I Twenty One Pilots hanno spiccato nella stagione primaverile dei passaggi in radio con il loro singolo Stressed Out, raggiungendo in pochissimo tempo una buona popolarità. Il duo alternative pop di Columbus, Ohio, ha stregato tutti con una traccia pop intrisa di nostalgia e malinconia, che ha portato i due ragazzi al primo posto di numerose classifiche mondiali.
Ma di certo la band, composta da Tyler Joseph (voce, piano, e vari altri strumenti all’occorrenza) e Josh Dun (batteria e percussioni) non ha intenzione di fermarsi qui: la coppia ha da poco rilasciato un singolo per il nuovo film della Warner Bros. “Suicide Squad”, intitolato Heathens, che è stato accolto molto bene dal pubblico. Ad inizio di Luglio 2016 infatti, Joseph e Dun sono entrati nella storia per essere stato il primo gruppo in grado di occupare contemporaneamente le prime tre posizioni nella classifica Billboard Hot Rock Songs; due di queste sono occupate dalle canzoni sopra citate, la terza invece è occupata da Ride, estratta dallo stesso album di Stressed Out,che si stava godendo per la terza settimana di fila la posizione numero 1 nella suddetta classifica.
Cosa sta succedendo quindi? Una semplice fiammata di popolarità mainstream destinata ad estinguersi, o la genesi di una band destinata a scrivere un pezzo di storia della musica? Probabilmente questo successo non è frutto del caso, è forse anzi la giusta ricompensa per anni di scrittura e perfezionamento dei brani.
Tutto comincia nel 2009, quando Tyler Joseph forma i Twenty One Pilots con due amici delle scuole superiori, Nick Thomas e Chris Salih. Il trio si crea un buon seguito nello stato e in tutto il midwest, grazie ad esibizioni piene di energia e al loro primo album autoprodotto, dal titolo omonimo, che presenta da subito un sound ben definito e che diventerà quasi canonico per le produzioni successive della band.
Melodie di tastiere vengono accompagnate da groove che non lasciano spazio a virtuosismi (se non qualche variazione) ma risultano molto efficaci e danno una solida struttura al brano, che viene sostenuta da linee di basso che in certi frangenti risaltano in maniera quasi inaspettata. La voce di Joseph non si fa notare per potenza, quanto per il tono nasale e per le strofe eseguite con un rap veloce, preciso a livello ritmico e (soprattutto) ben scandito; in alcuni brani spunta fuori anche un ukulele. Il risultato è un misto di pop, rock e musica elettronica che può funzionare solo se c’è dietro un’idea di musica molto forte, personale e chiara come per fortuna è quella di Joseph. A volte i loro pezzi travolgono con una densità di suoni elettronici che spiazza, altre volte l’accompagnamento è molto intimo e formato solo da piano (o ukulele) e batteria, altre volte è una via di mezzo. Non è facile quindi collocare il gruppo in un genere, anche se i fan hanno concordato sulla definizione di “schizoid pop“.
Nel 2011 Thomas e Salih abbandonano il progetto di Joseph, e subentra Josh Dun alla batteria, per formare i Twenty One Pilots così come li conosciamo oggi. Alla fine dello stesso anno esce il secondo album autoprodotto della band, Regional at Best. Nel frattempo il duo incontra una notorietà sempre maggiore e, dopo numerose offerte da parte delle case discografiche, nel 2012 decide di affiliarsi alla Fueled by Ramen, sotto-etichetta della Atlantic Records. Con alle loro spalle il famoso produttore Greg Wells (Adele, Aerosmith, OneRepublic), Joseph e Dun pubblicano il primo album sotto la nuova etichetta con il titolo Vessel; l’album contiene diversi pezzi di Regional at Best rimasterizzati e nuovi brani originali. Da questo vengono estratti i singoli Holding Out to You e Car Radio, che trovano discreta popolarità negli States. Il singolo Guns for Hands viene invece fatto uscire in esclusiva per il Giappone, dove la band ha un inusuale successo.
La consacrazione definitiva è arrivata a cavallo tra quest’anno e quello scorso, con quello che di fatto è stato il primo album prodotto interamente sotto la Fueled by Ramen, ovvero Blurryface. È notevole la differenza e la cura della nuova produzione, ma è rincuorante il fatto che lo stile nella loro musica e nei loro versi, che trattano sempre temi cari alla generazione Y (incertezza del futuro, scontro con la cruda realtà, solitudine e disillusione), sia rimasto intatto. Tutto quello che ci possiamo augurare, insomma, è che il duo rimanga sempre attaccato alle genuine idee che l’hanno portato a questo punto della carriera, e produca qualcosa di importante per la scena musicale moderna.
Nato a Messina, vive a Torino per motivi di studio. Gli piace parlare di musica, scienza e letteratura, riuscendo nell'impresa di essere mediocre in tutti e tre i campi.
Nato a Messina, vive a Torino per motivi di studio. Gli piace parlare di musica, scienza e letteratura, riuscendo nell'impresa di essere mediocre in tutti e tre i campi.
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