Mi sento piuttosto d’accordo con chi dice che nel campo della comunicazione non può valere il detto “tra due mali è meglio scegliere il minore”, per cui è giusto dare addosso a Report se la qualità delle informazioni, pur rimanendo estremamente migliore di quella di Studio Aperto, è venuta col tempo a deteriorarsi. D’altro canto questo non può riqualificare il male estremo del giornalismo, soprattutto quando gente come Sallusti, imperterrita, continua a dire stupidaggini colossali. L’ultimo esempio riguarda appunto la critica feroce rivolta alla Gabanelli riguardo all’argomento che sta dividendo la piazza negli ultimi due giorni, ovvero il servizio su Moncler. Dice Sallusti: “Siamo fautori del giornalismo d’inchiesta […] Ma sappiamo bene quanto delicato sia questo genere: una somma di fatti veri non necessariamente portano alla verità“. Insomma, facendola breve, Sallusti non dichiara che Report abbia detto cose false (tant’è che per ora nessuno, nemmeno la stessa Moncler, è riuscito a smentirle con argomentazioni provate), ma che abbia manipolato la verità omettendo altri fatti che avrebbero cambiato il risultato percepito ai telespettatori. Bene, d’accordo, è vero, è effettivamente uno dei problemi principali della trasmissione. Peccato che poi Sallusti cominci uno sproloqui in cui difende a spada tratta la casa dei piumini, giungendo a dire il falso: “Ieri Moncler in Borsa ha perso fino al 5 per cento, bruciando 140 milioni del suo capitale.”. Sta cominciando a diventare fastidioso dover ripetere che in Borsa le società non bruciano nemmeno un centesimo del loro capitale, raccolto in sede di fondazione prima e di quotazione poi. I veri danneggiati sono piuttosto gli azionisti, sia quelli di maggioranza sia il piccolo risparmiatore, i quali però non subiranno alcuna perdita effettiva fin quando non verrà disinvestito il pacchetto azionario. Ma lo ammetto, non è onestamente corretto sottovalutare una perdita, per quanto potenziale, e forse dovremmo maledire Report per aver influenzato negativamente le quotazioni. Ma Report ha veramente influenzato i corsi azionari di Moncler nella giornata di ieri? Onestamente non potremo mai dirlo (a maggior ragione visto che contestualmente BNP Paribas ha confermato l’underperform della società). Però forse vale la pena dare un’occhiata alle performance di Moncler da quando si è quotata, un anno fa. Partiamo dalle fluttuazioni più recenti e proseguiamo andando indietro nel tempo. Questo è il grafico degli ultimi cinque giorni: Quella crepa degna di una zolla tettonica è il presunto effetto Gabanelli. Osservate come interrompa un andamento sinusoidale: il valore all’apertura era pari a quanto registrato a metà della settimana prima. Andiamo avanti con la sintesi dell’utlimo mese. A inizio ottobre il titolo ha affrontato un crollo anche peggiore rispetto a quello che sta registrando ora. Ma contestualizziamolo: le tensioni sulla Grecia avevano fatto crollare pesantemente tutti gli indici mondiali. Ok, avanti con gli ultimi tre mesi: Oh-oh! Le nuove collezioni autunno-inverno devono aver fatto un po’ cagare a giudicare dalla discesa lunga un mese intero. Forse che Report ha mandato in onda un’intera stagione settimanale intitolata The Moncler Dead? Facciamo senza indugi un balzo e guardiamo le performance del titolo da quando è stata quotato, circa un anno fa. Per un attimo ho temuto di aver caricato il grafico della mia attenzione durante un monologo di Enrico Ghezzi. E invece è la fenomenale performance di Moncler, che dopo un balzo in alto piuttosto comune per titoli dal fresco ingresso è lentamente planata come una piuma. Mi direte: “Vabbè Dan, tanti altri han fatto male nel 2014”. Vero, e allora facciamo un confronto con le società di moda quotate con fatturato 2013 più vicino (Geox, Brunello Cucinelli, Tod’s e Aeffe). Ci aggiungiamo pure l’indice FTSE MIB, e crepi l’avarizia. Peggio di Moncler solo Tod’s e Brunello. Da quando si è presentata in Piazza Affari, Moncler ha generato una perdita potenziale per circa il 20%. E’ tantissimo, pur in un contesto (quello del FTSE MIB) che non ha quasi generato valore nell’anno (non chiedetemi di Aeffe perché quella linea rossa costantemente in salita è qualcosa di spaventoso e probabilmente soprannaturale). Non credo che BNP abbia guardato la Gabanelli per giudicare il titolo come underperform: probabilmente si è limitato a guardare il rapporto P/E, fisso a 28 e confrontarlo con quanto dice Wikipedia: “A company whose shares have a very high p/E (that is, >25) may have high expected future growth in earnings, or in this year’s earnings may be considered expectionally low, or the stock may be the subject of a speculative bubble”. Forse che Moncler ha dei problemi ben più gravi di Milena Gabanelli? Direi di sì. Forse che la società vive in un contesto difficile, in un Paese di merda? Sicuramente sì. Forse che Sallusti debba rinunciare a scrivere puttanate? Certamente si.
Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
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Per quelli che la partita doppia è andare allo stadio ubriachi. Prendo un libro o un giornale di economia, lo apro a caso, leggo e – qualche volta – capisco l'argomento, infine lo derido. Prima era il mio metodo di studio, adesso ci scrivo articoli. Sono Dan Marinos, e per paura che mi ritirino la laurea mantengo l’anonimato.
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