Prima di dire qualsiasi cosa sulle onde elettromagnetiche in particolare, è opportuno dare una definizione di quello di cui andremo a parlare: il principio di precauzione; e ho scelto quella data di un sito dell’Unione Europea che offre la consultazione dei disegni di legge dell’UE e ne pubblica la gazzetta ufficiale:
Il principio di precauzione permette di reagire rapidamente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana, animale o vegetale, ovvero per la protezione dell’ambiente. Infatti, nel caso in cui i dati scientifici non consentano una valutazione completa del rischio, il ricorso a questo principio consente, ad esempio, di impedire la distribuzione dei prodotti che possano essere pericolosi ovvero di ritirare tali prodotti dal mercato.
[…]
Il ricorso al principio di precauzione è pertanto giustificato solo quando riunisce tre condizioni, ossia:
Appare dunque chiaro che non sia un principio campato in aria, ma anzi, un ottimo strumento per prevenire avvelenamenti di massa, e che forse in passato, se applicato in tempo, avrebbe potuto prevenire certi disastri, dall’Eternit al riscaldamento globale.
Passando all’attualità, possiamo osservare come il neoeletto sindaco di Torino, Chiara Appendino, abbia già invocato alcune volte questo principio dalla sua candidatura, e in particolare le due volte in cui ha suscitato più scalpore, ovvero quando si è parlato di connettività mobile e di dieta vegana, come si può vedere anche sul suo programma alle pagine 23 e 26.
A tale proposito seguiremo tutti i principi di precauzione relativi alle onde generate da ogni impianto di emissione, ancor di più se queste apparecchiature si trovano all’interno di edifici scolastici. Chiederemo, in concerto con le altre amministrazioni pubbliche, di ridurre il tempo e/o la quantità delle emissioni in modo che sia garantita la connettività per lo stretto necessario. Inoltre monitoreremo e saremo attenti in modo costante agli sviluppi degli studi in ambito medicoscientifico in merito, perché abbiamo a cuore la salute, l’ambiente ma anche lo sviluppo dei sistemi di connessione alla rete.
In questo stralcio si ritiene necessario ridurre al minimo possibile le emissioni di onde elettromagnetiche come precauzione per la tutela della salute.
Partiamo dal fatto che è scientificamente impossibile dimostrare che qualcosa non esista, in quanto la prova dell’assenza di qualcosa può sempre essere confusa con l’assenza di prove, basti pensare che la IARC (International Agency for Research on Cancer), impegnata a classificare gli agenti cancerogeni in 4 categorie[1], non ha come categoria di minor rischio “non cancerogeno” ma “probabilmente non cancerogeno”.
È quindi evidente che un utilizzo indiscriminato del principio di precauzione porterebbe a vietare qualsiasi cosa.
Tornando al wi-fi e alla connettività mobile, occorre innanzitutto una breve spiegazione riguardo le onde elettromagnetiche: in relazione alla medicina possono essere suddivise secondo due categorie: ionizzanti e non ionizzanti, penetranti e non penetranti. La prima categoria individua le onde più dannose per la salute, in quanto le radiazioni ionizzanti sono capaci di strappare elettroni a molecole quali il DNA e dunque indurre la nascita di tumori, ma questo adesso non ci riguarda, visto che queste sono solo onde ad altissima frequenza quali i raggi X o i raggi gamma. La penetranza invece è l’argomento in questione, in quanto discrimina ciò che ci può danneggiare da ciò che non può farlo: tutte le radiazioni, infatti, sono capaci di riscaldare materiali. L’esempio più lampante è il forno a microonde, ma il modo in cui esse ci danneggiano dipende molto dalla capacità di queste radiazioni di penetrare all’interno del nostro organismo: questa è una qualità intrinseca alla radiazione stessa, ma gli effetti della penetrazione dipendono anche dalla “quantità” di radiazione e dunque dalla potenza con cui viene emessa, oltre che dalla distanza dalla fonte (l’aumento distanza diminuisce l’intensità del campo elettromagnetico in maniera quadratica, quindi anche pochi metri possono fare la differenza).
Le radiazioni di cui stiamo parlando sono le onde radio e le microonde, e visto che la penetranza di un’onda è minima intorno allo spettro della luce visibile (soprattutto infrarossi[2]), e massima allontanandosi da essa, stiamo parlando di radiazioni con capacità di penetrazione modesta: una nostra mano infatti è capace di bloccare la luce visibile, ma non il segnale di una radio, una microonda invece, come ci insegna il cibo cotto nell’omonimo forno non riesce sempre a raggiungere con la stessa efficacia il centro di una pietanza (ovviamente per i cellulari il discorso non è esattamente lo stesso, ma possiamo dire che vi si avvicini).
Detto questo, la teoria più accreditata, e anche secondo cui le onde elettromagnetiche sono pericolose (ci si riferisce principalmente al causare tumori) riguarda le HSPs, le Heat Shock Proteins, che, stando ad alcuni studi[3], inibirebbero la proteina p53: questa proteina è una delle più importanti nel difendere le nostre cellule dalla trasformazione in tumore, e una sua inibizione avrebbe conseguenze disastrose. Inoltre come dice il nome stesso, le HSP sono prodotte in risposta a bruschi sbalzi di temperatura per mettersi a protezione delle altre proteine cellulari, quindi il meccanismo principale per cui le radiofrequenze causino tumore consta principalmente di:
Però, per quanto questa teoria sia scientificamente sensata, ha una grossissima falla: non è supportata da dati epidemiologici.
Normalmente l’epidemiologia fornisce una base per iniziare a studiare un fenomeno, ma da sola non è sufficiente a dimostrarne l’esistenza, perché limitata all’osservazione e facilmente prona a errori sistematici. D’altro canto il dato epidemiologico è necessario per dimostrare qualcosa: se gli obesi avessero lo stesso rischio di avere un infarto del resto della popolazione non avrebbe senso parlare di rischio aumentato, neanche di fronte ottime ipotesi su come ciò potesse accadere.
Il che è più o meno quello che succede in questo caso: sebbene dal punto di vista teorico il legame tra onde elettromagnetiche e tumori sembri corretto, i dati per supportare queste teorie sono estremamente scarsi. Infatti due enormi studi, uno in cui sono state seguite un milione di donne degli UK[4] e uno in cui è stata seguita l’intera popolazione danese[5] (dividendola in quattro gruppi in base a pagamento/non pagamento di gestori di telefonia mobile e a diagnosi/non diagnosi di cancro), hanno dimostrato la prova dell’assenza di questo legame (nonostante, come detto prima, qualcuno potrebbe ribattere che questa prova dell’assenza sia solo un’assenza di prove), mentre in generale, gli studi in favore del rapporto cellulare-cancro siano nella quasi totalità piccoli studi retrospettivi, ovvero in cui si chiede ai malati di cancro se abbiano o non abbiano usato eccessivamente il cellulare. Questi ultimi studi, però, hanno il grande svantaggio di poter incappare nel “recall bias”, ovvero il ricordare di aver esagerato con qualcosa per potergli attribuire la colpa della situazione attuale.
Per il wifi e le antenne cellulari il discorso sarebbe lo stesso, non fosse che questi oggetti non vengono appoggiati sulla nostra testa ma si trovano a qualche metro di distanza, quindi, sebbene la quantità di radiazioni emesse sia molto maggiore di quella di un cellulare, la quantità di energia ricevuta è molto minore. Un ipotetico modem wi-fi da 50W (quindi un modem incredibilmente potente, quasi un forno a microonde) posto a circa un metro da noi distribuirebbe sul metro quadrato di pelle che gli esponiamo standoci di fronte appena 4W di potenza, che diventerebbe uno solo a 2 metri: insomma già una quantità inferiore a quella emessa da un cellulare.
Dato che la comunità scientifica sull’argomento è quasi unanime, non ha molto senso invocare il principio di precauzione su un argomento simile: se è vero che le onde a bassa frequenza sono ancora nella categoria “possibile cancerogeno” della IARC, è anche vero che tra i “probabilmente non cancerogeno” figura un solo elemento[6] in quanto tutti gli altri necessitano di ulteriore ricerca, visti i rigidissimi standard dell’agenzia.
Perciò va bene invocare il principio di precauzione, per tutelare sempre la salute dei cittadini, ma facendolo in modo così indiscriminato si dovrebbe chiedere una stretta pure sulle gite al mare, in quanto la luce solare, emettendo radiazioni UV, è addirittura in classe 1[7], ovvero sicuramente cancerogena! È ovvio che la soluzione migliore sia l’uso di precauzione personale, come nel caso del Sole si indica l’uso di crema solare.
Insomma, se proprio temete per la vostra salute fate bene a non poggiare il telefono alla testa per periodi eccessivamente lunghi, magari preferendo l’uso degli auricolari, ma non c’è assolutamente bisogno che questa diventi una regola limitante le vostre vite, e lo stesso vale per le reti Wifi e per i ripetitori cellulari: finché nessuno ve ne installerà uno a pochi centimetri dalla faccia potete dormire sonni tranquilli, e godervi tutti i gattini che riuscite a trovare su internet!
Per approfondire, qui c’è l’opinione dell’ Organizzazione Mondiale per la Sanità, che di nuovo suggerisce di fare studi più approfonditi sulla questione, sebbene le evidenze attuali sembrano puntare in favore della non correlazione fra onde elettromagnetiche e tumori.
Vengo da Prato, classe 1994, studio medicina a Firenze e scrivo articoli più per senso civico che per amore per la scrittura. Sono sempre stato appassionato di scienze, dall'astronomia alla zoologia, ma come lascia intendere la mia "carriera" sono particolarmente affascinato dall'ambito medico-biologico, e vista la pessima informazione in questo senso che viene fatta in Italia, mi sembra doveroso cercare di riportare il più fedelmente possibile le scoperte più recenti, o spiegare perché certe teorie che girano su internet siano poco più che truffe. Per il resto ho il pallino dei giochi di ruolo (da tavolo e videogiochi) e dei dank memes ma mi diverto anche a pasticciare in cucina.
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Vengo da Prato, classe 1994, studio medicina a Firenze e scrivo articoli più per senso civico che per amore per la scrittura. Sono sempre stato appassionato di scienze, dall'astronomia alla zoologia, ma come lascia intendere la mia "carriera" sono particolarmente affascinato dall'ambito medico-biologico, e vista la pessima informazione in questo senso che viene fatta in Italia, mi sembra doveroso cercare di riportare il più fedelmente possibile le scoperte più recenti, o spiegare perché certe teorie che girano su internet siano poco più che truffe. Per il resto ho il pallino dei giochi di ruolo (da tavolo e videogiochi) e dei dank memes ma mi diverto anche a pasticciare in cucina.
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