(Marchetta: questo articolo, rivisto e corretto, fa parte del mio ebook nostalgico-demenziale”Anni ’90 – Dagli 883 a Carmageddon”. Se vi interessa, lo trovate a 0.99€ su tutti gli store di ebook).
Anche se magari oggi fai il figo con gruppi indie sentiti nominare da 3 persone al mondo e citi Sartre e Baudelaire al pub, io lo so che c’è stato un periodo che ascoltavi solo gruppi demenziali. Può anche essere che quel periodo non sia mai finito, anche se hai smesso di vantartene con i tuoi coetanei quando hai capito che con i video di Richard Benson non si tromba.
La diffusione in massa di internet dipende da tre esigenze che il web riesce a soddisfare meglio degli altri media: quella che avete già capito da soli, la socialità per mezzo di interessi specifici e il gusto per le cazzate. In questo articolo parleremo più che altro della diffusione di quest’ultima esigenza prima di internet, e quindi in particolar modo negli anni ’90.
Premessa: il gusto per il demenziale e lo sputtanamento è tipico della cultura occidentale fin dai suoi primordi: basti pensare al Petronio del Satyricon, a Cecco Angiolieri e a chissà quanti altri artisti che non sono sopravvissuti al canone della cultura alta ma che hanno sempre goduto di grande diffusione popolare. Dagli anni ’70 in poi iniziano a essere sempre più comuni gli umoristi che si guadagnano un nome anche fuori dalla cultura popolare “bassa”, come i Monty Python, Frank Zappa, Mel Brooks o gli autori della saga di Monkey Island (che ovviamente meriterà un capitolo a parte). Gli anni ’90, come al solito, non inventano nulla. Però si basano su esempi preesistenti per dare vita a una sottocultura del demenziale particolarmente pregnante. E’ anche il caso di una nicchia della musica italiana.
Elio e le Storie Tese.
Ok, il complessino meriterebbe un post tutto per sé, e la definizione di “gruppo demenziale” gli sta un po’ stretta. Non voglio parlare dell’evoluzione della loro musica negli ultimi anni, perché non si finirebbe più. Diciamo che a me son sempre piaciuti molto e piacciono molto tuttora, è da ammirare come si siano sempre destreggiati al limite tra la cultura e i canali di diffusione “convenzionali” e la nicchia dissacrante e commercialmente poco proficua dei cazzoni a cui piacciono le canzoni con le parolacce. E’ d’altro canto innegabile che gli Elii delle origini (anni ’80) e per molti versi anche quelli del loro successo commerciale nei ’90 fossero più sboccati e ammiccanti a tematiche controverse rispetto a quelli del Bunga Bunga e dei video satirici che vengono puntualmente linkati da repubblica.it. Visto l’ineluttabile invecchiamento dei membri della band e del loro pubblico di riferimento, è inevitabile che col tempo si passi sempre più da un umorismo ancora vicino al “cazzommerdaffiga” a garbati ammiccamenti e travestimenti spiritosi. Le volgarità proferite dal Mangoni Nazionale in “Supergiovane”, o ancora meglio i malcelati tributi priapistici di “Burattino senza fichi” alludono alla spontaneità e al garbo di dire parolacce, sì, ma con un certo stile. In questo senso è esemplificativa “La ditta”, che penso sia l’unico brano jazzeggiante che parli della piccola e media impresa italiana con un attacco del calibro di “Mangio merda di cane frammista alla merda di alcune puttane”. Del resto, nel motto finale dell’epica “Cateto”, il complessino ci insegna che “la merda non è così brutta come la si dipinge”. E Gianni Morandi su questo non può che approvare.
GemBoy
Gruppo demenziale bolognese che conoscerete per forza e che, al contrario di quello che ci si aspetta, non è diventato famoso (solo) grazie a internet. I GemBoy, oltre all’uso e all’abuso di lemmi troppo trasgre tipo “gnocca” e “sborra”, sono diventati celebri per la vicinanza culturale con il mondo dei cartoni animati degli anni ’80 e ’90 e, nel dettaglio, per la storpiatura delle sigle dei cartoni. Bene, chi è che in piazzetta non faceva il bullo modificando le garbate e suadenti strofe di Cristina d’Avena con le peggiori aberrazioni? Eh, sì, con “Orgiacartoon” i Gemboy non hanno inventato un cazzo, ma hanno avuto il merito di far colpo nell’immaginario comune del bimbo dei ’90. Un operazione “dal basso”, diciamo. Prendendo per il culo i vari idoli dei ’90 come Jovanotti, Paola e Chiara o i Lunapop con storpiature e dissacranti reinterpretazioni non hanno fatto altro che incarnare la voce di molti loro contemporanei, che a quel punto non potevano non amarli. Dicevamo, i Gemboy hanno magari raggiunto l’apice della loro popolarità ai tempi d’oro di Winmx e Emule, ma già ai tempi si vociferava in spogliatoio o durante la ricreazioni di quanto fossero fighe le loro canzoni VERAMENTE PIENE DI PAROLACCE, e mica qualche “cazzo” o “stronzi” buttato lì ogni tanto da Max Pezzali. Prima di Colorado Cafè, i Gemboy si ascoltavano su musicassette che si diffondevano tra gli scolari come la gonorrea nelle peggiori bettole di porto.
Prophilax
Similmente ai Gemboy, anche i Prophilax godono di una prima diffusione in forme “analogiche” con le cassettine e diventano poi mainstream (o quasi) con il download selvaggio, del quale, a loro merito, sono sempre stati sostenitori, diffondendo i loro vecchi mp3 dal loro sito. Rispetto ai loro colleghi bolognesi, il gruppo demenziale (autoproclamatisi “Porno Rock”) romano di Ceppaflex, Sbohr, Christian Ice compagnia danzante si è distinto per una cattiveria ancora maggiore nei testi, che sovrabbondano di volgarità e bassezze morali, ma pure per una certa vena compositiva più orientata al rock che alla semplice cover delle puttanate pop contemporanee. Sebbene il loro disco più “maturo” (se così si possono definire così canzoni che trattano fondamentalmente di cazzi in culo, diarrea e masturbazioni) sia “Il quinto escremento” del 2005, anche i Prophilax sono figli dei ’90, anni nei quali iniziano a diffondersi nella Capitale canzoni di indubbio valore artistico come “Alice nel paese dei cazzi”, “Cagatone Joe” e la sempiterna “Dora daccela ancora”.
E quindi? Beh, gli ultimi quindi anni, e quindi gli anni di internet, hanno goduto di una proliferazione di cazzate, parodie, ridoppiaggi, cover demenziali e puttanate di vario stampo. Grazie all’intrinseca attitudine della rete a mettere in evidenza (dopo il porno) le stronzate e la cultura “profana” in generale, ma anche grazie per il fatto che la generazione che per prima si è messa a cercare su Google (se non addirittura ancora Altervista o Yahoo) robe tipo “lady oscar pompinara” o “Richard Gere criceti nel culo” aveva dietro di sé un background già solido proprio per una certa diffusione “quasi mainstream” di questi gruppi od altri durante i nichilistici e cinici anni ’90. Vi lascio con un pilastro del demenziale anni ’90 diventato poi celebre su internet
http://www.youtube.com/watch?v=CIuFBLj7t-I
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