Miei piccoli sparuti lettori,
due settimane fa abbiamo parlato dei sintomi poco conosciuti del rincoglionimento patologico.
Oggi vorrei invece darvi qualche dritta per interagire nel migliore dei modi coi vostri cari vecchietti spanati: perché sì, lo so che fate i duri, ma in fondo volete loro bene, non fosse altro perché avendo l’Alzheimer è facile che si dimentichino di avervi già dato la mancia e tenderanno a ripetere quest’azione più volte se sarete carini con loro.
Dunque, va detto che a seconda della gravità della malattia i sintomi psichiatrici e comportamentali possono essere, come abbiamo già descritto, i più disparati.
Nel caso di allucinazioni o deliri (come per lo zio di Antona che è convinto di avere l’allevamento di polli in salotto) è controproducente sgridare l’anziano e negare quello che lui vede: in questo caso si andrebbe a generare ulteriore frustrazione con conseguente malumore ed eventuale aggressività. Se il nonnetto è andato in fissa con qualcosa che faceva nel passato, potrebbe giovargli il fare assieme quella cosa che gli piaceva tanto (ok, magari se rimembra i tempi in cui faceva orge coi babbuini nella guerra d’Africa lasciate perdere). Ad esempio portatelo in campagna e fatevi insegnare qualcosa, perchè di solito i ricordi più antichi (come il proprio lavoro o i propri passatempi preferiti) sono le ultime cose che se ne vanno.
L’aggressività verbale e fisica possono essere arginate in molti modi. Ad esempio, non fate come in questo video in cui l’operatrice ha evidentemente lasciato a portata di mano della vecchiarda assassina un’arma impropria come un appendiabiti. Inoltre, noterete anche che il linguaggio del corpo della furbissima infermiera è totalmente cannato: parla alla vecchia in posizione di dominazione (in piedi e col ditino odioso che la redarguisce). Ora, immaginate di essere una vecchia che non capisce un cazzo e avete davanti una cretina che vi sgrida: non la picchiereste anche voi? Le regole sono: per ammansire il vecchio inacidito usate sempre un tono di voce dolce e condiscendente e una postura di vicinanza e sottomissione: ad esempio, se come in questo caso è seduto, abbassatevi sulle ginocchia in modo da avere il suo viso di fronte o addirittura sopra il vostro. Dovete capire infatti che il vecchio rinco molto probabilmente fa più caso a come dite una cosa piuttosto che al contenuto di ciò che gli state dicendo, anche perché è altamente probabile che non stia capendo una banana di quello che dite.
Anche la psicologia ambientale viene in nostro aiuto. Ovvero, è utile adeguare l’ambiente alle esigenze e alle capacità rimaste del nonnetto. Invece di sgridarlo se tocca o usa qualcosa che non deve, nascondete i beni preziosi (li potrebbe regalare al primo testimone di Geova che suona il campanello) e gli oggetti contundenti (che potrebbe scagliarvi sulla fazza alla prima discussione). Nel caso dei vecchietti che hanno la tendenza a prendere ed aprire porte che non devono aprire (come quella del video) potrebbe essere utile nascondere la porta dietro una tenda o dipingerla del colore della parete in modo che si “mimetizzi” e l’anziano non abbia la tentazione di aprirla ogni trenta secondi con consueto smaronamento di coloro che li devono accudire. Evitate inoltre la luce e i rumori forti che potrebbero infastidrlo senza che lui se ne renda conto apertamente: la fotofobia è una patologia molto diffusa tra i vecchi.
Ci sono inoltre alcuni esercizi che potete fare coi vostri nonni per mantenere attivo quel che rimane nel loro cervello spappolato dalle matasse neurofibrillari: ad esempio, provate a cucinare assieme a loro o a fare qualche lavoretto manuale che a loro piace (lavorare a maglia, bricolage, tosare le pecore -questa sempre per lo zio di Antona-): se vedete che sono ancora autonomi lasciateli fare anche da soli così se ne stanno un po’ buoni e non vi scassano la minchia con le loro continue domande e con le loro azioni ripetitive. Altrimenti, dite alla badante che la pagate per mantenere attivo il cervello di vostro nonno e spiegatele che, invece di passare il pomeriggio a guardare la D’Urso, deve tenerlo occupato in qualche modo, ma sempre rigorosamente con cose che al nonnetto piacciono. Lo scopo è duplice: mantenere attive le sue sinapsi rimanenti e migliorare il suo umore, se il vecio è contento sarà anche meno fastidioso e aggressivo.
Un’altra cosa che si può fare anche a casa è la cosiddetta terapia della reminiscenza: procuratevi vecchi dischi, vecchie fotografie, scaricatevi i film dei suoi tempi e quando andate a trovarlo cercate di ricordare assieme a lui le parole delle canzoni, guardate e commentate i film con lui, fatevi spiegare chi c’è nelle foto che avete riesumato in mezzo alla naftalina del suo armadio. Questo è un ottimo esercizio per mantenere attiva la memoria degli eventi passati, ma anche per migliorare l’umore del vecchio cagacazzo.
Non ultimo, non dimenticate di utilizzare la terapia di orientamento alla realtà: munitevi di calendari coi numeri enormi, sveglie, timer, bigliettini, post-it per i numeri di telefono, poster con gli orari della giornata, e soprattutto di pazienza. Spiegate sempre al vecchio che ore sono, cosa state facendo assieme, orientando la sua attenzione agli oggetti (“vedi l’arancia che adesso mangiamo, di che colore è? Se la tocchi come la senti? Che sapore ha?”), al tempo fuori dalla finestra (“è mattina, è sera, stiamo per cenare, ci siamo appena svegliati” etc): questi accorgimenti diminuiscono il disorientamento del vecchio e suoi conseguenti svarioni di umore e di aggressività e, come sopra, mantengono attive le risorse cognitive residue rallentando l’avanzare della malattia.
Ricordatevi che tutte queste cose non hanno il solo scopo di far bene al vecchio ma anche di far del bene a voi stessi: se lui sarà di buon umore anche la vostra vita ne trarrà giovamento perché sarete meno stressati (ANZI, SDJESSATI).
E ora andate pure a giocare coi neuroni dei vostri progenitori, e non dimenticate che un giorno la dentiera in quel bicchiere sarà la vostra.
Cordiali saluti
Prof. Oliver Sucks
Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
Il Dr Oliver Sucks nasce numerosissimi anni fa in un paesino imprecisato del Uaiòming. Dopo un’infanzia e un’adolescenza assolutamente mediocri, si iscrive al corso di Psicologia e Neuroscienze della scuola Radioelettra di Torino e si laurea col massimo dei voti. Consegue poi un dottorato in Neurotuttologia alla CEPU e infine corona il suo sogno scientifico diventando emerito professore di Cognitive Neuroscience alla Fave University. Da qualche tempo, nei momenti liberi tra un simposio, una conferenza e una frustata ai suoi dottorandi, si dedica alla divulgazione di argomenti neuroscientifici per voi giovani topini da laboratorio di IMDI. E’ anche un accanito fan degli Elio e le Storie Tese, nel caso non ve ne foste già accorti. http://www.facebook.com/ilDottorSax
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