che mi ha dato l’idea. Che cazzo è la fotografia cinematografica?
“Ceee zia, ma lo sanno tutti cos’è! Io c’ho la reflex da 1200 euri!”
No cari miei, la fotografia non è l’atto del fotografare, e tantomeno è la fotografia di scena, il backstage (giuro che l’ho sentito davvero!). Spiegare di cosa si tratta però è un po’ complesso, quindi cercherò di essere il più chiara possibile.
Com’è ovvio il cinema è fatto di immagini in movimento (:nicolagabbia:). A muoversi possono essere le persone o gli oggetti ripresi, come in questo caso
oppure possono essere movimenti di macchina
o stacchi di montaggio.
Tutto ciò è detto immagine cinematografica, e altro non è che il modo in cui ciò che viene ripreso viene riprodotto davanti agli occhi dello spettatore. Ci saranno quindi dei codici che regolano l’immagine fotografica come la prospettiva (dai, questa la conoscete bene), l’inquadratura, l’illuminazione e il colore (o il bianco e nero). Questo spiega anche perché in molti credono che il direttore della fotografia sia in realtà un tecnico dell’illuminazione: in realtà non si occupa solo delle luci ma della resa delle immagini sullo spettatore attraverso l’uso dei codici che ho citato prima, in modo tale che il tutto risulti armonioso e coerente con lo svolgersi dell’azione.
Adesso sapete a cosa si riferisce un critico quando scrive “ho adorato la fotografia di questo film”.
Profilmico: Tutto ciò che sta davanti alla macchina da presa e quindi viene rappresentato. Facile.
Diegesi: È l’insieme del tessuto spazio-temporale in cui agiscono i personaggi, in parole povere il loro universo. (Ma perché questi non parlano come mangiano?)
Leitmotiv: È il tema conduttore. Può essere un motivo musicale (tipo la marcia imperiale di Star Wars) o visivo (in questo caso parleremo di cifra) come ad esempio la spirale (non “quella” spirale, brutti zozzi) in La donna che visse due volte.
Metacinema: Si definisce così tutto ciò che in un film allude al cinema stesso, alla sua produzione, alle figure professionali che vi ruotano attorno, al suo linguaggio, alla sala.
Purtroppo il termine è diventato parecchio mainstream e praticamente tutto, secondo i critici, può essere metacinema (una scimmia disegna una banana? OMG OMG il regista sta rappresentando la scoperta del cinema da parte dell’uomo!!1!!!11)
Sceneggiatura: Dai, questa è facile. Non è altro che il copione, la descrizione dettagliata (molto dettagliata, e con dettagliata intendo dire che c’è scritta ogni cazzo di singola cosa che appare nel film) di tutti i dialoghi e le scene.
Scenografia: Molti la confondono con la sceneggiatura, ma non fatevi ingannare da tutte quelle sc… Le scenografie sono tutti quegli elementi che caratterizzano l’ambiente.
Ecco un esempio di architettura di bizzarra fantasia, quella espressionista.
Montaggio: Tecnicamente è la messa in serie delle diverse inquadrature attraverso la giunzione delle pellicole o per mezzo di programmi di montaggio video. Ma c’è pure chi si è fatto dei pipponi assurdi pensando al profondo significato che può avere l’azione del montaggio (eheheehehehehe zozzoni).
Tipo Lev Kulesov, di cui vi propongo l’esperimento (vediamo se lo capite).
Ecco, ora avete gli strumenti adatti per scrivere o capire una recensione. Andate in pace.
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