Quello sull’Islam è un dibattito che sta infiammando l’Occidente da diverso tempo, e non senza ragione. I musulmani sono sempre stati presenti nella nostra cultura, ma o erano decise minoranze, come alcuni schiavi in America, o genti straniere con cui commerciare, o temporanei alleati militari (qualche volta) o nemici contro cui combattere (quasi sempre). Ad oggi la faccenda si è fatta più sfumata; ci siamo resi conto che la guerra porta solo miseria e frena lo sviluppo, quindi abbiamo dovuto adattarci alla convivenza; eppure, pare sia più facile uccidere qualcuno che viverci assieme. Le posizioni che in Occidente vanno per la maggiore sono due; una è quella della destra più becera che si tappa le orecchie di fronte ai dati che dicono che i musulmani non sono ‘sti mostri di cattiveria, e intanto urla che l’Islam è incompatibile con la società occidentale. L’altra è quella della sinistra più becera, che si tappa le orecchie di fronti ai dati che dicono che l’Islam è incompatibile con la società occidentale, e intanto urla che i musulmani non sono ‘sti mostri di cattiveria. La differenza è che i secondi hanno molta più rilevanza a livello sociologico, e quindi riescono più o meno sempre a mettere a tacere i primi.
Il risultato finale è che parlare di Islam senza preconcetti è diventato impossibile. È diventato difficile, a destra, proporre temi che non siano la riduzione in cenere di ogni moschea. È diventato impossibile, a sinistra, dire che effettivamente l’Islam è una religione molto problematica.
Eppure un dibattito sano sull’argomento potrebbe fare soltanto bene. Come si può far capire che la dottrina islamica è intrinsecamente “brutta”? Come può essere affascinante una religione che permette ad un uomo di sposarsi con una donna non musulmana, ma tale diritto non lo garantisce alle donne? Come può essere affascinante una religione che nega la teoria evoluzionistica? O che ritiene che la democrazia sia un male perché contraria alla shari’a? O che ritiene i diritti umani fonte di devianza? Queste sono posizioni dell’Islam che si trovano all’interno dei testi sacri, non l’invenzione di un qualche imam strampalato di periferia.
Non che le spinte liberali, all’interno dell’Islam, siano completamente assenti per sua stessa costituzione. In realtà, anzi, alcuni intellettuali musulmani, a inizio secolo, erano talmente affascinati dalla sempre più ricca società occidentale da iniziare a elaborare strategie per implementare simili visioni all’interno di società islamiche. Intellettuali i cui sforzi sono stati palesemente vanificati dagli accordi Sykes-Picot, che hanno mostrato fino a quali livelli di perfidia potesse cadere la diplomazia europea per sete di denaro, e spinto gli abitanti delle zone a rinchiudersi di nuovo nell’intransigenza. Oggi non sono estinti, questi intellettuali liberali; anzi, qualcuno chiede addirittura diritti per gli omosessuali dalle colonne dei media. Ma, sono loro stessi i primi ad ammetterlo, sono minoranze all’interno della ben più vasta marea di interpretazioni che l’Islam dà dei testi sacri.
La destra porta avanti queste istanze contrarie all’Islam, ma fa un errore macroscopico quando fa conseguire la relazione Islam = musulmano, e fa di un discorso generale sulla dottrina (“l’Islam è brutto”) qualcosa da applicare a tutti i casi particolari (“tutti i musulmani devono andarsene”). I musulmani sono, come i cristiani, persone. E ogni persona ha il suo modo di relazionarsi con la religione, e, peraltro, i musulmani occidentalizzati sono molto più morbidi dei loro cugini in medio oriente; se vogliamo conviverci insieme, insultarli non è la strategia migliore. Eppure non possiamo neanche sottovalutare l’intrinseca violenza di parecchie posizioni dottrinali dell’Islam, che si possono smussare ma non eliminare.
D’altro canto, è facile notare come il continuo interferire dell’Occidente negli affari del Medio Oriente abbia portato instabilità nella zona e profondo risentimento nei confronti delle persone di religione musulmana, che sentono propri i maltrattamenti subiti dai loro fratelli di fede. Le tensioni crescono, e la già fragile convivenza fra Occidente è Islam si fa sempre più complicata. Per convivere con l’Islam, sarebbe necessario un dialogo veramente aperto e scevro da pregiudizi e limitazioni. Per risolvere un problema è necessario ammettere di averne uno; bisogna poter dire che l’Islam ha dei seri problemi con la mentalità liberale occidentale e con il rispetto dei diritti umani, e l’Occidente, come ogni superpotenza, ha dei seri problemi a rispettare la sovranità delle nazioni più piccole.
Paradossalmente, l’atteggiamento della sinistra di difesa dell’Islam è il più deleterio possibile in un processo simile. Dato che tutti i maggiori canali di informazione sono sotto il controllo più o meno forte della mentalità liberale, criticare l’Islam si è fatto sempre più difficile; il risentimento della destra cresce sotto le braci e i populisti diventano sempre più forti (complice, in questo, anche la Russia, che dalla destabilizzazione dell’Occidente ha solo da guadagnare; ci sono legami fra Putin e Trump, Front National, Alba Dorata e Lega Nord). Ora questi populisti sono a tanto così dall’arrivare alle stanze dei bottoni; quanto ancora vogliono tirare la corda, i liberali, prima di rendersi conto che mettere a tacere il dissenso con boicottaggi, accuse di islamofobia e isteria collettiva è una strategia controproducente? Difendendo l’Islam a spada tratta blocchiamo (da liberale, questi rimproveri li rivolgo a me stesso prima che a tutti gli altri) un processo di critica costruttiva di cui tutti quanti abbiamo bisogno per appianare le divergenze. I problemi ci sono, bisogna riconoscerli e risolverli, da entrambe le parti; ignorandoli diventeranno sempre più grossi e distruggeranno quel processo di integrazione a cui puntiamo.
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